Difficile immaginare, fino a quando non lo si vive, quanto possa mancare la carta di imbarco, quel cartoncino capace di racchiudere progetti e aspettative prima di volare via alla scoperta di un’altra realtà dove la Natura è la sola protagonista.
La pandemia, e piccoli individui dall’ego smisurato, ci hanno tolto la fruizione quotidiana della cultura divenendo, sempre più prepotente, una fuga risanatrice da tanta miseria, improvvisazione, arroganza e superbia.

Fortunatamente arrivano in soccorso i granitici ricordi di emozioni autentiche di quel miracolo rappresentato dal terzo pianeta del sistema solare che, nonostante l’egoismo umano, è ancora capace di toccare fino alle lacrime,
Esattamente dall’altra parte rispetto all’Italia, la Nuova Zelanda offre, quasi ovunque, la conferma del mito della bellezza serenatrice di foscoliana memoria. Da loro la natura gode di “personalità giuridica”, in pratica gli stessi diritti legali delle persone.

Al momento sono tre le zone a vantare tale satus: il fiume Whanganui, il parco nazionale Te Urewera e, ultimo in ordine temporale, il Taranaki, il monte sacro delle tribù indigene, che facendo parte dei taonga (tesori) ricevuti dalla madre Terra i Maori hanno sempre custodito come guardiani.
Il vulcano attivo, ma quiescente, venne confiscato dal governo neozelandese nel 1865 per destinarlo ai coloni militari aprendo un contenzioso ancora non del tutto sopito. Infatti, con il “Mount Egmont Vesting Act” del 1978, venne riconosiuta la proprietà alle popolazioni indigene, ma, allo stesso tempo, richiesto di donarlo al governo. Il conferimento della personalità giutidica, il ruolo whanau (famiglia estesa) e antenato, hanno garantito al Taranaki le stesse tutele delle tribù.

Egmont National Park è una località mozzafiato a cui dedicare almeno tre notti, basti pensare che la montagna è circondata da un miglio di foresta in ogni direzione per dodici miglia di diametro. Può accadere di non riuscire a vedere la sommità innevata del Taranaki perché nuvole dispettose lo impediscono. Nonostanta l’incremento turistico dovuto alla più nota guida australiana (lo ha collocato al secondo posto delle località assolutamente da visitare), è concreta la possibilità di non incontare altre persone instaurando un rapporto simbiotico con una natura diversa, capace di impietrire anche il viaggiatore navigato. 

Se esperti, è possibile raggiungere la vetta rinunciando alla guida con l’unica accortezza dell’esatto equipaggiamento. Infatti, durante l’ascesa un cartello in due lingue (ovviamente in inglese, stupisce il tedesco) avverte che è consentito continuare a chi ha conoscenza e attrezzatura sufficiente per gli improvvisi e repentini cambiamenti climatici.

Sarà anche per le storie Maori, ma il Taranaki entra e… resta dentro.

Didascalie immagini

  1. navigazione sil fiume Whanganui
    foto © Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo
  2. uno scatto all’interno del
    parco nazionale Te Urewera (fonte)
  3. una suggestiva veduta del Taranaki (fonte)
  4. il Taranaki si specchia nell’acqua
    foto © Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo
  5. la vista dell’oceano dalla vetta del Taranaki
    foto © Cinzia Colzi in esclusiva per questo articolo

In copertina
la panoramica circostante il Ttaranaki (fonte)