Quando nel 1604 il pittore fiammingo Pieter Paul Rubens (1577-1640) arrivò per la prima volta a Genova si trovava in Italia ormai da quattro anni: aveva soggiornato e lavorato a Venezia, Mantova e Roma, dove si recò su incarico del duca di Mantova a studiare gli antichi ed eseguire copie da Michelangelo e Raffaello. Ma fu Genova, che stava vivendo nel momento di maggior splendore del suo “secolo d’oro”, la vera rivelazione agli occhi dell’artista: trovò una città che da un lato si distingueva per la magnificenza e sontuosità delle dimore nobiliari, dall’altro vi si respirava la stessa atmosfera animata e cosmopolita di un grande porto, cuore di traffici commerciali con tutto il mondo, che Rubens aveva lasciato nella sua Anversa.

Tre anni più tardi Rubens tornava a Genova al seguito del Duca Vincenzo I Gonzaga e nel tempo lasciato libero dalle numerose commissioni che gli affidava l’aristocrazia locale – generalmente ritratti di famiglia e dipinti di soggetto sacro – si dedicò a disegnare i più bei palazzi genovesi, riproducendone piante, sezioni e prospetti: una notevole mole di materiale che Rubens riportò in patria e dalla quale ricavò la pubblicazione I palazzi di Genova, ricca di quasi centoquaranta tavole, che l’artista stesso dette alle stampe nel 1622, nell’intento di far conoscere ai suoi concittadini un complesso monumentale che non aveva eguali nel mondo.

Attorno alla metà del XVI secolo era stata avviata a Genova la creazione delle “Strade Nuove” (oggi Via Garibaldi, via Cairoli e via Balbi), un complesso urbano destinato ad accogliere i palazzi delle maggiori famiglie della città. Tra questi, un Decreto del Senato emanato nel 1576 stabiliva che venissero selezionati i cosiddetti “Palazzi dei Rolli”. I Rolli (ruoli) erano gli elenchi delle dimore signorili nelle quali alloggiare gli ospiti stranieri in visita di stato, mancando alla Repubblica di Genova una sede ufficiale per queste occasioni, sempre più frequenti in ragione della sua crescente potenza politica ed economica.

I palazzi venivano suddivisi in tre categorie in base all’importanza e alla magnificenza; le rispettive liste erano dette “bussoli”, dal nome del bussolotto che si utilizzava per estrarre a sorte la famiglia destinata ad accogliere l’ospite in arrivo. Il primo elenco, stilato nel 1576, comprendeva cinquantadue palazzi, suddivisi in tre “bussoli”: i palazzi elencati nel primo potevano ospitare cardinali, sovrani stranieri, i viceré di Napoli e Sicilia e i governatori di Milano, mentre il secondo e il terzo bussolo includevano le residenze destinate a principi e personalità di rango inferiore fino agli ambasciatori stranieri. Solo tre erano i palazzi che furono fin dall’inizio ritenuti degni di ospitare papi e imperatori.

Primo fra questi, il Palazzo Tursi (oggi sede delle sale di rappresentanza del Comune di Genova e di un’estensione del museo di Palazzo Bianco), fu edificato negli anni Settanta del Cinquecento per Niccolò Grimaldi, detto “il Monarca” per il suo immenso patrimonio. Posizionato “in costa” sulle pendici della collina del Castelletto, si affaccia sulla Strada Nuova con le due ali unite da loggiati e ha una facciata così grandiosa e scenografica che Rubens nel suo volume sui Palazzi di Genova decise di riprodurne solo la metà.

A poca distanza, negli stessi anni sorgeva Palazzo Lercari, edificato per Franco Lercari, potente banchiere al servizio di Carlo V. Anche a Palazzo Lercari venne attrribuito l’onore (e il gravoso onere) di ospitare i grandi potentati. Ricca la decorazione nelle sale del piano nobile: il pittore Luca Cambiaso vi affrescò episodi della vita di Megollo Lercari – un antenato del proprietario vissuto nel Trecento e artrefice delle forrtune della famiglia – fra cui la scena con la costruzione del Fondaco di Trebisonda, riferimento agli ormai secolari rapporti dei Lercari con le proprie basi commerciali sul Mar Nero.

