Giorgio Vasari non le manda certo a dire: “questa maniera fu trovata da i Goti, che per aver ruinate le fabriche antiche e morti gli architetti per le guerre, fecero dopo, chi rimase, le fabriche di questa maniera, le quali girarono le volte con quarti acuti e riempirono tutta Italia di questa maledizzione di fabriche“.
Insomma: i Goti hanno portato guerra e distruzione nello Stivale, ammazzato gli architetti e poi, non contenti, hanno distrutto edifici antichi per rimpiazzarli con un’architettura maledetta. Ci penseranno poi gli umanisti e gli architetti del Quattro e Cinquecento a ristabilire l’ordine perduto, facendo rivivere l’antico e mandando in pensione il gotico. Ma cos’è poi, in soldoni, l’arte gotica? Cominciamo col dire che un’arte davvero gotica, dei Goti, non è esistita così come la intendiamo, ma che furono appunto storici e artisti del Rinascimento – Vasari in testa, che un pochino di parte lo è sempre stato – a chiamarla così in senso evidentemente dispregiativo. Lo spiega nel suo ultimo libro Carlo Tosco, professore di storia dell’architettura al Politecnico di Torino, che per Il Mulino ha pubblicato Le vie delle cattedrali gotiche.
Andiamo allora con ordine: l’arte gotica (ormai la definizione, seppur sbagliata, ce la teniamo) nasce nella Francia del XII secolo, con l’abbazia di Saint-Denis e il mitico abate Suger, consigliere di Luigi VII, autore di trattati, committente di opere e architetture, reggente nel momento in cui il re parte per la seconda crociata. È lui, se vogliamo trovarne uno, il papà dell’architettura gotica francese, quella che vedrà fiorire (nel giro di un secolo e mezzo) le cattedrali di Sens Amiens e Chartres, Rouen e Notre Dame a Parigi. Archi acuti, volte costolonate, pilastri, archi rampanti, statue-colonne e gargoyle: gli elementi costruttivi delle cattedrali gotiche sono questi, e ogni volta, in ogni cantiere, gli architetti che li usano si spingono sempre un po’ più in là, con strutture murarie sempre più sottili (quando non sostituite, ove possibile, da vetrate colorate), guglie e pinnacoli alti, altissimi, sempre più alti, fino a superare i quarantotto metri della cattedrale di Beauvais, alta come un palazzo di sedici piani. Troppo, in effetti, visto che nel 1284 la cattedrale crolla; a questo proposito Tosco sottolinea che “la catastrofe architettonica ebbe una vasta risonanza e si diffuse l’impressione che l’orgoglio dei costruttori delle cattedrali fosse giunto al limite estremo delle capacità tecniche all’epoca possibili“.
Non si tratterà comunque del requiem del gotico, che sopravvive in Europa ancora fino al Quattrocento inoltrato, e che in Italia (dove non ha mai attecchito del tutto) vede il suo esempio più celebre in un edificio iniziato nel Trecento e concluso nel ’65. Millenovecentosessantacinque, per essere chiari: parliamo del duomo di Milano, ovviamente, testimonianza vivente che il gotico non è mai passato di moda.