Cade la sera. Nasce / la luna della Verna / cruda, roseo nimbo / di tal ch’effonde pace / senza parola dire. / Pace hanno tutti i gioghi. / Si fa più dolce il lungo / dorso del Pratomagno

Così Gabriele d’Annunzio celebrava in Alcyone il soggiorno presso il castello di Romena nell’estate del 1902 in compagnia di Eleonora Duse, durante il quale si narra che uscisse per solitarie cavalcate notturne completamente nudo. Leggenda probabilmente, forse l’ultima di una lunga serie nata nella fascinosa – e per molti aspetti misteriosamente magica – terra del Casentino. Il castello di Romena aveva già visto tra le sue austere mura molti personaggi illustri, a cominciare da Dante Alighieri; il poeta soggiornò qui ospite dei Conti Guidi in una delle tappe del suo esilio di “ghibellin fuggiasco” – come lo definì Foscolo nei Sepolcri – e ricordò nella Divina Commedia il paesaggio di questa terra: “li ruscelletti che d’i verdi colli / del Casentin discendon giuso in Arno / faccendo i lor canali freddi e molli / sempre mi stanno innanzi.” (Inferno, XXX, 64-67)

Attraversato dall’alto corso dell’Arno – è ancora Dante a descriverne il lungo cammino: “Per mezza Toscana si spazia / un fiumicel che nasce in Falterona, / e cento miglia di corso nol sazia” (Purgatorio, XIV 16-18) – e dai numerosi torrenti suoi affluenti, il Casentino può essere considerato una terra di confine, che vide fra l’XI e il XII secolo la nascita di un sistema capillare di castelli, seguita dallo sviluppo dei domini feudali di grandi famiglie come i Guidi e gli Ubertini. L’età medioevale, iniziata con l’invasione longobarda, è quella che ha lasciato maggiori testimonianze in un territorio ricco anche di tracce dell’epoca etrusca – tra cui il santuario del Lago degli Idoli – e di quella romana, e si protrasse fino a metà del Quattrocento, quando il Casentino passò sotto il controllo della Repubblica Fiorentina.

La più imponente e rappresentativa testimonianza architettonica medioevale è il castello di Poppi, edificato fra l’XI e il XIII secolo dai Conti Guidi e assurto a simbolo stesso del Casentino, visibile com’è da gran parte del territorio circostante grazie alla sua possente torre alta cinquanta metri; secondo Vasari, l’architetto Arnolfo di Cambio si ispirò proprio al Castello di Poppi per la costruzione di Palazzo Vecchio a Firenze. Qui Dante Alighieri fu ospitato da Guido da Battifolle nel 1310, quando il castello era da poco stato ultimato.

All’interno si visitano alcune sale, tra cui quella dedicata alla battaglia di Campaldino, combattuta nel 1289 tra guelfi e ghibellini, il salone delle feste e gli appartamenti dei conti Guidi. Alla battaglia di Campaldino partecipò anche Dante, allora ventiquattrenne, schierato in prima linea tra i cavalieri armati alla leggera: una rievocazione di quella giornata, piena di pathos e ricca di suggestive annotazioni naturalistiche e ambientali – “Indi la valle, come ‘l dì fu spento, / da Pratomagno al gran giogo coperse / di nebbia” – la troviamo nelle parole di Buonconte da Montefeltro, che Dante incontra nel Purgatorio (Canto V, 91-129). Buonconte narra come “forato ne la gola, / fuggendo a piede e sanguinando il piano” sia giunto sulle rive dell’Archiano, il torrente che attraversa la piana di Campaldino, e come il suo corpo, trascinato in Arno dalle acque impetuose dell’Archiano, non sia mai stato ritrovato.

Il Casentino è ricco di leggende a sfondo magico, legate alla fondazione di castelli, come nel caso di Castel San Niccolò, o come la leggenda della Torre dei Diavoli di Poppi, nella quale compare il personaggio della contessa Matelda, sterminatrice di amanti; leggenda a sfondo religioso è quella del Santo Torello da Poppi, che rinunciò a tutti i suoi beni e visse in eremitaggio per sessanta anni. Hanno per sfondo il Casentino le storie fantastiche narrate nella raccolta Le Novelle della Nonna, che la scrittrice Emma Perodi pubblicò nel 1893 e nella quale figurano personaggi realmente esistiti come Adamo il falsario e i Conti Guidi; pur essendo un testo rivolto ai bambini, vi sono contenuti temi inquietanti, storie di spiriti dall’atmosfera “gotica”, vicende ai limiti dell’horror, che ne fanno una lettura forse più adatta agli adulti.

