“Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”: lo scriveva Salgari, che di viaggi immaginati e di come raccontarli se ne intendeva di certo bene. Scrivere permette in effetti di compiere viaggi per i sette mari, arrivare alla luna a cercare il senno perduto, spingersi giù fino al centro della Terra o addirittura in Paradiso, è come un’esplorazione dentro e fuori di sé, è conoscenza e scoperta, e creazioni di nuovi mondi. E i viaggiatori, veri o immaginari che siano, portano dentro tutto questo: sarà per questo che Eva Cantarella, studiosa del mondo antico che ci ha permesso con i suoi libri di avvicinarci sempre un po’ di più ai nostri antenati, ha scelto due viaggiatori per il suo ultimo libro, Ippopotami e sirene. I viaggi di Omero e di Erodoto, da poco pubblicato da Utet Libri. Da una parte un viaggiatore, forse quello per antonomasia, che esiste però solo nei libri e nella nostra fantasia; dall’altra Erodoto, esploratore vero e proprio, storico ed antropologo ante litteram che cerca di mettere ordine tra quello che vede, quello che gli viene raccontato, quello che quel che pensa e quello che gli sembra invece inconcepibile. Il risultato è una sorta di mappa che ci accompagna dal palazzo di Circe all’Atene di Pericle, dagli ippopotami del Nilo (“le sue dimensioni sono quelle di un bue di taglia massima” scrive Erodoto) alla mitica Fenice; tante le similitudini tra i due racconti, una – fondamentale – differenza: mentre per Omero il mondo al di là dell’Egeo è popolato da barbari, Erodoto è animato da una grande curiosità e si rende conto che non esistono valori assoluti e civiltà superiori, ma che il diverso è così solo perché non lo si conosce…proprio vero che i muri, veri e metaforici, non servono mai, se non a creare pregiudizi.