“Un museo non è soltanto luogo sacrale, cassaforte o archivio per gli addetti ai lavori: anzi deve essere soprattutto scuola e laboratorio, cioè recinto in cui la contemplazione e la meditazione si facciano attività vitale, nella presa di coscienza del proprio stato presente attraverso l’esame della continuità storica, e il confronto con le testimonianze poetiche della condizione umana di altri luoghi e tempi.
Quando l’opera d’arte non sarà più considerata un miracolo o un feticcio, ma quel prodotto dell’uomo che giunge a testimoniare la vita del proprio tempo nella dimensione assoluta dell’eterno, quando sarà intesa come un interlocutore sempre attuale, allora si comprenderà che il dovere di difenderla e ben conservarla non è noiosa pretesa di anime pie e di anacronistici eruditi, ma è impegno di ogni individuo che voglia essere politicamente cosciente del suo ruolo nella società in cui vive.” (Franco Russoli)
Al di là di ogni banale catastrofismo o, peggio ancora, dei numeri incoraggianti forniti dal MiBact, la situazione dei musei italiani resta impietosa anche se sono tante le eccellenze. Non è questa la sede per ribadire il perché della necessità della «valorizzazione culturale evoluta», però, si resta senza parole dopo aver letto Senza utopia non si fa la realtà. Scritti sul museo (1952-1997). Edito da Skira a quarant’anni dalla scomparsa, il libro raccoglie gli scritti di Franco Russoli, direttore della Pinacoteca di Brera dal 1957 e stupisce per l’attualità del suo pensiero essendo stato fra i primi a ipotizzare la Grande Brera inserendola nel tessuto milanese quale elemento primario di incontro e scambio di idee.
Rientrava nel progetto anche Palazzo Citterio (via Brera 12-14, già Palazzo Furstenberg, poi Rosenberg Colorni, costruito nel 1764 con cambiamenti nel Diciannovesimo Secolo, ricostruzioni e aggiunte dopo la seconda guerra mondiale) fu acquistato dallo Stato nel 1972 per la continuità spaziale con Brera attraverso i giardini – era stato individuato proprio come luogo ideale per risolvere i problemi di spazio della Pinacoteca e dei suoi uffici – però, dopo l’acquisizione, i lavori sono sempre stati bloccati dalla burocrazia o da problematiche tecniche come l’innalzamento della falda acquifera.
Appare incomprensibile il tempo trascorso per completare i lavori e, solo il prossimo agosto, Palazzo Citterio, sembra potrà essere consegnato alla Pinacoteca di Brera per poi allestire, quei grandi spazi, con le opere del Novecento, esposizioni temporanee, sale conferenze, book shop e caffetteria.
Se lo sperpero di denaro degli appalti pubblici è una triste consuetudine del Bel Paese, appare ancor più incomprensibile che i carteggi ‘illuminati’ di Russoli siano riusciti a trovare la luce solo ora. Merito anche della tenacia di Erica Bernardi che gestisce l’archivio affidatole nel 2012 dalla figlia di Russoli. La sudiosa e ci fornisce anche un prezioso saggio introduttivo al volume insieme a quello di James Bradburne, attuale direttore della Pinacoteca, grande estimatore del suo predecessore. Fra l’altro, Bradburne, alla presentazione del volume, ha dichiarato che si augura una futura traduzione in inglese per divulgare idee tutt’altro che utopiche ed estremamente attuali.
Qualcuno dovrebbe meditare al riguardo.