Peter Burke, britannico classe 1937, tra i maggiori storici contemporanei, è professore emerito di Cultural History della University of Cambridge e conosciuto al grande pubblico per aver curato il volume Storia dell’umanità commissionato dall’Unesco nel 1999.
Fresca di stampa (Raffaello Cortina Editore) è l’edizione italiana della sua ultima opera, Ignoranza. Una storia globale, dettagliata cronaca dell’ignoranza declinata in tutte le forme, dall’antichità ai nostri giorni nostri, di cui il Washington Post ha scritto: «Con questo libro Peter Burke esplora la miriade di modi in cui il “non sapere” influenza le nostre vite, a volte nel bene, a volte nel male, incantando i lettori con fatti, citazioni, aneddoti sorprendenti».
Nel corso della storia, ogni epoca si è ritenuta più informata della precedente così gli umanisti rinascimentali vedevano il Medioevo come un periodo di oscurità; gli illuministi cercarono di spazzare via la superstizione con la ragione; e, nel mondo contemporaneo interconnesso sembra che, su richiesta, si possa accedere a un numero illimitato di informazioni.
Sorge quindi spontaneo chiedersi cosa ne sia stato della conoscenza perduta nel corso dei secoli e come possiamo spiegare i negazionisti del cambiamento climatico. Siamo davvero meno ignoranti dei nostri antenati?
Di straordinaria leggibilità nonostante l’argomento, l’autore pone sotto la lente di ingrandimento la storia dell’ignoranza umana attraverso religione e scienza, guerre e catastrofi, affari e politica rivelando sorprendenti storie dei promotori e degli avversari dell’ignoranza, dai politici che arbitrariamente ridisegnarono i confini dell’Europa nel 1919, a quanti oggi segnalano illeciti nell’interesse generale.
Il risultato è una vivida esplorazione della conoscenza attraverso le epoche e dell’importanza di riconoscerne i limiti. Personalmente lo ritengo tra i testi originali da suggerire a noi adolescenti.