Affronta polemicamente già dal titolo la questione delle presenze femminili nei monumenti pubblici in Italia il volume Comunque nude. La rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani, a cura di Ludovica Piazzi ed Ester Lunardon. Edito da Mimesis, il testo indaga sulle statue che nel corso degli ultimi venti anni sono state erette in Italia per commemorare personalità distintesi in vari campi, o che hanno fatto parte di determinate categorie – impegnandosi nel lavoro della terra, nella lotta partigiana, nell’educazione dei figli – accanto a personaggi prodotti dalla fantasia di letterati e poeti, con un comune denominatore, quello di essere anche donne.

Il testo nasce dalla ricerca condotta tra il 2021 e il 2022 dall’associazione Mi riconosci? che riunisce operatrici nel settore del patrimonio artistico (storiche dell’arte, restauratrici, archeologhe) e che dal 2015 si adopera in azioni di informazione, denuncia e proposta su temi inerenti la gestione e tutela del patrimonio culturale e le condizioni di lavoro nel settore. L’indagine, che ha avuto grande risonanza anche a livello internazionale, arrivando a testate quali The Times, New York Times e Guardian, ha confermato da una parte la scarsa presenza di figure femminili nella statuaria pubblica del nostro paese, e dall’altra come queste si rifacciano a stereotipi ottocenteschi, tramandando le categorie di madre/moglie, santa o seduttrice.

Scrivono le curatrici nella presentazione della ricerca: “I ruoli di cura e di sacrificio tradizionalmente riferiti alla donna sono ancora quelli considerati meritevoli di essere celebrati nello spazio pubblico. A questo aspetto si affianca una rappresentazione spesso sminuente che vede i corpi delle donne rappresentati nudi o fortemente sessualizzati, come nei casi della fontana dedicata alle giornaliste Alpi e Cutuli ad Acquapendente (VT) o della Lavandaia a Bologna“. Particolarmente critico il giudizio nei confronti del monumento a Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, opera di Mario Vinci, eretto nel 2003, in quanto “non essendo una rappresentazione allegorica di due ninfe bensì di due giornaliste professioniste morte sul lavoro, la nudità è un elemento non necessario; ci siamo chieste se due giornalisti sarebbero stati rappresentati allo stesso modo, finendo col trovarlo un monumento irrispettoso della professionalità e della memoria delle due giornaliste”.

L’elenco dei monumenti censiti comprende oltre centosettanta voci: i dati sono stati raccolti attraverso un questionario distribuito al pubblico che segue l’attività dell’associazione, e integrati da ricerche personali delle promotrici dello studio. L’elenco è pubblicato in appendice al volume, che comprende tre sezioni principali, ciascuna articolata in una serie di temi. Alla prima parte, Descrizione dell’esistente, che presenta i risultati del censimento e un’indagine sulle committenze, segue Temi e problemi, in cui si analizzano le categorizzazioni dei soggetti femminili, l’uso dei materiali e l’impatto ambientale dei monumenti. Il capitolo finale, dedicato a Riflessioni e prospettive si apre con la domanda “A chi fanno del male questi monumenti femminili?” e si conclude analizzando “Quello che manca: buone pratiche per la statuaria pubblica“, con l’obiettivo di promuovere “la creazione e diffusione di strumenti per immaginare delle alternative al presente, in termini sia di configurazione e valore degli spazi pubblici che di rappresentazione della donna“.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Copertina del volume Comunque nude. La rappresentazione femminile nei monumenti pubblici italiani, a cura di Ludovica Piazzi ed Ester Lunardon. Mimesis Edizioni, 2023
  2. Mario Vinci, Fontana dedicata a Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli – Acquapendente (VT), 2003
  3. Valentino Moradei Gabbrielli, Colloquium (Dino Campana e Sibilla Aleramo) – Badia a Settimo, Scandicci (FI), 2016

in prima pagina:
Mario Vinci,Fontana dedicata a Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli – Acquapendente (VT), 2003
[particolare]

Sito web: https://www.miriconosci.it

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