Anticipiamo di un giorno la rubrica del giovedì dedicata ai libri perché oggi, alle ore 16.30, a Firenze nella Sala Spadolini della Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, sarà presentato un carteggio finora inedito e adesso pubblicato da Polistampa con il titolo Lungara 29. Il “caso Montesi” nelle lettere a Piero.
Si tratta di ventisette lettere, scritte da Leone Piccioni, un giorno sì e un giorno no, dal 23 settembre al 27 novembre 1954, al fratello Piero, recluso nel carcere romano di Regina Coeli perché accusato dell’omicidio di Wilma Montesi (il corpo senza vita della ventunenne romana, venne rinvenuto l’11 aprile 1953 sulla spiaggia di Torvaianica).
L’anno successivo, dopo ipotesi investigative contraddittorie e indagini inconcludenti, accompagnate da una campagna stampa improntata all’indiscrezione e allo scandalo, Piero Piccioni fu accusato dell’omicidio colposo. 
Come poi dimostrato, l’unica sua “colpa”, oltre a quella di essere un musicista che amava il jazz, fu di essere il figlio di Attilio Piccioni, tra gli ultimi rappresentanti del Partito Popolare, padre fondatore della Repubblica italiana oltreché della Democrazia Cristiana e naturale successore di De Gasperi.
Un “ingombro” di cui qualcuno voleva disfarsi.
Se non un complotto, dunque, il “caso Montesi” apparve ben presto come un’enorme opera di diffamazione e strumentalizzazione, in cui l’inchiesta giudiziaria fu probabilmente condizionata dalla bufera giornalistica. “Si affermò”, scrive Stefano Folli, “l’uso furbesco della cronaca per ricavarne un utile mediatico e politico. Dietro la cronaca s’intravede inoltre la ragnatela di un conflitto di ampie proporzioni: nella Dc, ma anche fra la Dc nel suo complesso e i due partiti della sinistra, Pci e Psi, pronti a sfruttare l’occasione per colpire l’avversario”.

La corrispondenza tra Leone e Piero Piccioni, pur filtrata dalla censura carceraria, propone un diverso punto di osservazione, più riflessivo e lontano dai clamori della cronaca, non solo di quell’evento che sconvolse la politica italiana negli anni Cinquanta, ma anche della nostra attualità con i suoi tanti casi di dossieraggio, complotti mediatico-giudiziari, antipolitica.
Il carteggio, emerso dagli archivi familiari, permette quindi una lettura più intima dello scandalo divenuto la chiave di volta di un cambiamento del modo di fare e di concepire la politica e del ruolo della magistratura.

Introdotto da Stefano Folli, il libro racchiude due ritratti di Attilio Piccioni firmati da Indro Montanelli e da Giovanni Spadolini.
All’incontro odierno, coordinato da Cosimo Ceccuti, interverranno Stefano Folli, Ferdinando Adornato, Alessandro Ceni e sarà presente la curatrice del carteggio Gloria Piccioni.

Didascalie immagini

  1. Copertina del volume
  2. Piero Piccioni al lavoro di composizione
  3. Attilio Piccioni con John F. Kennedy alla Casa Bianca nel ruolo di Ministro degli Esteri italiano

IN COPERTINA
Particolare della copertina del volume