Alcune leggende esprimono l’atmosfera mistica che in Casentino si concretizzò in epoca medioevale con la costruzione delle pievi e la fondazione di eremi, poi divenuti monasteri: il più celebre, il santuario della Verna, deve la propria origine a San Francesco, che nel 1213 aveva ricevuto in dono l’intera montagna dal conte Orlando Catani: “Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera fare vita solitaria“. Il complesso monastico, ricco di notevoli opere d’arte, domina la vallata sottostante da una rupe a quasi mille e trecento metri di altezza, sul limite meridionale del Parco delle Foreste Casentinesi, mentre l’altro importante centro di spiritualità del Casentino, l’eremo di Camaldoli, fondato da San Romualdo circa mille anni fa, si trova nel cuore del Parco.

Il Casentino è terra di antiche tradizioni, e anche se negli ultimi decenni vi si sono insediate numerose realtà industriali, restano sempre importanti l’agricoltura, l’allevamento e un artigianato tipico di qualità che riguarda vari settori, da quello del legno al ferro battuto e fino al tessile. Nasce qui il famoso “panno Casentino”, la cui produzione risale al XIV secolo: all’epoca era un tessuto rustico utilizzato da montanari e monaci, e tale rimase fino all’Ottocento, quando veniva usato come coperta per i cavalli; i suoi caratteristici riccioli, ottenuti in origine spazzolando la lana con pietra (“rattinatura”) ne fanno un tessuto caldo e molto resistente, antifreddo e antipioggia, dall’aspetto rustico, che ha però ispirato ad alcuni stilisti internazionali la creazione di modelli di gran classe.

In Casentino l’arte fabbrile, detta più comunemente del ferro battuto, vanta una tradizione antichissima che risale all’epoca longobarda e annovera nomi famosi, come quello di Mastro Adamo da Romena, che per la sua riconosciuta abilità nei lavori di cesello fu indotto dai Conti Guidi a falsificare il “fiorino” d’oro di Firenze e venne per questo condannato al rogo; Dante lo incontra nell’Inferno tra i falsari (XXX, 73-75): “Ivi è Romena, là dov’io falsai / la lega suggellata del Batista; / per ch’io il corpo sù arso lasciai“.

In Casentino venivano sfruttate fin dall’antichità piccole cave di ferro di qualità scadente, che veniva venduto in pani sui mercati di Bibbiena e Arezzo, il cosiddetto “ferro grosso di Casentino”; fino agli anni Settanta del Novecento era attiva nei pressi di Talla la ferriera del Bonano, di origine cinquecentesca: l’elemento principale della lavorazione era un enorme maglio, con una testa di centocinquanta chili e un manico di tre metri, azionato ad acqua, che veniva utilizzato per la  produzione di attrezzi agricoli.

Oltre alla presenza di numerose fucine di fabbri attive in tutto il Casentino, si svolge a Stia la Biennale Europea di Arte Fabbrile, la cui XXIV edizione è prevista dal 2 al 5 settembre 2021. Alla precedente, tenutasi nel settembre 2019, hanno partecipato oltre trecento fabbri provenienti da venti paesi, dando vita a un confronto fra maestri di questa antica arte che nel mondo continuano a tenerne viva la tradizione. Migliaia di persone affluiscono a Stia nei quattro giorni durante i quali è possibile seguire il lavoro dei fabbri che creano in diretta oggetti ed elementi decorativi, tra il risuonare dei martelli che battono sulle incudini, mentre ardono le braci delle fucine all’aperto, allestite per l’occasione. Inoltre, ogni anno in estate vengono organizzati a Stia corsi di forgiatura tenuti da maestri provenienti da vari paesi europei.

Dettagli

Didascalie immagini
  1. Il castello di Romena, uno dei più maestosi castelli monumentali dei Conti Guidi del Casentino, fu fondato nell'XI secolo e ampliato nel corso dei due secoli successivi; conobbe il suo massimo splendore all'epoca di Dante Alighieri
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  2. Il castello di Poppi domina sul paesaggio circostante
    (© Donata Brugioni)
  3. Il cortile del castello di Poppi
    (© Donata Brugioni)
  4. Firenze, Casa di Dante: Diorama della Battaglia di Campaldino 
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  5. Veduta del Santuario della Verna, fondato da San Francesco negli anni Dieci del XIII secolo 
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  6. Celle dell'Eremo di Camaldoli, fondato da San Romualdo circa mille anni fa 
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  7. Stia (AR): Museo dell'Arte della Lana, macchine per la lavorazione del panno Casentino 
    (fonte)
  8. L'antico maglio (XVI secolo) nella ferriera del Bonano 
    foto A. Ferrini
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  9. Stia (AR): Concorrenti all'opera durante la Biennale Europea di Arte Fabbrile 
    (© Donata Brugioni)

in prima pagina:
veduta del Casentino dal castello di Poppi
(© Donata Brugioni)
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