Al Museo del Violino di Cremona è allestita, fino al 21 maggio, una mostra di storie, oltre che di Grande Storia, quella che il Museo Civico Archeologico, ha realizzato con la curatela di Nicoletta Cecchini, Elena Mariani, Marina Volonté. Infatti, “Pictura Tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona” dalla frase attribuita a Cicerone “Si poema loquens pictura est, pictura tacitum poema esse debet” (“se la poesia è una pittura parlante, la pittura dev’essere una poesia silenziosa”) declina un percorso di Grande Storia, come quella della terribile “Battaglia di Cremona” che nel ’69 dopo Cristo, l’”Anno dei quattro Imperatori”, abbandonava sulle rovine della città – come scrisse Plutarco – “una catasta di corpi che sfiora in altezza i frontoni del tetto”.

Storie, come quelle splendidamente raccontate sui muri delle ricche residenze cremonesi, dilaniate dalla violenza della battaglia e annerite dagli incendi. Testimoniate da migliaia e migliaia di frammenti riemersi, un ventennio fa, dal sottosuolo. Frammenti recuperati, catalogati, in parte restaurati e, per quanto possibile, riconnessi. A ritrovare le scene affrescate che impreziosivano le domus.
Storie, come quelle dipinte nella “Stanza di Arianna” dalla Domus del Ninfeo. I tre grandi affreschi di epoca augustea raccontano altrettanti momenti del mito cretese: prima abbandonata da Teseo dopo l’impresa dell’uccisione del Minotauro, in seguito scoperta da Dioniso addormentata sulla spiaggia dell’isola di Nasso, Arianna appare infine sposa trionfante del Dio stesso.

Basti pensare alle migliaia di frammenti di intonaco dipinto ritrovati nel 2002 – negli scavi della Domus di piazza Marconi e in quelli successivi – che, oltre a costituire un’importantissima testimonianza dell’evoluzione della pittura romana in Cisalpina dagli inizi del I secolo a.C. al 69 d.C., raccontano le tante storie della casa e le passioni dei suoi proprietari.
Da un altro scavo, in via Colletta, provengono le decorazioni della Domus dei Candelabri dorati, anch’esse testimoni di quanto fosse diffusa nelle dimore cremonesi la raffinata cultura artistica derivata dall’ellenismo. Infatti, accanto al tema di Arianna, gli affreschi cremonesi riportano a quelli del culto dei lari, il gusto per l’Egitto.
Al larario dipinto sulle pareti di questa domus sono stati affiancati in mostra preziosi bronzetti votivi provenienti dall’Archeologico di Mantova, e Lari da quello di Ostia insieme a un dipinto con identico soggetto da Pompei.

Frammenti che, dopo lunghi anni di studi, analisi e restauri, vengono restituiti nel loro significato e nella loro bellezza anche grazie ai confronti con alcuni affreschi, presenti in mostra. Come il fregio cremonese con nani e pigmei viene raffrontato a una analoga raffigurazione da Ostia, le rappresentazioni di gusto nilotico ci raccontano di come, già in epoca antica, il fascino della civiltà egizia riscuotesse ampio seguito in un ulteriore raffronto con reperti egizi concessi dall’Archeologico di Firenze.
Come gli affreschi pompeiani, concessi dal Museo Nazionale Archeologico di Napoli, propongono un confronto visivo sul Mito di Arianna, sullo stesso tema il coperchio di sarcofago proveniente dalla Villa d’Este di Tivoli e una testa rinascimentale di Arianna dormiente, da Firenze.

A conclusione del percorso la ricostruzione immersiva della Stanza di Arianna e una serie di postazioni video che documentano le vicende di scavo nella Cremona Romana e il lavoro di restauro e ricerca che sui reperti sono stati condotti dal Centro per la Conservazione e Restauro de “La Venaria Reale” e dal Laboratorio Arvedi dell’Università di Pavia.
Il naturale completamento del percorso espositivo allestito al Museo de Violino è offerto nel Museo Archeologico in San Lorenzo dove brani della vicenda romana cremonese trovano il loro completamento.