Il 15 febbraio 1929 sbarcava a Buenos Aires insieme ai genitori dal piroscafo Giulio Cesare, partito da Genova due settimane prima, il giovane Mario Bergoglio di anni 21, proveniente da Alessandria. Lo documenta la scheda custodita presso il Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos di Buenos Aires, uno degli organismi collegati con la banca dati dell’italiano CISEI (suggestivo acronimo per il Centro Internazionale Studi Emigrazione Italiana), che ha sede a Genova; il suo archivio on line “Dal porto al mondo” raccoglie quasi 3 milioni di schede relative a cittadini italiani emigrati dai porti nazionali verso le Americhe nell’arco di un secolo, dalla metà dell’Ottocento al 1950.

Al tema dell’emigrazione dedica un intero piano Galata Museo del Mare, il più grande museo marittimo del Mediterraneo, affacciato sulla darsena del Porto Antico di Genova. Nella sezione MeM Memoria e Migrazioni si raccontano l’emigrazione italiana via mare e la recente immigrazione verso l’Italia. Accanto alle ricostruzioni ambientali delle varie destinazioni dei migranti italiani – il quartiere genovese de La Boca a Buenos Aires, le fazende  brasiliane o Ellis Island, porta d’accesso agli Stati Uniti – sono stati ricostruiti alcuni locali della terza classe del piroscafo Città di Torino, che nei primi trenta anni del secolo scorso trasportò centinaia di migliaia di emigranti italiani lungo la rotta Genova-New York.

Le postazioni multimediali del museo, interattive, immergono il visitatore nella lunga trafila di documenti, controlli e interrogatori richiesti a coloro che volevano tentare l’avventura oltreoceano, uomini e donne in gran parte provenienti dal mondo contadino come i Bergoglio, che per emigrare vendettero il proprio podere in Piemonte, lasciandosi alle spalle storia e memorie familiari. Il percorso termina in un ambiente che ha alle pareti una serie di piccoli cassetti, ciascuno dei quali contiene la storia di un emigrante: sfilano davanti ai nostri occhi le vicende di persone che partirono per le Americhe con il sogno di “fare fortuna”, incontrando un destino a volte ricco di soddisfazioni e successi, a volte fatto di amare delusioni e povertà.

La nuova, conclusiva sezione del MeM, riallestita due anni fa, Italiano anch’io! L’immigrazione nell’Italia che cambia, è dedicata al recente fenomeno dell’immigrazione verso l’Italia, nell’intento di “porre l’attenzione sulla percezione del fenomeno immigrazione da parte degli italiani e sull’auto percezione degli immigrati nel contesto della società italiana”.

Nell’anno 1929, destinato a passare alla storia come quello del disastroso crollo della borsa di Wall Street, i Bergoglio facevano parte dei quasi 175.000 italiani che espatriarono via mare: 73.000 erano diretti verso il continente americano, e di questi 25.000 in Argentina. Chiamati sprezzantemente negli Stati Uniti steerage passengers (passeggeri di stiva), erano il bersaglio di articoli e vignette satiriche feroci soprattutto sui giornali di New York, dove nell’arco di 60 anni sbarcarono 12 milioni di immigrati, provenienti prevalentemente dall’Europa e dalla Russia.

Il punto di attracco delle navi e di controllo e smistamento – o respingimento – dei migranti prima che potessero toccare il suolo degli Stati Uniti era a Ellis Island, un’isoletta nella baia di New York poco lontana dalla Statua della Libertà. Chiuso definitivamente nel 1954, il grande complesso – dove transitarono fino a diecimila persone in un solo giorno – è dal 1990 sede dell’ Ellis Island National Museum of Immigration.

Quando la famiglia Bergoglio sbarcò dal Giulio Cesare, trovò sul porto di Buenos Aires l’Hotel de Inmigrantes, un insieme di edifici costruiti fra il 1906 e il 1911 per la prima accoglienza degli immigrati che qui trovavano assistenza, alloggio temporaneo, un ufficio di collocamento che si occupava di indirizzarli verso le future sedi di lavoro e un ospedale.

Il vero e proprio Hotel de Inmigrantes è un edificio di quattro piani lungo cento metri, costruito in cemento armato – tecnica allora all’avanguardia – che poteva ospitare fino a tremila persone in contemporanea. Pur essendo pensata per un soggiorno breve (dai tre ai cinque giorni in media), la struttura era concepita in modo da offrire la massima opportunità di impiegare utilmente e mettere a frutto il primo impatto con un mondo nuovo: le donne si occupavano dei lavori domestici e della cura dei bambini e al tempo stesso seguivano corsi di economia domestica e puericultura, gli uomini erano indirizzati all’Oficina de trabajo, l’ufficio di collocamento che prospettava loro le offerte lavorative in funzione del mestiere che ciascuno svolgeva nella patria d’origine; dal 1913 nell’Oficina vennero installate alcune macchine agricole per illustrarne il funzionamento ai nuovi arrivati.

