I tibetani lo chiamavano “shu-tu-wu” (venuto dal cielo), gli antichi egizi ne ricavavano essenze per i riti religiosi, i greci lo utilizzavano per preparare farmaci, usanza proseguita poi nel Medioevo e oltre. Per noi fiorentini il giaggiolo (o iris) è il fiore simbolo della città, comunemente chiamato giglio (il giglio di Francia, il giglio del gonfalone, il giglio della squadra di calcio) si tratta sempre di quella meraviglia che cresce spontaneamente nella valle dell’Arno e nelle colline intorno a Firenze.
Molti i colori, fra i quali i più comuni sono sul viola chiaro (Iris Pallida) e viola scuro (Iris Germanica), oltre al bianco venato d’azzurro (Iris florentina) un tempo diffuso, oggi più raro. Vale la pena ricordare una curiosità storica: il giglio fiorentino del gonfalone era originariamente bianco su sfondo rosso, ma i colori vennero invertiti, in rosso su campo bianco, dai guelfi nel 1266, come segno di vittoria sui ghibellini.
Ricordiamo anche che, al Piazzale Michelangelo, nel lato est digradante verso l’Arno, il “Giardino dell’iris” viene aperto annualmente in base alla fioritura (indicativamente dal 25 aprile a metà maggio). Vale la pena venire appositamente a vederla perché è una straordinaria mostra vivente di oltre tremila varietà di iris, una collezione che, ogni anno, si arricchisce di un centinaio di nuovi esemplari con il concorso internazionale bandito dal 1957 a cui partecipano ibridatori di tutto il mondo. Ad ogni edizione viene scelto e consegnato il ‘Premio Firenze’ al fiore più bello mentre un premio speciale, in omaggio al giglio emblema di Firenze, viene assegnato al miglior iris rosso, anche se il vero rosso non è stato ancora creato.
Fino a qui le cose note, ma, agli appassionati del fiore (e non solo) segnalo “Il Giaggiolo – Sapori e profumi nascosti” di Andrea Bettarini e Lucia Diodato (appena edito da Polistampa) dove è ricostruita l’epopea del giaggiolo in una storia piena di personaggi, di speranze e delusioni, di idee rivoluzionarie e colpi di scena.
Attorno al fiore ruota l’attività di giardinieri e botanici, coltivatori e artisti, farmacisti e profumieri così che, a partire dall’antichità, gli autori mostrano come, dei semplici bulbi profumati, possano diventare il centro di progetti imprenditoriali, esperienze didattiche o gastronomiche.
Nella prefazione, il giornalista Marco Hagge, tra l’altro, scrive: «Una narrazione che esponendo racconta e raccontando incuriosisce, coinvolge, incalza, sorprende, commuove. Si legge come un romanzo, e, come in un romanzo, attraverso le vicende del protagonista sembra di vederne i colori e sentirne i profumi».

Dettagli

Andrea Bettarini – Lucia Diodato
Il Giaggiolo
Sapori e profumi nascosti
Pagine: 144
Polistampa, 2023
Isbn 9788859623618