Agli inizi del Seicento, Stefano Balbi fece aprire la “Strada dei Signori Balbi”, ancora oggi via Balbi, dove vennero edificate la sua dimora e quelle di altri rami della famiglia. Il palazzo fu ampliato verso la fine del secolo quando passò ai Durazzo, che vi aggiunsero una terrazza con affaccio sul porto e fecero realizzare la splendida Galleria degli specchi. Infine, dal 1824 il palazzo divenne residenza reale dei Savoia e ospita oggi il Museo di Palazzo Reale, che custodisce la ricchissima quadreria formatasi nel corso dei secoli a opera dei vari proprietari.

Vi figura il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo, opera di Anton van Dyck, che i Balbi conobbero ad Anversa e chiamarono a Genova, dove il maestro soggiornò e lavorò per quattro anni dal 1621 lasciando numerosi ritratti e opere di soggetto sacro, come aveva fatto il suo maestro Rubens quindici anni prima. Mercanti di tessuti, i Balbi esportavano in tutta Europa il velluto di seta di altissima qualità che si produceva in Liguria, un tessuto di gran lusso, irrinunciabile per gli abiti di gala. Il profondo nero dalle mille sfumature e lucentezze, che tanto ci affascina nei dipinti di Rubens e van Dyck è la virtuosistica riproduzione dell’aspetto di quei velluti che dettero un contributo significativo alla grande ricchezza della Repubblica.

La “precettazione” imposta dal sistema dei Rolli, che obbligava a fornire un’ospitalità impegnativa e dispendiosa, anche se di prestigio, non era apprezzata da tutti quelli che la dovevano subire; scriveva nel 1620 Andrea Spinola: “Tutti coloro ch’hanno case sogette all’alloggiamento, ricevono tanta noia e tanto stratio nelli arnesi e suppelettili che, s’io non erro, sarebbero pronti a lasciarsi tassare per la compra di alcun bel palazzo, il quale, restando del publico, dovesse servire per li alloggiamenti”.

Ma, nonostante i “mugugni” da parte degli interessati, il sistema dei Rolli durò almeno fino agli inizi del Settecento, e riguardò complessivamente oltre un centinaio di edifici. Nel 2006 l’UNESCO ha riconosciuto le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli come Patrimonio dell’Umanità, in quanto “rappresentano il primo esempio europeo di un progetto di sviluppo urbano con una struttura unitaria pianificato da un’autorità pubblica e associato a un sistema peculiare di ospitalità pubblica in residenze private, in base a un decreto del Senato”. Il sito UNESCO comprende quarantadue palazzi, in qualche caso ancora di proprietà privata, nella maggior parte sede di istituti bancari o uffici pubblici; alcuni sono divenuti musei e quindi sono sempre visitabili: i palazzi dei Musei di Strada Nuova, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola di Pellicceria, il Museo di Palazzo Reale.

Ogni anno a Genova si organizzano due edizioni (in primavera e autunno) dei Rolli Days: un fine settimana durante il quale sono aperti al pubblico una trentina dei palazzi che facevano parte del sistema dei Rolli. Quest’anno l’edizione primaverile si è tenuta a maggio in forma digitale con la Rolli Days Digital Week, mentre è prevista per il 10 e 11 ottobre prossimi l’edizione autunnale 2020.

Didascalie immagini

  1. Pieter Paul Rubens: Ritratto equestre di Giovanni Carlo Doria (1606) – Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
    (fonte
  2. Tavola dal volume di Pieter Paul Rubens I Palazzi di Genova
    (fonte)
  3. La facciata di Palazzo Tursi su Via Garibaldi Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  4. Cortile di Palazzo Tursi con lo scenografico scalone 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  5. Palazzo Lercari: Lo scalone di accesso al piano nobile; Luca Cambiaso: Costruzione del Fondaco di Trebisonda ad opera di Magollo Lercari, affresco sulla volta del salone al secondo piano nobile 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  6. Palazzo Reale (Palazzo Stefano Balbi): Veduta del cortile 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  7. Palazzo Reale (Palazzo Stefano Balbi): La Galleria degli Specchi 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  8. Anton van Dyck: Caterina Balbi Durazzo – Genova, Museo di Palazzo Reale
    (fonte)
  9. Cortile di Palazzo Bianco (Palazzo Luca Grimaldi) 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova
  10. Due interni di Palazzo Spinola di Pellicceria, sede della Galleria Nazionale della Liguria (Palazzo Francesco Grimaldi) 
    Courtesy Centrovideo – Comune di Genova

in prima pagina:
Tavola dal volume di Pieter Paul Rubens I Palazzi di Genova
[particolare]
(fonte)