La Villa Medicea di Poggio a Caiano fu fatta edificare da Lorenzo de’ Medici alla fine del Quattrocento: Lorenzo affidò il progetto a Giuliano da Sangallo, che si ispirò all’antico disegnando un edificio innalzato su una base aperta da arcate, con la facciata ornata da un portico a colonne sormontato da un frontone. Il fregio che lo decora, realizzato in terracotta invetriata nei colori del bianco e dell’azzurro da Bertoldo di Giovanni e bottega, sviluppa un tema complesso a carattere filosofico, articolato in cinque scene, che iniziano con la circolarità del Tempo e dei suoi cicli e si concludono con il giudizio delle anime dopo la morte.

La villa si trovava al centro di una grande tenuta agricola, situata tra Firenze, Prato e Pistoia; la struttura dell’edificio e la sistemazione del territorio dovevano riflettere le teorie filosofiche neoplatoniche che circolavano alla corte del Magnifico: l’uomo, centro di tutto il creato, ha il compito di plasmare il paesaggio ispirandosi a principi di ordine e armonia.

Il progetto comprendeva, oltre alla ricostruzione di Villa Ambra, che il Magnifico aveva acquistato dai Rucellai, un complesso di edifici destinati a costituire il cuore della tenuta agricola, le “Cascine del Poggio a Caiano” (oggi Cascine di Tavola): probabilmente realizzate su progetto di Giuliano da Sangallo, si ispiravano alle cascine lombarde che Lorenzo aveva potuto vedere nei suoi soggiorni presso gli Sforza.

La costruzione della villa venne completata su iniziativa del figlio di Lorenzo, Giovanni, salito al trono pontificio come Leone X, e Giuliano da Sangallo seguì personalmente i lavori anche in questa fase. La realizzazione della volta del salone centrale al primo piano fu un capolavoro di ingegneria: secondo quanto narra Vasari, poiché i Medici temevano il crollo della copertura a botte a causa dell’eccessiva ampiezza, per dissipare ogni dubbio l’architetto ne realizzò un prototipo nella propria casa in Firenze. All’epoca di Leone X risale anche la decorazione del salone con affreschi allegorici celebrativi della casata, opera di pittori manieristi tra i quali Jacopo da Pontormo e Andrea del Sarto.

La villa fu residenza estiva anche per le generazioni successive dei Medici, che la utilizzavano in occasioni ufficiali importanti e vi ospitavano personaggi di rilievo: al Poggio venivano accolte prima di giungere a Firenze le spose straniere dei membri della famiglia, che ricevevano qui l’omaggio della nobiltà fiorentina, come Giovanna d’Austria, prima moglie di Francesco I e Cristina di Lorena, andata in sposa a Ferdinando I. Nel corso del Cinquecento si celebrarono qui, tra gli altri, i matrimoni tra Cosimo I ed Eleonora di Toledo, e tra Francesco I e Bianca Cappello, da tempo sua amante.

La relazione tra la nobildonna veneziana e Francesco I, iniziata quando il granduca era sposato con Giovanna d’Austria, fu uno dei maggiori scandali dell’epoca, suscitando innumerevoli dicerie, tra cui quella che Bianca praticasse le arti della stregoneria. Rimasti entrambi vedovi, i due amanti poterono unirsi in matrimonio e trascorsero al Poggio lunghi periodi, finché nel 1587 vi trovarono la morte a distanza di poche ore l’uno dall’altra dopo undici giorni di agonia, quasi certamente per avvelenamento.

Un altro personaggio “scomodo” che soggiornò nella villa fu Margherita Luisa d’Orléans, sposa di Cosimo III, giunta a Firenze nel 1661. La principessa, abituata alla mondana e vivace corte parigina e profondamente diversa per carattere da Cosimo, cupo e bigotto, entrò presto in conflitto con la potente granduchessa madre, Vittoria della Rovere, con il risultato che venne di fatto relegata a Poggio a Caiano. Per alleviare l’isolamento campestre, oltre a circondarsi di un seguito di centocinquanta persone, Margherita Luisa fece costruire all’interno della villa un teatrino, sul cui palcoscenico venivano rappresentate le commedie di successo sulle scene parigine.

