“Ecco, mi dissi, la grandezza del nostro ordine: per secoli e secoli uomini come questi hanno visto irrompere le turbe dei barbari, saccheggiare le loro abbazie, precipitare i regni in vortici di fuoco, eppure hanno continuato ad amare le pergamene e gli inchiostri e hanno continuato a leggere a fior di labbro parole che si tramandavano da secoli e che essi tramandavano ai secoli a venire”
(Umberto Eco, Il nome della rosa, Terzo Giorno, Terza)
Nelle abbazie benedettine l’intero complesso architettonico e la vita stessa dei monaci ruotano attorno a due fulcri, la chiesa e la biblioteca – e di quest’ultima le parole di Umberto Eco colgono il ruolo fondamentale. La lettura è del resto prescritta dalla stessa Regola di San Benedetto, sia come lettura eseguita da un monaco ad alta voce durante i pasti in refettorio, sia come esercizio individuale. Per Il nome della rosa, Eco si è ispirato alla biblioteca dell’abbazia benedettina di San Gallo, in Svizzera, una delle più antiche al mondo tuttora in attività.
Dopo la caduta dell’impero romano, al tempo delle invasioni barbariche le biblioteche benedettine svolsero per secoli una funzione importantissima: furono monaci venuti dall’Irlanda nel VII secolo a iniziare l’opera di recupero e salvaguardia di quello che restava del sapere delle epoche passate, restaurando, custodendo e copiando tutti i preziosi manoscritti di cui venivano in possesso. Nella stretta e solitaria valle boscosa non lontana dal lago di Costanza, dove il monaco irlandese Gallo – uno dei dodici che seguirono sul continente San Colombano – si era ritirato in eremitaggio intorno al 620, sul luogo della sua sepoltura veniva fondato un secolo dopo il monastero benedettino intitolato al suo nome; nello scriptorium, destinato a divenire un punto di riferimento sempre più importante per la conoscenza della cultura classica nell’Europa centro-settentrionale, si coltivavano la calligrafia, la miniatura e la legatoria: quest’ultima richiedeva anche abilità nell’oreficeria e nella lavorazione dell’avorio, producendo capolavori come la copertina dell’Evangelium Longum, che risale alla fine del IX secolo. Le attività dello scriptorium furono coadiuvate ben presto dalla fondazione di una scuola dedicata all’apprendimento delle arti connesse con la produzione libraria.
Oggi, nel vasto patrimonio della biblioteca di San Gallo figurano oltre duemila codici miniati e documenti, i più antichi dei quali risalgono all’VIII secolo. Uno dei gioielli più preziosi è la cosiddetta “pianta di San Gallo”, che offrì a Umberto Eco lo spunto per immaginare la struttura dell’abbazia in cui si svolgono gli eventi de Il nome della rosa: non si tratta però della pianta di un complesso monastico effettivamente realizzato, ma di una sorta di “archetipo” della struttura di un monastero benedettino con tutti i suoi annessi. La pianta è stata tracciata agli inizi del IX secolo su una pergamena costituita da cinque pelli di pecora cucite insieme: vi sono rappresentati oltre cinquanta edifici, comprendenti due chiese, lo scriptorium adiacente alla chiesa principale, le abitazioni dei monaci, cucine, laboratori, stalle, distilleria, infermeria, a comporre il più antico disegno architettonico giunto fino ai nostri giorni.
Centro di spiritualità e cultura di importanza crescente, il complesso abbaziale di San Gallo ha subito nel tempo numerose modifiche. A metà del XVIII secolo, un radicale intervento di ristrutturazione interessò sia la chiesa che la biblioteca. La chiesa assunse il rango di cattedrale della città di San Gallo: l’edificio – una complessa architettura in uno sfarzoso stile rococò con l’interno decorato in colori pastello – mantiene l’antica struttura della chiesa abbaziale, a due absidi con l’ingresso sul fianco destro, proprio come la chiesa rappresentata nell’antica “pianta di San Gallo”.
La sala di lettura della biblioteca rappresenta uno dei più begli esempi di rococò nell’Europa del XVIII secolo, con I suoi elaborati arredi in legno scolpito e il soffitto decorato da affreschi e stucchi. Sopra la porta d’ingresso figura la scritta in greco psyche iatreion, “luogo di cura dell’anima”.
In passato i manoscritti più preziosi erano conservati in casse, tenute sempre pronte in modo che in occasione d’incendi o di saccheggi da parte d’invasori si potesse rapidamente mettere in salvo un patrimonio unico e irripetibile; oggi, con spirito analogo, è in corso un progetto di digitalizzazione dei manoscritti e codici custoditi a San Gallo, avviato nel 2005 a cura dell’Università di Friburgo; l’obiettivo è quello di rendere accessibili tutti i manoscritti medievali della biblioteca e tramandarne la conoscenza preservandoli dai danni che il tempo può arrecare a materiali così fragili e preziosi.
I manoscritti digitalizzati sono consultabili all’indirizzo dedicato. Fra questi, il più pregiato è l’evangeliario irlandese di San Gallo, che contiene i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni decorati con 12 pagine scritte e miniate in Irlanda intorno al 750: un esempio della raffinata decorazione basata su intrecci di racemi e figure stilizzate, disposti secondo complessi schemi geometrici, caratteristica della produzione negli scriptoria dei monasteri irlandesi tra il VII e il IX secolo.
Didascalie immagini
- Evangelium longum: la sfarzosa legatura, creata attorno all’895 dal monaco Tutilone, mostra il livello di raffinatezza raggiunto dalla scuola dello scriptorium sangallese (© Stiftsbibliothek St.Gallen)
(fonte) - Nella cosiddetta “Pianta di San Gallo” è rappresentata la struttura ideale di un complesso monastico benedettino del IX secolo
(fonte) - La cattedrale della città di San Gallo è il risultato della ricostruzione della chiesa abbaziale, realizzata tra il 1755 e il 1766 su progetto di Johann Caspar Bagnato; è stata mantenuta l’originaria struttura a due absidi, con l’ingresso laterale dall’antico chiostro
(© Donata Brugioni) - La sala di lettura della biblioteca, realizzata a metà del XVIII secolo (fonte) https://www.bodensee.eu/it/area-stampa/Immagini-per-la-stampa/l-abbazia-di-san-gallo-i851 / La porta d’ingresso alla biblioteca con la scritta in greco psyche iatreion, “luogo di cura dell’anima”
(© Donata Brugioni) - Uno scriptorium medievale
(fonte) - L’abbazia di San Gallo allo stato attuale: dopo la soppressione del monastero benedettino, avvenuta nel 1805, vi hanno sede la Diocesi di San Gallo e il Governo Cantonale
(© Donata Brugioni)
in prima pagina:
Uno scriptorium medievale
(fonte)
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