Don Alessandro va al tavolo grande, sceglie un lapis, posa i fogli e prende posto su una sedia coperta da un cuscino ricamato con fiori colorati.
“Mi dica, signorina Luti”

Il fatto che Alessandro Manzoni abbia voluto sciacquare i panni in Arno coi suoi Promessi Sposi è cosa risaputa, fin dai tempi della scuola. Molto meno risaputo è che per farlo, per rivedere e correggere il suo romanzo spogliandolo da tutti i termini e i modi di dire lombardi per adeguarlo al fiorentino, si sia affidato a una donna. Lei è Emilia Luti, giovane fiorentina orfana di padre, che per mantenere la madre e le sorelle lavora da bambinaia e bibliotecaria nel Gabinetto letterario di casa Vieusseux: è proprio qui che Emilia incontra Massimo D’Azeglio che le chiede di seguirlo a Milano per occuparsi della figlia Rina. Il fatto che D’Azeglio fosse stato sposato con la figlia di Manzoni (ma presto rimasto vedovo) è l’innesco della storia: sarà proprio badando alla piccola Rina che Emilia incontrerà don Lisander, impegnato – ma con poco successo – alla riscrittura del suo romanzo più amato (così amato che, dopo la prima edizione del 1825, non si contano le edizioni non autorizzate). Per lui – che scopriamo essere timido e a volte quasi indifeso – è quasi una folgorazione: sarà quella fiorentina ad aiutarlo nella revisione delle vicende di Renzo e Lucia, impresa che anima una vera e propria factory nella quale trovano posto lo stesso D’Azeglio ma anche Francesco Gonin, l’illustratore che si è sobbarcato l’improbo compito di dare forma alle parole di Manzoni (realizzando ben quattrocentocinquanta disegni), e assieme a lui gli intagliatori fatti arrivare direttamente da Parigi per lavorare alle xilografie dell’opera.
Il nome di Emilia Luti scoperto casualmente in un manuale universitario, un capitoletto in mezzo a tanti altri: dalla voglia di seguire quel nome, e dare un senso al disegnino di una scala a pioli, è nato il romanzo di Emanuela Fontana, La correttrice. L’editor segreta di Alessandro Manzoni, pubblicato da Mondadori (per la stessa casa editrice Fontana ha scritto anche un libro su Antonio Vivaldi): un romanzo che si nutre dello studio del carteggio tra i due, dell’analisi delle correzioni annotate a bordo pagina, ma che lascia anche spazio al racconto di quella parte della vita di Emilia che nei documenti non ha lasciato traccia. Quantomeno fino ad ora.