C’è un posto in Italia, non troppo distante da Roma e da Viterbo, che sembra uscito da un quadro surrealista (Salvador Dalí infatti lo adorava), da un racconto di Tolkien, dalla fantasia di un mago incantatore: è Bomarzo, il parco voluto alla metà del Cinquecento da Vicino Orsini per ricordare la moglie Giulia Farnese, morta da poco. Progettato – pare – da Pirro Ligorio, il parco sembra essere un vero e proprio percorso iniziatico, un luogo in cui superare il dolore (“sol per sfogare il core” recita infatti una delle tante iscrizioni ancora visibili sulle sculture), una sorta di selva oscura piena zeppa di riferimenti letterari, storici e mitologici nella quale perdersi per poi uscirne, finalmente, ritemprati. E deve essere stata proprio questa atmosfera misteriosa ad aver incuriosito e ispirato Valentina Evangelista, autrice del libro per bambini Il sacro bosco di Bomarzo, illustrato da Daniele Petretto e appena pubblicato da Bardi Edizioni.
E dove poteva iniziare una storia dedicata a questo luogo così enigmatico se non da una soffitta polverosa? È qui che Tommaso e sua sorella Elena trascorrono i pomeriggi dopo la scuola, rovistando tra gli oggetti accumulati dal nonno: da una parte c’è un caleidoscopio, dall’altra un libro antico, e poi ancora vecchie mappe e un vecchio orologio da taschino. Ma solo due bimbi davvero curiosi possono accorgersi che in un angolo, nascosto alla meno peggio dietro un lenzuolo, c’è un quadro bizzarro in cui le figure paiono davvero muoversi, e che altro non è se non la porta di accesso per il sacro bosco. Seguendo la sorella persa tra sculture parlanti più o meno minacciose, Tommaso scopre i segreti di Bomarzo, mette alla prova il suo coraggio (e la sua memoria), incontra draghi ambientalisti, fate e sfingi, erme e giganti irrequieti. Ma poi riesce a trovare Elena? Questo non ve lo dico, ma vi consiglio di leggere il libro tenendo bene in mente le parole della sfinge all’ingresso: “tu ch’entri qu pon mente a parte, et dimmi poi se tante maraviglie, sien fatte per incanto o pur per arte”. Non è forse un monito perfetto per chiunque si immerga nella lettura?
