“A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. […] La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adorni di statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati“.
Così, alla fine del IV secolo d.C., Decimo Magno Ausonio nel suo Ordo urbium nobilium descriveva la città che all’epoca era capitale dell’Impero Romano d’Occidente, ruolo che tenne fino al 402. Era stato Diocleziano, nel 286, a decidere di dividere l’impero in due parti, tenendo per sé quella orientale e affidando l’Impero di Occidente a Massimiano, che designò come capitale Mediolanum, ribattezzata per l’occasione Aurelia Augusta Mediolanum.
Il recente restauro della Cappella di Sant’Aquilino, adiacente alla basilica paleocristiana di San Lorenzo Maggiore, ha riportato all’antico splendore quanto resta dell’originario mausoleo imperiale che Galla Placidia, sorella del futuro imperatore Onorio, fece edificare tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. L’edificio, collegato alla basilica mediante un atrio decorato a mosaici, fu in seguito dedicato a Sant’Aquilino, il cui corpo è conservato in un’urna di argento e cristallo di rocca collocata sopra l’altare.
A delimitare il sagrato che fronteggia la basilica sorgono le cosiddette “colonne di San Lorenzo”: si tratta di sedici colonne dai capitelli corinzi, provenienti da edifici romani del II o III secolo d.C., che furono qui collocate al momento della costruzione della basilica di San Lorenzo, eretta fra il 390 e il 410 e consacrata in origine come Basilica Palatina.
Dall’atrio che precede la cappella di Sant’Aquilino, attraverso un portale realizzato con marmi di epoca romana, si accede all’aula dedicata al santo: di forma ottagonale, coperta da una volta a cupola, lungo le sue pareti si alternano nicchie rettangolari e semicircolari. Mentre la struttura architettonica del IV secolo è giunta fino ai giorni nostri praticamente inalterata, della ricchissima decorazione a mosaici restano solo alcune parti, sufficienti comunque a individuare i temi dell’apparato decorativo: sulle quattro pareti dell’atrio era raffigurata la Gerusalemme celeste, con le figure a grandezza naturale di Patriarchi, Apostoli e Martiri, inquadrate da pilastri dorati.
Nell’ambiente ottagonale del sacello si sono conservati solo i mosaici dei due catini absidali: a destra il Cristo Magister, rappresentato come un giovane togato senza barba e riconoscibile solo dall’aureola, siede su una roccia circondato dagli Apostoli. Ai loro piedi scorrono due fiumi – richiamo ai fiumi dell’Eden – e un canestro contiene le pergamene con i testi sacri. Il fondo oro su cui si stagliano le figure appare qui per la prima volta nell’arte occidentale, e trasporta la scena in una dimensione ultraterrena ed extratemporale.
Nell’altro mosaico, di cui resta solo una parte, Cristo Elios alla guida del carro del sole è rappresentato come Sol invictus, trionfatore sulla morte: si sono conservati parzialmente i cavalli che trainavano il carro nel cielo e un paesaggio nel quale le greggi si abbeverano ai fiumi dell’Eden, creando un contrasto netto fra lo sfolgorante cielo d’oro e la rappresentazione naturalistica di una scena campestre, caratteristica dell’arte musiva tardoromana.
L’edificio è orientato in modo che il giorno di Natale i raggi del sole illuminino il mosaico con il carro del Cristo-Sole per scendere poi sul pavimento, dove probabilmente avrebbe dovuto essere collocato il sepolcro di Galla Placidia. È proprio a partire dal IV secolo che il culto del Sol Invictus, divino ispiratore dell’imperatore, si fonde con il culto di Cristo, fonte di vita eterna: in tal modo, la nascita del Sole, il solstizio d’inverno, e il natale di Gesù, venivano a coincidere sia dal punto di vista astronomico che da quello liturgico, fondendosi in un’unica festività.
Per le fondamenta del mausoleo, che recenti indagini hanno datato tra il 390 e il 420, venne utilizzato materiale proveniente dalla demolizione del non lontano anfiteatro. Costruito nel I secolo d.C. e ampliato in anni successivi per rispondere alle esigenze di una città che si andava espandendo, l’anfiteatro misurava centocinquantacinque metri per centoventicinque, e probabilmente si innalzava con tre ordini di arcate. Oggi, i pochi resti sopravvissuti alle demolizioni sono visibili all’interno del Parco Archeologico dell’Anfiteatro Romano, istituito agli inizi degli anni Duemila.
Al periodo di Augusto Imperatore risale il teatro, primo edificio pubblico della Mediolanum romana, che poteva ospitare fino a ottomila spettatori e che rimase in uso fino al IV secolo. Oggi, i suoi pochi resti sono inglobati nel Palazzo Turati, sede della Camera di Commercio. Nei pressi del teatro, Massimiano fece costruire il palazzo Imperiale, e dotò la sua capitale di una nuova cerchia di mura, lunga quasi cinque chilometri, che sarà rasa al suolo da Federico Barbarossa nel 1162; ne restano alcuni tratti e torri, due delle quali sono visibili nel giardino del Civico Museo Archeologico.
Il periodo di massimo splendore della città coincise con l’episcopato di Ambrogio (374-397), che fece di Mediolanum una città cristiana di grande importanza, con la realizzazione del complesso episcopale e di quattro basiliche, tra cui quella di San Lorenzo; negli stessi anni la corte dell’imperatore Onorio risplendeva per sfarzo e raffinatezza, ma il pericolo dei popoli del nord che premevano sui confini spinse Onorio a trasferire nel 402 la capitale a Ravenna, ritenendola una sede più sicura. Qui, nel 476 il suo successore Romolo Augustolo fu imprigionato e deposto dal generale germanico Odoacre, che inviò le insegne imperiali a Costantinopoli, riconoscendo come unico impero romano quello d’Oriente, nella persona dell’imperatore Zenone.
Didascalie immagini
- Mappa della Milano romana (sec. III-V): in evidenza gli edifici principali e la cinta muraria
(fonte) - Milano, Corso di Porta Ticinese – Colonne di San Lorenzo
(fonte) - Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Atrio
foto Maurizio Montagna - Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Aula ottagonale
foto Maurizio Montagna - Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Catino destro, Mosaico del Cristo Magister
foto Maurizio Montagna - Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Catino sinistro, Mosaico del Cristo Elios
foto Maurizio Montagna - Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Catino sinistro, Mosaico del Cristo Elios (particolare)
foto Maurizio Montagna - Milano, via Brisa – Resti del palazzo imperiale costruito da Massimiano (fonte)
- Veduta dal giardino delle torri romane conservate all’interno del Museo Archeologico
(fonte)
in prima pagina:
Milano, Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore, Catino destro, Mosaico del Cristo Magister,
foto Maurizio Montagna
[particolare]