Alle Scuderie del Castello Sforzesco di Vigevano prosegue, fino al 4 dicembre 2023, l’esposizione completa della collezione raccolta da Antonio Strada (1904 / 1968) – custodita fino al 2021 nel Castello di Scaldasole, dimora di famiglia – recentemente acquisita dal Ministero della Cultura e da questo affidata al Museo archeologico nazionale della Lomellina per garantirne la conservazione unitaria, lo studio e l’esposizione al pubblico.
Un affondo importante sulla storia del collezionismo privato in una raccolta costituita da duecentosessanta oggetti appartenenti a un arco cronologico che va dalla preistoria all’età rinascimentale, ma particolarmente ricca in relazione all’età della romanizzazione della Lomellina (II – I secolo a.C.) e alla prima epoca imperiale (I – II secolo d.C.).
Per la maggior parte rinvenute a seguito di lavori agricoli, sono testimonianze che quasi certamente provengono da corredi funerari e il loro stato di conservazione è in molti casi eccellente. Si va dalle ceramiche di uso comune, alle terrecotte figurate, agli oggetti d’ornamento, agli utensili di metallo.
Inoltre, tra i vetri spicca un pezzo eccezionale nella produzione vetraria del primo secolo dopo Cristo: una coppa in vetro verde chiaro, con decorazioni a girali d’acanto e tralci di vite, unico esemplare integro tra i pochissimi a noi noti, cinque in tutto, del maestro vetraio Aristeas. Una meraviglia di fattura mediorientale destinata ad una famiglia facoltosa e di rango. Invece, tra i vetri, materiale distintivo della collezione, vanno citate, per integrità e qualità, anche la pisside in vetro blu e l’anforetta porpora con decorazione piumata in bianco.
Emanuela Daffra, direttore regionale Musei della Lombardia, ha sottolineato: «Questa esposizione completa è, insieme, il passaggio intermedio di un percorso e l’apice ‘pubblico’ della collezione. Dopo l’anteprima, che ha immediatamente offerto ai nostri visitatori i reperti più importanti ed integri, questa mostra è voluta per permettere a studiosi e appassionati di conoscere la totalità dei pezzi, tutti restaurati per l’occasione».
Il direttore regionale Musei della Lombardia ha poi proseguito spiegando come tutti i reperti della Collezione sono esposti in un’unica sala caratterizzata, anche dal punto di vista grafico e visivo, rispetto agli altri spazi museali. L’allestimento è stato concepito in modo da enfatizzare i pezzi più importanti, gli altri reperti sono stati raggruppati per tipologie mentre i pannelli guidano il visitatore evidenziando non solo la sequenza di lettura dei reperti, ma anche le reciproche connessioni con il resto della collezione museale.
Un arricchimento del patrimonio collettivo e della storia del territorio di una durata espositiva di dieci mesi con una ricca serie di attività per pubblici diversi; al termine della mostra è previsto – con cognizione di causa e gli elementi acquisiti – che i nuclei più significativi confluiscano nell’esposizione permanente del museo imponendone una rilettura, a testimonianza di come, il patrimonio archeologico, non sia immobile.