Arte e Arti

Panuya, uscito il 5 dicembre con l’attivissima etichetta Dodicilune, vede un organico tutto siciliano di primissimo ordine. Insieme alla compositrice e flautista Anna Ventimiglia si trovano in questo album Bruno Morello ai sassofoni, Giuseppe Finocchiaro al pianoforte, Fabrizio Scalzo al contrabbasso e Pucci Nicosia alla batteria e alle percussioni.

Un’estetica vicina alla world music quella che la Ventimiglia mette in campo in questa fatica discografica: dall’ambientazione africana di Il Viaggio o il coltraniano Riccioli d’onda alle diverse declinazioni dei tempi latini e sudamericani, fin troppo presenti; persino gli energici temi di Flut-one Blues e Twenty Miles Away si tingono dei colori del samba. L’incantatore… di Serpenti possiede un’introduzione che ricorda le atmosfere simboliste delle composizioni di Debussy prima di rituffarsi nei vivaci colori latini. La Ventimiglia non si risparmia neanche come cantante passando dalla bossanova francese della titletrack al contrappunto con il sax tenore in Il sapore dell’alba o alla ballad nostalgica e affettuosa To My Friends.

Unico esempio che esula da questo generico e – a volte – simile susseguirsi di tempi latini è Etnande: rumori di chiavi preannunciano un tema scuro e misterioso, dissonante, disteso su un ostinato minimalista. L’espressività della Ventimiglia come solista e improvvisatrice ha qui modo di mostrarsi in un ottimo assolo rumoristico ricco di interplay e contrasto con la batteria e il pianoforte.
“Panuya” è un disco di facile ascolto, quasi estivo; semplice ma ben suonato.