Agli inizi del XIX secolo, con la conquista napoleonica la Toscana entrò nella sfera di influenza francese, prima come Regno d’Etruria e poi come parte dell’Impero. La villa subì modifiche interne ed esterne – principalmente ad opera dell’architetto Pasquale Poccianti, al quale si deve anche l’aspetto attuale dello scalone esterno – divenendo una delle residenze preferite di Elisa Baciocchi Bonaparte, sorella di Napoleone e dal 1809 granduchessa di Toscana. In questo periodo fu ospite della villa Niccolò Paganini, che a Lucca dirigeva l’orchestra di corte e impartiva lezioni di violino ad Elisa.

Nel corso dell’Ottocento la villa accolse un’altra celebre coppia, Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana, la “bela Rosin”: appena quattordicenne, Rosa aveva incontrato per la prima volta il futuro re d’Italia, che era sposato e aveva già quattro figli. Vittorio Emanuele mantenne questa relazione per tutta la vita e quando Firenze divenne capitale del regno d’Italia e la corte fu trasferita a Palazzo Pitti, Rosina si stabilì nella villa di Poggio, che fu adeguata ai gusti del re, appassionato di cavalli e di caccia: furono costruite nuove scuderie e alcuni ambienti al piano terreno vennero ristrutturati, creando una sala da biliardo – altra passione di VIttorio Emanuele – e una nuova sala da pranzo.

Dopo la prima guerra mondiale, la villa passò allo Stato Italiano; le Cascine di Tavola e le scuderie, che insieme alla villa costituivano un complesso unitario di grande valore architettonico, furono vendute a privati e dopo una serie di vicissitudini giudiziarie versano ormai in condizioni di totale degrado e abbandono. Il parco circostante, attualmente proprietà del Comune di Prato, è aperto al pubblico e percorso da una serie di piste pedonali e ciclabili.

Già da alcuni decenni, nel terzo fine settimana di settembre (quest’anno da venerdì 16 a domenica 18) si tiene a Poggio a Caiano la festa dell’ “Assedio alla Villa”, una celebrazione dei cinque secoli di Storia che hanno avuto come palcoscenico la Villa Medicea, oggi patrimonio UNESCO. Tra le varie manifestazioni figura la Cena Rinascimentale, un banchetto che rievoca i festeggiamenti per il matrimonio tra Francesco I e Giovanna d’Austria. Durante le giornate di festa, un elemento di grande richiamo è rappresentato dal mascherone posto sull’angolo del muro di cinta della villa, dalla cui bocca zampilla il vino che viene distribuito gratuitamente ai presenti.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. La facciata della Villa Medicea di Poggio a Caiano (circa 1485-1520) su progetto di Giuliano da Sangallo
    foto © Donata Brugioni
  2. Il fregio sul frontone, in terracotta invetriata, opera di Bertoldo di Giovanni e bottega (ca. 1490)
    foto © Donata Brugioni
  3. Il salone centrale della villa, detto Salone di Leone X
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  4. Jacopo da Pontormo: Vertumno e Pomona (1519-21) – Lunetta affrescata nel Salone di Leone X – Poggio a Caiano, Villa Medicea
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  5. Lo Scalone nell’Appartamento di Bianca Cappello
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  6. Giusto Utens: La Villa di Poggio a Caiano (1599) – Firenze, Museo di Firenze com’era
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  7. Il Teatrino di Corte, voluto da Margherita Luisa d’Orléans (1670 circa)
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  8. La limonaia, su progetto dell’architetto Pasquale Poccianti (1825 circa)
    foto © Donata Brugioni
  9. Appartamento di Vittorio Emanuele II, la Sala per ricevere
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  10. Dalla bocca del Mascherone, posto sull’angolo del muro di cinta, nei giorni dell’Assedio alla Villa zampilla il vino
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in prima pagina:
Il frontone della Villa Medicea di Poggio a Caiano, con il fregio in terracotta invetriata, opera di Bertoldo di Giovanni e bottega (ca. 1490)
foto © Donata Brugioni

Sito web: https://www.assedioallavilla.com

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