Quello che ci si chiede, rigirandosi il libro tra le mani prima di leggerlo, è: per chi mai sarà questa, che è quasi come una storia d’amore? Per le due sorelle che passano la mattina di Natale a porta Maggiore? Per la pizza bianca che si compra al forno del Ghetto, o per un quaderno nero preso in una cartoleria vicino al fiume? Per quel trans gentile che si incontra al mercato, o per chi non c’è più? Poi leggendo viene il dubbio che la storia d’amore possa essere per tutte queste cose messe insieme, che Nadia Terranova racconta con tratti lievi nel suo nuovo libro pubblicato da Giulio Perrone Editore, Come una storia d’amore, appunto.
Non un romanzo, ma una raccolta di piccoli racconti che si leggono slegati l’uno dall’altro, ma che poi possiamo immaginare come parte di un’unica storia, quella al di qua del Grande Raccordo Anulare, dove le persone esistono, si innamorano, muoiono, si smemorano, studiano, lavorano, fanno un brindisi alla vigilia di Natale dentro bicchieri di plastica, senza nemmeno sospettare l’una la semplice esistenza dell’altro, vivendo la propria vita per strade che nessun altro conosce, o nessun altro vede nello stesso modo. E più si legge più viene voglia di conoscerle meglio quelle vite, mettere insieme i pezzi, incontrarli fermi allo stesso semaforo:
– “Quando mi ero trasferita a Roma, avevo cominciato a perdermi di proposito: mi sembrava un buon modo per conoscere la città
– “Mi siedo al centro del mondo, cioè nel bar più anonimo e sciatto del mio quartiere, dietro un bicchiere di vino frizzante e delle noccioline; detesto il frizzante e la vista delle noccioline mi nausea ma fa freddo, ho il naso intirizzito, le orecchie intirizzite, le nocche fredde e blu
– “A signo’, me sa che je piaciono ‘e prune, perché non se’e compra, allora?
E allora, quando si è già parte di questa strana storia d’amore succede quello che non dovrebbe mai succedere in casi come questo. Il libro finisce.

Nadia Terranova

Come una storia d’amore

Giulio Perrone Editore

pp. 114

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