Ne “I Suoni del Male”, in uscita con la più che produttiva Dodicilune, il pianista Emanuele Sartoris e il contrabbassista Marco Bellafiore rievocano – parafransando uno dei suoi titoli più celebri – Charles Baudelaire, uno dei padri del Decadentismo europeo. Le sonorità del disco però sono più “tardoromantiche” (come forse si sarebbe definito Baudelaire stesso) che non decadenti (Le tenebre). Molto intrigante l’armonia iniziale di Sed non satiata che ricorda a tratti Erik Satie, per restare nell’ambito simbolista; anche Corrispondenze presenta diversi spunti armonici che sarebbero potuti essere punti di partenza interessantissimi per una costruzione ardita che purtroppo non arriva.
Ecco il problema sostanziale di questo disco: ogni tensione viene risolta troppo presto, sciogliendo lo spleen in una luce sostanzialmente mainstream.
Lo spettro, ad esempio, comincia con un passaggio dissonante del contrabbasso e un intervento rarefatto del pianoforte – spinto sul registro sovracuto: sarebbero bastati già come idea tematica sostanziale per il brano. Questo invece prende subito una piega molto più tradizionale dissolvendosi in un prevedibile walking swing. Ogni spunto più oscuro non viene perpetrato fino in fondo ma semplicemente utilizzato come colore momentaneo e subito abbandonato in luogo di soluzioni meno originali, fatta eccezione forse per Il ritratto con il suo bel tema presentato dal contrabbasso e incalzato dal pianoforte. E dire che l’assenza della batteria avrebbe permesso al duo una liberissima gestione dello spazio sonoro (che viene sfruttata solo in parte): Sartoris e Bellafiore tendono invece a riempire i vuoti come si può sentire chiaramente in L’albatros.
“I Suoni del Male”, con un mixaggio molto naturale che sacrifica appena il contrabbasso, appartiene a quel jazz mainstream italiano figlio di Brad Mehldau; la giovane età dei due musicisti e il loro essersi conosciuti ai corsi di jazz del conservatorio di Torino però redimono il tutto. Scioltisi dai propri anni di formazione potrebbero volare in alto come l’albatros baudelairiano.