Considerato il massimo esponente del Rinascimento tedesco, Albrecht Dürer (Norimberga, 21 maggio 1471 – Norimberga, 6 aprile 1528), il grande pubblico ha avuto modo di conoscerlo lo scorso anno con la mostra “Dürer e il Rinascimento” al Palazzo Reale di Milano.
Leonardo da Vinci è certamente il più grande fra i sommi artisti del periodo in cui le menti non smettevano un attimo di porre domande per trovare risposte. Dürer, incisore e trattatista, illustratore e scienziato, pittore e matematico, fu i fra più poliedrici e curiosi di quell’età di cambiamento.
Il precocissimo talento, unito al bisogno di conoscere, lo portano a viaggiare moltissimo in Europa ed è indubbio come ciò gli arricchì il bagaglio visivo. In Italia, con la scoperta dell’arte classica, acquisì abilità prospettica e precisione nella rappresentazione anatomica così da spaziare nei più diversi generi della pittura e della grafica.
La Casa Editrice Leo S. Olschki – non finiremo mai di ripeterlo – ci offre la possibilità di approfondire con preziosi volumi fra cui quelli di Giovanni Maria Fara che nel 2007 pubblicò “Albrecht Dürer. Originali, copie, derivazioni”  dove sono integralmente catalogate e descritte tutte le opere –  748 stampe e un trattato – conservate presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e storicamente attribuite al maestro tedesco. Il volume indaga inoltre in maniera analitica la ricezione dell’opera a stampa di Dürer in Italia, attraverso la ricostruzione della fortuna che ogni singola stampa ha avuto nell’arte e nella letteratura fino al 1686 (anno di pubblicazione della biografia che Filippo Baldinucci gli dedica nel Cominciamento e progresso dell’arte dell’intagliare in rame).
Seguirà, nel 2009, “Albrecht Dürer teorico dell’architettura: una storia italiana” e, oggetto dello studio di Fara, è il trattato di architettura militare – prima versione italiana con a fronte la trascrizione del testo originale – un saggio che delinea l’attività di teorico dell’architettura di Dürer e la natura del legame che, pure in questa particolare disciplina, lo univa all’arte dei maestri italiani del Rinascimento.
Invece, nel 2014, in “Albrecht Dürer nelle fonti italiane antiche” Giovanni Maria Fara ci ha guidati alla riscoperta di un’Italia che dialogava intensamente con Albrecht Dürer delineando come possa essere stato anticamente conosciuto da artisti, scienziati, eruditi che avevano osservato, letto, collezionato, copiato le sue opere.

Adesso, Giovanni Maria Fara (professore associato di Storia dell’arte moderna presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari), ci accompagna nella Serenissima con “Albrecht Dürer e Venezia” uno studio monografico sul’esperienza in laguna dell’artista.
Le fonti documentano che vi soggiornò fra l’autunno del 1505 e il gennaio del 1507 un periodo letto anche alla luce delle esperienze giovanili di fine Quattrocento.
Il volume – con saggi anche di Chiara Callegari, Giampaolo Ermini, Elena Filippi, Alessia Giachery, Massimiliano Rossi – non si limita a quei pochi anni, seppur significativi, ma indaga, secondo tempi e prospettive differenti, proprio il fenomeno inscindibile della sua ricezione, come pittore, incisore e teorico dell’arte.
Interessante è come l’autore focalizzi sulll’erudizione europea – compresa fra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo – e, in Veneto, incarnata dalle figure di Giovanni de Lazara (Padova, 28 settembre 1744 – Padova, 11 febbraio 1833) e Jacopo Morelli (Venezia, 15 aprile 1745 – Venezia, 5 maggio 1819), che si scambiarono una loro versione italiana delle lettere veneziane di Dürer – rese note nel 1781 da Christoph Gottlieb von Murr – versione che in questa sede viene per la prima volta integralmente pubblicata, anche nelle sue redazioni intermedie. 

Didascalie immagini

Copertine dei libri Giovanni Maria Fara
(Casa Editrice Leo S. Olschki) 

  1. Albrecht Dürer. Originali, copie, derivazioni
  2. Albrecht Dürer nelle fonti italiane antiche
  3. Albrecht Dürer e Venezia

In copertina un particolare da:
La Festa del Rosario (Rosenkranzfest) il grande dipinto olio su tavola (162×194,5 cm) che Albrecht Dürer realizzò a Venezia – datato 1506 – e conservato nella Národní Galerie di Praga. 

Albrecht Dürer e Venezia
a cura di Giovanni Maria
Biblioteca dell’«Archivum Romanicum» 2018
Pagine 196 (con 47 figg. n.t. e 8 tavv. f.t. a colori)
Casa Editrice Leo S. Olschki