«Da qualche anno giace sulla mia scrivania un fascicolo di corrispondenze, che mio nonno Aldo intitolò “Meminisse iuvabit”, gioverà ricordare. Una testimonianza di quando una famiglia e un’impresa attraversarono il buio dei giorni, dei mesi, degli anni che seguirono le leggi razziali del 1938. Ho sempre desiderato raccontare questa storia e al tempo stesso mi sono trattenuto per un sentimento di rispetto nei confronti di quanti hanno sofferto ben altro nel baratro della ragione in cui precipitammo in quegli anni. A noi furono risparmiati lutti e deportazioni, ma non lo sgretolarsi della cinquantenaria costruzione del progetto editoriale avviato dal fondatore Leo Samuele Olschki, nonché la diaspora della famiglia e degli affetti».
Così Daniele Olschki – quarta generazione della Casa Editrice Leo S. Olschki – inizia il volumetto intitolato “Gioverà ricordare” basato su lettere e note del nonno e dove riferisce alcuni fatti accaduti al proprio padre, Leo Samuele Olschki, fondatore della omonima casa editrice.
Un testo massiccio seppur brevissimo, da leggere con l’attenzione che merita e prenderlo come spunto di riflesione. Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, riterrei doveroso contestualizzre gli eventi con rigore storico delle parti. Il legittimo biasimo per troppi orrori, non può legittimare chi governa Israele a considerare le proprie azioni esclusivamente difensive.
Nella prefazione, Liliana Segre, annullando il tempo, ci pone di fronte ai ricordi di quel suo tragico vissuto: «C’è una data fatale e discriminante in questo palinsesto di storie personali, famigliari, ma anche culturali e politiche: è il luglio del 1938. Il mese e l’anno in cui il regime fascista promulgò le leggi razziste che dettero inizio alla discriminazione e persecuzione dei cittadini italiani della minoranza ebraica».
La senatrice a vita, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz dove fu deportata ancora bambina, esorta a non dimenticare come, quelle leggi, «segnarono uno spartiacque, un prima e un poi, fra un regime già violento e totalitario, ma che da quel giorno si accingeva a diventare omicida e genocida senz’altro. Una violenza crescente, consumata contro una parte significativa della popolazione italiana, senza più neanche il pretesto dell’antifascismo che aveva coperto le violenze degli inizi. Il fascismo rivelava così la sua vera, autentica e più profonda natura, quella appunto razzista, antisemita, sanguinaria, totalitaria in senso proprio».
Se una percentuale superiore al cinque per cento dei miei coetanei, si dichiarano apertamente favorevoli alla natura di quel fascismo, forse bisognerebbe iniziare a promuovere seriamente la lettura e non limitarsi a constatatre che l’Italia si trovi al terzultimo posto – su ventisette membri dell’Unione europea – per numero di lettori, precedendo solo Cipro e Romania (ultima).