Fresco di stampa “Come in un rebus. Correggio e la Camera di San Paolo” di Elisabetta Fadda pubblicato dalla Casa Editrice Leo S. Olschki.
La ‘camera’ venne considerata da Roberto Longhi un capolavoro, qualcosa di imparagonabile se non alla Cappella Sistina o allo Studiolo di Isabella d’Este. Forse il più bell’appartamento ecclesiastico del Rinascimento se si escludono quelli dei pontefici.
Visitata annualmente anche da studiosi, provenienti da ogni angolo del pianeta, per gli affreschi realizzati intorno al 1519 da Antonio Allegri (Correggio, c.1489 – Correggio, 5 marzo 1534) in un percorso museale che ricostruisce gli ambienti dell’appartamento privato della badessa Giovanna da Piacenza (Parma, 1479 – Parma, 19 settembre 1524) all’interno dell’antico monastero benedettino femminile di San Paolo, uno dei centri culturali più significativi della città all’inizio del Sedicesimo secolo.
La Camera, di forma quasi cubica, è decorata con affreschi solo sulla cupola in quanto le pareti, si presume, dovessero essere rivestite di arazzi secondo una pratica assai diffusa nel Cinquecento. 

La decorazione pittorica realizzata da Correggio, di cui le carte ricordano solo che era compiuta il 25 marzo 1522, nasconde completamente la struttura tardo gotica a ombrello, realizzata nel 1514 da Giorgio Edoari da Herba, rivestendola con un pergolato di fronde e vimini intrecciati dove si apre una serie di finti ovati con gruppi putti, che si affacciano all’interno della stanza, in atteggiamento giocoso di cui, alcuni, allusivi al tema della caccia.

Sul camino è raffigurata Diana, dea della castità, in chiaro riferimento alla Badessa la cui insegna araldica si trova al centro del soffitto, mentre, alla base della volta, il grande fregio, presenta teste di ariete che sostengono leggere tovaglie su cui  poggiano brocche e peltri allusivi alla destinazione conviviale dell’ambiente. Sul fregio si impostano anche quattro lunette ai lati – dipinte a monocromo – con una serie di finte sculture a soggetto mitologico.

Evitando di svelare cosa scrive Elisabetta Fadda per non limitare il piacere della lettura, possiamo però ricordare come il programma iconografico, elaborato probilmente da uno dei colti umanisti amici di Giovanna, abbia diviso le interpretazioni degli studiosi relativamente alle tematiche filosofiche e morali rapportate a fede e cultura e del tempo.

Di certo siamo in presenza un un’attenta, pondertata e raffinata rappresentazione e l’iscrizione latina “Ignem gladio ne fodias” (Non stuzzicare il fuoco con la spada), incisa sul camino, sembrerebbe indicare il fermo atteggiamento della Badessa circa l’autonomia del convento da lei guidato rispetto all’autorità ecclesiastica.
Invece, la citazione “Transimus per ignem et aquam et eduxisti nos in refrigerium- MDXIIII” (Siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua e ci hai condotti al refrigerio, 1514), tratta dalla Bibbia, appare allusiva al cammino spirituale che conduce verso la santità del paradiso, strada piena di ostacoli e di prove faticose come quella che le monache devono affrontare per meritare il regno dei cieli.

Nel volume, la docente, spiega come gli enigmi proposti non siano solo anagrammi, ma anche rebus e indovinelli, parte integrante di un gioco figurato e scritto, che in una mescolanza linguistica doveva educare, rendendoci ‘Allegri’. In uno schema che condensa morale e memoria, Correggio ha dipinto le immagini che compongono il ricordo di un sogno: una serie di figure simboliche che ne esprimono il significato, il cui esempio era destinato alle monache del monastero.

Didascalie immagini

  1. copertina del volume
  2. una veduta del ‘La Camera della Badessa’
    dell’ex Monastero di San Paolo a Parma
  3. un particolare della volta realizzata da Correggio,
    di certo sappiamo che era compiuta il 25 marzo 1522
  4. particolare del camino con l’iscrizione latina
  5. veduta della volta
  6. ulteriore particolare della volta

In copertina
un particolare dell’enigmatica volta realizzata da Correggio 

 

Elisabetta Fadda
Come in un rebus
Correggio e la Camera di San Paolo

Casa Editrice Leo S. Olschki
104 pp. con 56 tavv. f.t. a colori.