“Dipingo sempre con gli occhi!”
Joaquín Sorolla, lettera alla moglie Clotilde, 25 marzo 1918
Madrid. In zona tranquilla e un po’ decentrata che ancora conserva vocazione residenziale, al numero 37 del Paseo oggi dedicato al generale Martínez Campos, si trova la casa atelier dell’impressionista valenziano Joaquín Sorolla che qui ha vissuto dipingendo, l’ultima decade della sua parabola artistica.
Firmato dall’architetto Enrique Repullés y Vargas l’edificio è stato concepito per assecondare le esigenze del pittore: grandi spazi in cui dipingere e sale di rappresentanza adiacenti gli appartamenti privati dove abitava con la moglie Clotilde García del Castillo e i loro tre figli.
La struttura della casa e del giardino circostante, museo per volere degli eredi dal 1932 e sede della Fondazione Sorolla votata a promuovere l’opera dell’artista, fonde in modo eclettico elementi italiani delle ville palladiane e codici peculiari dell’architettura andalusa.
Curioso del mondo e della vita Joaquín Sorolla viaggiò molto tra Europa e Stati Uniti, appena ventenne ottenne un sussidio grazie al quale giunse a Roma per completare la sua formazione.
A Parigi entrò in contatto diretto con le Avanguardie ma mantenne sempre una propensione al Naturalismo e a quella particolare visione poi definita Luminismo in cui la luce è protagonista; ne sarà esponente di primo piano tra nomi illustri, con cui ebbe modo di confrontarsi, come gli statunitensi John Singer Sargent e James Mc Neill Whistler o lo svedese Anders Zorn.
Fino al prossimo 19 marzo il Museo Sorolla ospita l’allestimento temporaneo della mostra intitolata Sorolla en Paris con prestiti importanti dai musei di tutto il mondo – Bilbao, Valencia, Parigi, Venezia, L’Avana, New York, Philadelphia – ma soprattutto da numerose collezioni private, di opere abitualmente ‘invisibili’.
L’esposizione pone l’accento non tanto e non solo sulle influenze artistiche che l’opera di Sorolla trasse dai suoi soggiorni parigini, il primo dei quali all’età di ventitre anni durò sei mesi, quanto sulle frequentazioni dei Salon des Artistes cui partecipò fin da inizio carriera, aspirando alla fama internazionale.
Sorolla fu presente alla Biennale di Venezia e prese parte ad analoghe manifestazioni a Berlino, Monaco di Baviera e Vienna fin dal 1890 collezionando numerosi riconoscimenti, finché nel 1906 inaugurò alla Galleria Georges Petit di Parigi la sua prima mostra monografica ottenendo un grande successo.
Nel 1907 tre sue esposizioni sono allestite in Germania a Colonia, Düsseldorf e Berlino, mentre l’anno seguente un’altra personale lo porta alle Gallerie Grafton di Londra; è l’affermazione a lungo e con determinazione perseguita, che segna anche il passaggio dai temi sociali degli inizi alle sperimentazioni di luce e colore per le quali ancora oggi è celebrato.
Grande formato e un’elaborata composizione dell’immagine furono elementi utili a emergere nelle vetrine internazionali delle collettive europee, con la rappresentazione di quotidiani istanti qualunque, illuminati dalla libertà delle pennellate propria dell’Impressionismo.
Soggetti predominanti nella sua produzione diventano quei momenti di vita familiare che celebrano con semplicità da un lato, la luce fonte di bellezza del creato e dall’altra, è lecito supporre, l’importanza degli affetti per l’uomo oltre il pittore che visse un’infanzia da orfano perdendo entrambi i genitori all’età di due anni.
Tra le tele proposte da Sorolla en Paris ci accolgono subito all’ingresso: Il bacio della reliquia del 1893, prima opera proposta a un Salon parigino, La tratta delle bianche del 1895, tema sociale sulla condizione femminile che ritrae giovani prostitute addormentate in treno e Cucendo la vela del 1896, immagine imponente di grandi dimensioni, oggi al Museo Correr di Venezia e qui giunto in prestito per l’occasione.
Particolarmente interessanti anche i piccolissimi ‘appunti dipinti’ su tavolette di legno che Sorolla raccolse nelle sue prime visite giovanili alla capitale francese, nel 1885 e nel 1889.
Con la notorietà Sorolla conquista prestigio anche come ritrattista, ricchi borghesi e aristocratici – compreso il re di Spagna – si fanno imprimere sulla tela ma è soprattutto nei ritratti di amici e familiari, liberi da obblighi di committenza che l’autore può sperimentare di più.
In particolare i ritratti in interno testimoniano per costruzione dell’immagine e profondità, impostazione della luce e contrasti cromatici, atmosfera e libertà espressiva, il legame diretto con la pittura di Diego Velázquez, tanto che Sorolla fu internazionalmente salutato dalla critica come suo erede diretto.
La luce è l’elemento centrale della sua opera. Due mirabili esempi ‘estremi’ della capacità dell’artista di giocare con la luminosità sono presenti in mostra: Madre del 1900, ritratto di Clotilde accanto alla neonata Elena immerse in un bianco quasi abbagliante e Nudo di donna del 1902, in cui è celebrato l’amore sensuale per l’adorata complice e musa di tutta una vita, colta nella contemplazione di quell’anello, simbolo di un legame profondo che travalica i doveri coniugali.
L’ultima sezione della mostra presenta le opere d’ambientazione marina che furono fondamentali al successo internazionale di Sorolla, in particolare quelle realizzate nell’estate 1905 quando il pittore si trasferì con la famiglia nella piccola località di Jávea e produsse sessantacinque tele in vista della prima personale parigina dell’anno successivo.
La devozione per Diego Velázquez, la passione per le antiche stampe giapponesi, la brillantezza dei colori e le influenze della pittura nordica, unite a nuove prospettive dell’immagine mutuate dall’affermazione crescente della fotografia, sono gli elementi che Joaquín Sorolla seppe fondere insieme a creare un suo stile moderno e personale.
Sorolla en Paris è l’occasione unica di poter ammirare frammenti devoti di una vita dedicata all’arte, messaggeri di bellezza sparsi nel mondo, prima che ogni tela torni alla sua collocazione abituale.