Libro certamente non semplice, ma ideale per una strenna a chi è in perenne fuga dalle banalità stampate e rilegate.
“Il paesaggio nascosto. Quale comunicazione nei luoghi della complessità” edito da Leo S. Olschki ha, infatti, il pregio di stimolare numerosi interrogativi su quanto, ovunque, ci circondi. 
L’autore, Eugenio Pandolfini, pone al lettore il paesaggio come un sistema complesso di cui si sta perdendo il controllo unitamente alla capacità di analizzarlo e progettarlo. In tale ottica diviene strumento di gestione di equilibri di potere, sottratto alla comprensione di molti, ma a disposizione degli interessi di pochi.
Il paesaggio viene, pertanto, considerato nascosto sia perché non è ancora riconosciuto come strumento di lettura e scrittura sociale, sia perché è sistematicamente occultato per evitare che chi lo vive prenda coscienza dell’urgenza di trasformarlo.
E’ possibile, allora, nascondere un paesaggio? Pandolfini focalizza su azioni che sembrano avere obiettivi contrari, spostandolo su un piano sempre più astratto, dissolvendone la consistenza e consegnandolo nelle mani di gruppi di potere ristretti.
Così che il paesaggio nascosto può anche divenire una speranza per il futuro purché si adotti un tipo di comunicazione – l’autore la chiama generativa – capace di aggregare singoli e comunità con l’obiettivo di esplorarlo insieme, alla ricerca di una forma vitale e creativa, di un nuovo paradigma di paesaggio che aiuti a riscoprire la centralità di tutti gli esseri umani nei processi di trasformazione dei territori.

Didascalia immagine
la copertina del volume

 

Eugenio Pandolfini
Il paesaggio nascosto
Quale comunicazione nei luoghi della complessità
Pagine 292 pp.
Casa Editrice Leo S. Olschki
Isbn 978 88 222 6647 7