La storica dell’arte Maurizia Tazartes torna a occuparsi dei caravaggeschi con il nuovo saggio dedicato a Angelo Caroselli (Roma, 10 febbraio 1585-1652) e lo fa catapultando il lettore in quella città eterna della prima metà del Diciassettesimo secolo che cresce senza regole e dove, Campo Marzio, era un quartiere caotico e rissoso, un “tridente” di vie in cui palazzi signorili e tuguri respiravano la stessa aria maleodorante, dove si consumavano agguati, tradimenti e faceva capolino perfino la magia nera. Angelo vive la sua esperienza artistica, iniziata con il lavoro di copista nella bottega del padre rigattiere venendo descritto “malvestito, trascurato, stoico e filosofo”, ma, ben presto, riuscirà a far crescere il suo laboratorio collaborando, e coesistendo, con altri pittori quali Pietro Paolini, Agostino Tassi, nonché gli artisti nordici trasferitisi, proprio a Campo Marzio, tra cui Pieter van Lear e Claude Lorrain.
Se genio e sregolatezza è il binomio preferito alludendo a Caravaggio e a quegli artisti che, sulla sua scia, influenzarono profondamente il Seicento italiano e, in definitiva, la storia dell’arte, a quel sorprendente fermento artistico rende omaggio “Angelo Caroselli e compagni di strada“, pubblicato dall’editore Pagliai, inquadrandone l’opera nel contesto storico attraverso un attento scavo documentario.
L’autrice offre così un lungo racconto di vita e arte ricco di vicende intriganti e basato su un’attenta ricerca documentale, definendolo “uno di quei pittori poveri ed estrosi, straordinari e innovativi, che dai modelli di Caravaggio passano a nuovi linguaggi”.
Personalità enigmatica e complessa, molto abile nel restauro e nelle copie di dipinti, riesce a far crescere la bottega di pittura e a lasciare un’importante quantità di opere, molte ancora sparse sul mercato e ancora in attesa di una sistemazione cronologica. Il suo talento lo porterà a Firenze, alla corte del granduca Cosimo II de’ Medici e, successivamente, a Napoli, dove lavorerà per aristocratici, mercanti, borghesi e ordini religiosi.
Stupisce come le Vanitas dipinte da Caroselli, allegorie incentrate sulla vanità dei fatti umani, si rifacciano a un mondo in cui indovine e maghe ricevono i clienti nelle loro abiette dimore, e negromanti evocano i morti con i loro artifici. Da tenere presente che in quelle stesse strade opera anche la comunità dei Bentvueghels, paesaggisti tedeschi e olandesi irruenti, spregiudicati, geniali che, tra bettole e gozzoviglie, si confrontano con il naturalismo di Michelangelo Merisi.
A differenza di tanti suoi “compagni di strada”, finiti uccisi o travolti dalle tragedie familiari, Angelo riuscirà alla fine a far fronte a infortuni e dispiaceri per dedicarsi a un’esistenza relativamente tranquilla: abbandonati gli amori fugaci, convolato in seconde nozze nel 1642 con Brigitta Lauri (figlia del pittore fiammingo Balthasar Lawers o Lauwers, italianizzato in Baldassare Lauri), si spegnerà una decina d’anni dopo nel suo letto romano. La sua eredità saranno i figli – tra cui Carlo, artista di talento – ma, soprattutto, quella serie di dipinti dove il realismo si intreccia spesso con le note inquietanti della magia.