L’Hotel de Inmigrantes fu chiuso definitivamente nel 1953 e dichiarato monumento nazionale nel 1990. Oggi vi ha sede il MUNTREF (Museo de la Universidad Nacional de Tres de Febrero), e oltre a musei ed esposizioni dedicati all’arte contemporanea ospita il Museo de la Inmigración. All’interno del museo, un’esposizione permanente dedicata a Italianos y Españoles en la Argentina illustra la vita delle comunità che più di tutte hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo del paese. Oltre due milioni di italiani sbarcarono a Buenos Aires nell’arco di venticinque anni fra il 1881 e il 1914, ma l’immigrazione italiana in Argentina era iniziata già nella prima metà dell’Ottocento: risale al 1858 la fondazione dell’associazione Unione e Benevolenza, nata come una società di mutuo soccorso a favore degli italiani in difficoltà, ai quali si offrivano assistenza economica e materiale.

A questa seguì la nascita di numerose associazioni che alimentavano la coesione e lo spirito di appartenenza di una comunità sempre più popolosa e attiva: lo racconta la mostra del MUNTREF, seguendo la storia degli italiani in Argentina dagli inizi del Novecento alla seconda guerra mondiale, in una panoramica che spazia dalle celebrazioni ufficiali a ogni settore della vita associativa, da quello assistenziale e sindacale alle attività culturali, ricreative e sportive.

Nel 1929, quando la famiglia Bergoglio iniziò la sua nuova vita in Argentina, quasi un terzo dei due milioni e duecentomila abitanti di Buenos Aires erano immigrati italiani: i loro figli erano fin dalla nascita cittadini argentini in base al vigente ius soli, così come i cinque figli di Mario Bergoglio e della sua sposa Regina Maria; il maggiore, Jorge Mario, ha percorso a ritroso il viaggio paterno nel 2013, recandosi a Roma dove è salito al Soglio Pontificio come Papa Francesco.

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Si ringraziano per il materiale documentario e le immagini cortesemente messi a disposizione:
– Eleonora Errico (Ufficio Stampa Costa Edutainment s.p.a.) per Galata Museo del Mare, Genova
– Marcelo Huernos (Investigación y producción de contenidos Muestra permanente Italianos y Españoles en la Argentina) per il Museo de la Inmigración, MUNTREF, Buenos Aires

Didascalie immagini

  1. Scheda dell’emigrante Bergoglio Mario (fonte)
  2. Ricostruzione di un vicolo di Genova con l’Ufficio di una Compagnia di Navigazione agli inizi del Novecento. Cortesia Galata. Museo del Mare, Genova / Interno dei dormitori di III classe sul piroscafo Città di Torino (ricostruzione). Cortesia Galata Museo del Mare, Genova
  3. Passaporto e biglietto di viaggio. Cortesia Galata Museo del Mare, Genova / Postazione interattiva: l’incontro col doganiere. Cortesia Galata Museo del Mare, Genova
  4. Arrivo del piroscafo Giulio Cesare nel porto di Buenos Aires  – Archivio General de la Nación Argentina. Cortesia MUNTREF
  5. Arrivo a New York, inizi del Novecento. In vista della Statua della Libertà (fonte)
  6. Veduta aerea dell’Hotel de Inmigrantes a Buenos Aires. In primo piano l’edificio dell’imbarcadero, dove attraccavano i piroscafi (fonte)
  7. Hotel de Inmigrantes, Buenos Aires: sala di soggiorno e refettorio maschile (fonte)
  8. Hotel de Inmigrantes, Buenos Aires: corso di Economia domestica e macchine per la formazione professionale dei nuovi arrivati (fonte)
  9. Commissione di dame di Unione e Benevolenza  (1907) – Archivio General de la Nación Argentina. Cortesia MUNTREF
  10. Celebrazione del 50mo anniversario dell’Unità d’Italia organizzata dalla Federazione delle Società Italiane in Argentina (1920) – Archivio General de la Nación Argentina. Cortesia MUNTREF

IN COPERTINA
Veduta aerea dell’Hotel de Inmigrantes a Buenos Aires. In primo piano l’edificio dell’imbarcadero, dove attraccavano i piroscafi
(fonte)