“In mezzo al mare c’è un’isola e in mezzo all’isola c’è un lago, e in mezzo al lago una piccola isola…”: potrebbe sembrare l’inizio di una filastrocca che ci trasporta in un mondo immaginario dove si possono incontrare meraviglie inattese. Già il nome stesso dell’isola, Mljet, dal suono dolce, e dal significato che lo è altrettanto – “miele” in croato – appare come una promessa d’incanti e delizie. Ricca di boschi e di acque, Mljet è la più meridionale tra le oltre mille isole che si snodano lungo le coste della Dalmazia; oggi circa un terzo della sua superficie è occupato da un parco nazionale di tremila ettari, all’interno del quale si circola solo a piedi o in bicicletta.

La storia dell’isola – arricchita da numerose leggende – ha lontane origini che alcuni studiosi fanno risalire addirittura al periodo omerico, identificando Mljet con l’isola di Ogigia, dove Ulisse si trattenne sette anni presso la ninfa Calipso. Altre fonti suggeriscono l’ipotesi che Mljet sia l’isola (Melita) su cui naufragò San Paolo – piuttosto che Malta, come vuole la teoria più accreditata – e dove fu morso da una vipera restando indenne, con grande stupore degli astanti (Atti degli Apostoli, Capitoli 27 e 28). La presenza di vipere e altre specie di rettili velenosi sull’isola non appartiene solo alla leggenda, ma anche alla storia recente: nel 1910 funzionari dell’Impero Austro-Ungarico, che all’epoca dominava su quest’area, decisero di importare a Mljet una colonia di manguste indiane per porre un freno al proliferare di varie specie di serpenti velenosi, divenuti ormai un grave pericolo per la popolazione.

Come nell’isola di Calipso, dove “Volvean quattro bei fonti acque d’argento, / Tra sé vicini prima, e poi divisi / L’un dall’altro e fuggenti…” (Odissea, V, 92–94), quattro sorgenti perenni, le cui acque scorrono verso i quattro punti cardinali, hanno fatto di Mljet una meta obbligata per i naviganti di ogni tempo, che qui potevano rifornirsi di acqua potabile; le numerose insenature, profonde e ben protette, hanno offerto per secoli rifugi sicuri ai pirati illirici che fin dal tempo dei romani terrorizzavano l’Adriatico con le loro feroci scorrerie. A Mljet s’incontrano le memorie di una figura circondata da un alone mitico, Teuta, la “regina dagli occhi d’oro”, passata alla storia anche come la “regina dei pirati”.

Della forte personalità e spregiudicatezza di Teuta resta una testimonianza nelle Storie di Polibio (206 a.C. – 124 a.C.), che tratteggiano un ritratto a forti tinte della sovrana dell’Illiria (più o meno l’odierna Albania), nel quale il senso di ammirazione si unisce alla consapevolezza della pericolosità per Roma di una così temibile vicina. Contro Teuta Roma intentò la prima delle numerose “Guerre illiriche”, condotta tra il 229 e il 228 a. C.: Polibio narra che Roma inviò presso la regina una delegazione guidata dall’ambasciatore Lucio; questi minacciò di costringerla con la forza a far cessare la presenza e le scorrerie dei pirati lungo le coste dove trovavano rifugio e sostegno. La regina, per tutta risposta, fece uccidere Lucio quando si accingeva a imbarcarsi per tornare a Roma.

Tracce di insediamenti illirici databili dal VI secolo a.C. in poi si trovano in vari siti dell’isola, situati prevalentemente sulle alture: si tratta dei resti di fortezze racchiuse da recinti di pietra, i cosiddetti gradaci. Il più importante di essi, sul monte Veliki Gradac, domina il Veliko Jezero, il maggiore dei due laghi di Mljet, con una superficie di quasi centocinquanta ettari, sei volte quella del Malo Jezero (il lago piccolo). Nelle acque del Veliko Jezero sorge l’isoletta di Santa Maria: si narra che il re Agrone, lo sposo di Teuta – che fu incoronata regina dell’Illiria dopo la sua morte – avesse qui una piccola dimora, che utilizzava per la caccia e per la pesca e dove Teuta amava soggiornare. Mljet non è infatti lontana dall’antica capitale del regno Illirico, Risano, situata in una profonda insenatura nelle Bocche di Cattaro.

I resti di alcune colonne di marmo indicano poi che in età romana sull’isoletta si trovava probabilmente un luogo di culto; infine, a metà del XII secolo, “l’isola dentro l’isola” fu donata dal signore locale a tre frati benedettini provenienti dalle Puglie, che vi fondarono l’abbazia di Santa Maria del Lago. La chiesa, a una sola navata, presenta l’andamento verticale caratteristico del romanico pugliese, con un’abside semicircolare e una cupola centrale. Il portico antistante fu aggiunto nel XV secolo, così come il campanile: in un piccolo lapidario, che raccoglie i reperti trovati nei paraggi, è esposta la croce in pietra collocata dai monaci sul breve canale che collega i due laghi, dove avevano installato un mulino azionato dai flussi di marea.

Tra Cinquecento e Seicento il monastero fu fortificato con mura e torri per difenderlo dagli attacchi dei Turchi e dei pirati, finché In epoca napoleonica i monaci benedettini furono allontanati, e dopo varie vicissitudini e trasformazioni (compresa l’apertura di un albergo negli ambienti conventuali), oggi il complesso appartiene alla diocesi di Dubrovnik, che sta conducendo una serie di importanti restauri.

Didascalie immagini

  1. Veduta della costa di Mljiet (Meleda), selvaggia e boscosa (© Donata Brugioni)
  2. Il piccolo borgo di Pomena, sulla costa occidentale dell’isola (© Donata Brugioni)
  3. I ruderi del palazzo costruito in età imperiale romana (III secolo d.C.), probabile residenza del governatore, da cui deriva il nome della località in cui si trova, Polače; accanto, i resti delle Terme e di due chiesette che risalgono al V secolo. (© Donata Brugioni)
  4. Mappa dell’isoletta di Santa Maria nel Veliko Jezero, il più grande dei due laghi che si trovano sull’isola di Mljet (© Donata Brugioni) / L’accesso al complesso dell’abbazia benedettina di Santa Maria del Lago dal pontile di approdo (© Donata Brugioni)
  5. Interno della chiesa di Santa Maria del Lago (XII sec.), caratterizzata dallo sviluppo verticale proprio del romanico pugliese (© Donata Brugioni) / Il porticato antistante la chiesa fu aggiunto nel XV secolo (© Donata Brugioni)
  6. Sull’isola di Santa Maria sorgono anche due cappelle dedicate a S. Giovanni e S. Benedetto, edificate nella stessa epoca della chiesa (XII secolo) (© Donata Brugioni)

in prima pagina:
L’abbazia benedettina di Santa Maria del Lago vista dal pontile di approdo
(© Donata Brugioni)