La prima pubblicazione di Pierluigi Panza su Giovan Battista Piranesi risale al 1991, mentre nel 1998 il suo Piranesi architetto fece luce sull’intervento condotto dall’artista all’Aventino di Roma. Con la biografia “La croce e la sfinge. Vita scellerata di Giovan Battista Piranesi” vinse il Premio Campiello del 2009, mentre con l’ultima fatica, la ricerca “Museo Piranesi” è uno dei vincitori dell’EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017.
Se nel libro che gli valse il Campiello, rilegge integralmente, e in modo ardito, il più celebre incisore di tutti i tempi fornendo un ritratto artistico e, soprattutto, umano (l’uomo che voleva essere principalmente architetto, ma universalmente noto come incisore delle vedute romane, ma anche l’artista “assassino” che, come Caravaggio o Cellini è costretto a convivere l’accusa – nel suo caso infondata – di omicidio), nel volume edito da Skira, Panza fa il primo censimento delle opere e frammenti antichi che furono scoperti, venduti, restaurati o assemblati da Giovan Battista, dal figlio Francesco e bottega dove lavoravano anche una trentina di operai specializzati.
L’autore spiega anche che l’artista fu uno dei più importanti commercianti d’arte e restauratori di sculture antiche. Busti, vasi, pietre e frammenti che  personalmente scavava e portava nella sua casa-museo di Palazzo Tomati a Roma, venivano poi venduti ai nobili del Grand Tour.
Osservando attentamente le incisioni, molti cultori si sono chiesti se i pezzi presenti in alcune stampe esistessero o fossero semplice frutto della sua fantasia. Panza risponde focalizzando sui pezzi, passati dalla casa-museo, che esistono ancora in varie collezioni del mondo con apposite schede – suddivise per le loro attuali ubicazioni – e tratta di molti altri con l’analisi della nascita, e fortuna, del “gusto Piranesi”.
Panza, in collaborazione con i curatori di numerosi musei e collezioni private europee, ha individuato e localizzato ben 274 dei pezzi che avevano interessato la bottega o la collezione Piranesi. Le sedi pubbliche e private che custodiscono i marmi schedati sono quaranta e il nucleo più consistente si trovano al Museo Gustavo III di Stoccolma, ai Musei Vaticani e al British Museum di Londra, il Louvre di Parigi e l’Hermitage di San Pietroburgo. Invece, i collezionisti privati, oltre agli inglesi e gli statunitensi, sono in Italia, Russia, Francia, Germania, Olanda, Polonia e Spagna.
Tra i pezzi schedati, circa duecento transitarono dalla casa-museo dei Piranesi e furono venduti senza essere mai stati incisi. Invece, molte opere raffigurate nelle sue stampe non passarono mai dal suo museo, ma inserite nelle pubblicazioni per aumentarne il prestigio.
La grande diffusione dei pezzi dimostra l’importanza di questo progetto di Panza e  “La dedizione di oltre 20 anni di questo instancabile ricercatore ha dato un eccellente contributo alla comprensione dell’antichità nel XVIII secolo in Europa e completa la nostra comprensione del ruolo di Piranesi”, come ha sottolineato la giuria che lo ha premiato, sintetizza l’imortanza del volume che sarà presentato oggi a Milano – ore 18 – nella Sala Passione della Pinacoteca di Brera. Con l’autore intervengono Aldo Bassetti, Andrea Carandini, Philippe Daverio e Carlo Orsi.

Dettagli

Pireluigi Panza
Museo Piranesi
Pagine: 584
Illustrazioni in b/n: 600
Skira
ISBN: 885723547