Pavia è una città piccola e ricolma di storia in quanto il suo territorio è stato da sempre un passaggio importante e facile, in pianura, di vie d’acqua e di terra, quindi un posto dove poter “parcheggiare” le merci provenienti da Genova ed anche eserciti, tanto che divenne nel periodo degli ostrogoti (483 – 533 d. C) la loro capitale per poi essere sede di lunghe guerre, mangerie, vita precaria e angherie.
Con l’arrivo dei “barbari e violenti” Longobardi entrati in Italia attraverso le Alpi Friulane nel 568 per poi conquistare gran parte del territorio italiano da Nord a Sud mettendo all’inizio a Pavia il centro del loro potere per poi passare a Lucca, allargandosi sino a Spoleto e Benevento grazie anche all’appoggio dei duchi di queste città.
Nel 774 fu conquistata da Carlo Magno per passare nel 1056 al dominio alternato degli Sforza e dei Visconti: è evidente che ogni dominazione ha lasciato in città, come succede sempre, segni evidenti e interessanti del suo passaggio ed è molto simpatico andarseli a scoprire e riconoscere girando tra le sue vie.
Ora nelle scuderie, completamente finite di restaurate, del Castello Visconteo è aperta sino al 3 dicembre 2017 la mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia difficile da mettere insieme, tanto che i preziosi pezzi sono stati imprestati anche dal Museo Archeologico di Napoli dove la mostra proseguirà dal 15 dicembre e dall’Hermitage di San Pietroburgo dove finirà il suo giro.
Questa esposizione va sicuramente vista e con l’occasione si può girare in città per scoprire Pavia ricolma di storia e visitare i resti longobardi aperti solo per questa occasione anche grazie al Touring Club Italiano.
Dai reperti trovati si capisce che questo popolo venuto dal nord aveva gusti raffinati, anche perché ha saputo assorbire quanto di buono trovava nei territori conquistati riuscendo però a mantenere le proprie caratteristiche.
Volendo suddividere in maniera educativa gli oltre 300 oggetti esposti i curatori (Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi con Ermanno Arslan, Carlo Bertelli, Caterina Giostra, Saverio Lomartire e Fabio Pagano) hanno creato otto sezioni tematiche per raccontare passo dopo passo le caratteristiche e i cambiamenti di questo popolo, oltre agli effetti portati nei territori conquistati così si constatata quanto non siano stati barbari e disumani.
E’ evidente che era un popolo di guerrieri visto che le cose più preziose per loro erano le armi (avevano importato le spade a doppia lama fino ad allora sconosciute dai romani) e il cavallo tanto da farli seppellire con i loro corpi e persino i santi (erano diventati ariani) Michele e Giorgio, i più venerati dai Longobardi, erano sempre rappresentati con le armi.
L’evoluzione artistica, che parte dalle figure e dagli animali stilizzati alle rappresentazioni più realistiche a tutto tondo, si apprezza passando da sezione a sezione.
Nella prima sezione oltre alle carte dell’Italia variamente suddivisa nel VI secolo sono esposti per la prima volta i crani molto allungati che i goti ottenevano fasciando apposta le teste dei bambini piccoli.
La seconda sezione è dedicata agli aspetti religiosi mettendo in evidenza malgrado la conversione all’arianesimo e al cattolicesimo le loro tradizioni pagane molto evidenti nelle sepolture dove, oltre alle cose più importanti per il morto, si trovano anche derrate alimentari. Ci sono poi le sezioni che si occupano dell’economia e delle monete spesso considerate oggetti tanto preziosi e belli da essere usati come decoro di anelli e collane.
Arianesimo e cattolicesimo con le loro conseguenze sono stati il fulcro di regimi e tradizioni diversi e sono l’argomento della sezione 4, mentre la 5 si occupa di epigrafi e scritture che caratterizzavano gli edifici longobardi, ormai quasi completamente scomparsi o modificati rendendoli eleganti grazie alla ricchezza del decoro.
Passo dopo passo si arriva ai codici manoscritti, una vera rarità visto che nel popolo Longobardo prevaleva di gran lunga la tradizione di trasmettere oralmente tutto.
Tantissime sono le manifestazioni collaterali organizzate per meglio penetrare lo spirito dei Longobardi e la loro cultura, dalle visite guidate gratuite alle loro cripte alla scoperta di come erano considerate le donne, ai laboratori didattici (tutto il programma basta consultare il sito ufficiale), non resta che augurare a chi va a Pavia di riuscire a conoscere più a fondo i Longobardi.
Accompagna l’evento espositivo un eccellente catalogo edito da Skira.
Dettagli
Didascalie immagini
Allestimento di alcune sale della mostra
Longobardi. Un popolo che cambia la storia
foto: © Osvaldo Di Pietrantonio
IN COPERTINA
Un particolare dell'allestimento
foto: © Osvaldo Di Pietrantonio
Orari:
da martedì a domenica
dalle 10 alle 18
lunedì dalle 10 alle 13
(solo visite organizzate dal Museo).
La biglietteria chiude 45 minuti prima della chiusura.
Ultimo ingresso per i gruppi prenotati: ore 16.40.
Dove e quando
Evento: Longobardi. Un popolo che cambia la storia
Indirizzo:
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Fino al: 20171203