“Questo deve fare un critico d’arte, uno storico dell’arte. Fondare. Costruire. Progettare. Avere una visione […]. Se si limita a giudicare, a commentare, chissenefrega: è inutile. Se si limita a scrivere degli artisti, chissenefrega“. Non usa mezzi termini Luca Nannipieri, critico e storico dell’arte, nel suo A cosa serve la storia dell’arte, da poco pubblicato da Skira. Titolo programmatico che vuole rispondere a tutti quelli che si domandano ancora dell’utilità di una disciplina che pare volare nell’Iperuranio, e che sembra avere poca attinenza col reale, coi fatti concreti, con il mondo tangibile. E qui sta l’errore secondo l’autore (chiamiamolo indifferentemente critico o storico dell’arte, che per lui le due figure sono sovrapponibili) secondo il quale la missione stessa dello storico non sta nello scrivere di arte – o magari non solo, aggiungiamo noi – nel commentare opere e artisti, ma nel dare un senso concreto alle cose. Fondare, costruire, appunto, uscire dalla torre d’avorio (nella quale qualcuno sta così bene, come un pisello nel suo baccello) e sporcarsi le mani, contendere ai topi e pulire dalla polvere sculture che altrimenti resterebbero dimenticate, portarle all’attenzione delle persone che vivono letteralmente dentro o attorno un patrimonio inestimabile che deve essere conosciuto e sentito come “di tutti”, perché solo da questa consapevolezza può nascere spontaneamente l’idea di tutela. Il libro è insomma un invito all’attivismo, alla partecipazione, alla conoscenza, alla condivisione della memoria: lo storico dell’arte può indicare la via, ma tutti dovrebbero percorrerla.
“Da cittadini, ancora prima da persone, ne siamo i possessori, i tenutari, i custodi. Quando camminiamo per le città, le piazze monumentali, i viali lungo le antiche mura, ma anche quando passiamo davanti a un palazzo storico che sta crollando, i cui affreschi sono imbrattati dalle scritte dei vandali, quando incontriamo un sito archeologico che è in mano alla criminalità, quando leggiamo che dei tombaroli hanno vandalizzato una necropoli strappandone gli arredi funerari, quando vediamo un tempio romano avvolto da siringhe e spazzatura, dobbiamo capire che tutto questo patrimonio è nostro, tutto questo ci appartiene. Tutto è lì per noi. Ne siamo tenutari. La storia ce lo ha dato, le nostre famiglie, i nostri nonni, i nostri padri, ce lo hanno lasciato, e noi con loro ne siamo testimoni“.
Dettagli
Didascalie immagini
-
Copertina del volume
-
Particolare di un affresco al museo Pio Clementino in Vaticano
foto © 2013 Andrea Mancaniello
IN COPERTINA
Particolare di un affresco al museo Pio Clementino in Vaticano
foto © 2013 Andrea Mancaniello
Luca Nannipieri
A cosa serve la storia dell'arte
pp. 217
Skira
Didascalie immagini
- Copertina del volume
-
Particolare di un affresco al museo Pio Clementino in Vaticano
foto © 2013 Andrea Mancaniello
IN COPERTINA
Particolare di un affresco al museo Pio Clementino in Vaticano
foto © 2013 Andrea Mancaniello
Luca Nannipieri
A cosa serve la storia dell'arte
pp. 217
Skira
Sito web: http://www.skira.net/books/a-cosa-serve-la-storia-dell-arte