Capita anche a voi di ascoltare le conversazioni altrui nei musei? Io, confesso, lo faccio sempre, ed ogni volta, cascasse il mondo, sento qualcuno che, valutando con fare esperto misure e peso delle opere, esclama: “Beh, io questo me lo porterei volentieri a casa, tanto in borsa c’entra perfettamente!”. Insomma, chi non vorrebbe staccare dal muro e portarsi comodamente a casa una piccola natura morta di Manet per appenderla nel tinello, infilarsi furtivamente in tasca un dittico d’avorio per poggiarlo sul comodino, nascondere rapidamente nello zaino un pastello di Rosalba Carriera e rimirarselo con calma seduto in poltrona? Flavio Caroli l’ha fatto. Intendiamoci, non realmente, ma nel suo ultimo libro, Il Museo dei capricci. 200 quadri da rubare (edito da Electa) ha descritto un vero e proprio museo, fatto di trenta sale (ognuna delle quali abbinata alla canzone che meglio gli si addice; ecco quindi che Mina canta Ma che bontà nella sala dei capolavori dedicati al cibo…) che ospitano dipinti dedicati a trenta temi diversi, dall’amore al cielo, dallo scorrere del tempo all’erotismo, dalla città ai bambini. Attraversando gli spazi di questo museo immaginario il lettore (o sarebbe forse meglio chiamarlo visitatore?) è chiamato a trovare parallelismi tra la Napoli del van Wittel e quella moderna, scorgere somiglianze tra la Dama con l’Ermellino di Leonardo e Victoria Cabello, scegliere quale tra i dipinti di Caravaggio sia il suo capolavoro. Più che un libro, più che un catalogo, un sogno, un’utopia, una carrellata di capolavori che non fanno altro che stimolare in noi la creazione di un nostro personale museo delle meraviglie… Voi cosa rubereste?
Dettagli
Flavio Caroli
Il museo dei capricci. 200 quadri da rubare
pp. 416
Electa
Flavio Caroli, Il museo dei capricci, 200 quadri da rubare Leonardo da Vinci, La dama con l’ermellino, 1488-1490, olio su tavola, cm 54,8×40,3, Castello del Wawel, Cracovia, Polonia (fonte)