Artemide, divenuta Diana per i romani, figlia di Zeus – la madre Latona, inseguita dal serpente Pitone per la gelosia di Era, fuggì vagando per il Mar Egeo e trovò rifuglio sulla piccolissima isola di Delos dove nacque anche Apollo – aveva molte cose in comune con il fratello ed era la divinità della Luna, signora della notte per rischiarare le strade con la luce del satellite.
Veniva considerata protettrice dei viandanti e la loro guida nei boschi. Inotre, le notti di luna popolavano i boschi di animali così Artemide divenne anche la dea della caccia con arco e faretra.
Solitamente rappresentata giovane e bellissima con in testa una corona di stelle o una falce di luna.
E’ facile comprendere come una divinità così possa aver occupato un posto di rilievo nei mondi delle corti europee e nei processi di appropriazione e rinnovamento degli antichi apparati mitologici che li percorrono.
Nelle rappresentazioni simboliche e allegoriche di regine, prìncipi e dame, la dea attraversa generi, iconografie e stili, solcando palcoscenici e ispirando opere e decorazioni per residenze e giardini d’Europa. Sarà proprio lei a ispirare nel Diciassettesimo secolo la Venaria Reale, «palazzo di piacere e di caccia» del circuito delle residenze sabaude: la Reggia di Diana, secondo il programma iconografico interamente dedicato alla dea da Emanuele Tesauro.
Nel bel volume “Il mito di Diana nella cultura delle corti. Arte letteratura musica” a cura di Giovanni Barberi Squarotti, Annarita Colturato, Clara Goria ed edito da Leo S. Olschki, attraverso un excursus interdisciplinare, affronta vari episodi degli sviluppi del mito.
Dall’antichità ai racconti di Boccaccio, alle rivisitazioni rinascimentali; dagli affreschi del Parmigianino a Fontanellato alla pittura di Batoni; dai travestimenti mitologici e dalle composizioni musicali per la corte di Francia alla poesia di Foscolo e Leopardi, fino a più inattese disseminazioni popolari e contemporanee.
Immagini, racconti, partiture, per tracciare, alla luce di differenti sguardi critici, le metamorfosi e le ambigue identità della dea che ancora oggi interrogano e seducono.
Il volume è il secondo della collana Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude dopo la pubblicazione, lo scorso anno. de “La civiltà delle corti” curato da Andrea Merlotti.

Didasclia immagine

  1. copertina del volume

IN COPERTINA
Il mito di Diana nella cultura delle corti
[particolare di copertina]

SCHEDA

Il mito di Diana nella cultura delle corti
Arte letteratura musica

a cura di Giovanni Bárberi Squarotti, Annarita Colturato, Clara Goria
Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude.
La civiltà delle corti, volume 2
Casa Editrice Leo S. Olschki
458 pagine
con 100 figg. n.t. e 32 tavv. f.t. a colori

Nella stessa collana, lo scorso anno
è stato pubblicato:
Le Cacce reali nell’Europa dei principi 
a cura di Andrea Merlotti
Centro Studi delle Residenze Reali Sabaude.
La civiltà delle corti, volume 1
Casa Editrice Leo S. Olschki
352 pagine
con 24 tavv. f.t. a colori