Il cuore di quella che nacque come Cosmopoli, e che è oggi Portoferraio, capoluogo dell’isola d’Elba, va conquistato e meditato passo dopo passo, lasciando fuori dalla cerchia di mura l’animazione del porto commerciale e la città moderna, sviluppatasi ai piedi del grandioso complesso cinquecentesco.
Bisogna arrivarci nelle stagioni di mezzo, quando il maestrale rende il cielo terso e fa risaltare i volumi metafisici delle mura poderose, con le garitte in cima ai baluardi che appaiono sospese nel cielo; bisogna salire le rampe e le lunghe gradinate in pietra delle antiche cave di Bagnaia – dalle sfumature rosa e grigie, rese lucide dal tempo – con i gradini bassi e distanziati a scandire l’andatura di cavalli e muli; solo così è possibile intuire come tutto il centro storico, con gli edifici allineati su piani sovrapposti e affacciati sull’ampio golfo, sia stato concepito in modo unitario e in funzione militare.
Nel 1548 il Duca Cosimo I dei Medici ottenne da Carlo V, imperatore di Spagna – nella cui orbita gravitava l’isola – il permesso di fondare nella parte più protetta dell’ampio golfo di Ferraia una città fortificata, alla quale dette il proprio nome. Gli architetti militari Giovan Battista Bellucci e Giovanni Camerini progettarono un sistema difensivo basato su tre fortezze, collegate fra loro da una cinta di bastioni: i forti Stella e Falcone sulle due alture che formano l’insenatura destinata a ospitare il nuovo porto, mentre a livello del mare la Torre della Linguella avrebbe protetto l’ingresso alla darsena.
Come suggerisce il nome, il Forte Stella ha una pianta stellare a cinque punte. Qui si trovava il centro decisionale della guarnigione, con il Palazzo del Granduca o della Caserma, sede del Tribunale e del Governatore. Iniziato da Giovan Battista Bellucci, il forte fu completato da Giovanni Camerini, ritenuto l’ingegnere militare più capace della Toscana, che gli subentrò poco dopo l’inizio dei lavori e che è considerato il vero artefice di Cosmopoli. Sopra il portone d’ingresso del forte fu collocato un busto in bronzo di Cosimo I, opera di Benvenuto Cellini, che nel 1781 il granduca Pietro Leopoldo fece rimuovere e trasferire alla Galleria Granducale (oggi Museo del Bargello) di Firenze; all’epoca di Pietro Leopoldo risale anche il faro, costruito sulla sommità del forte verso il mare aperto.
Secondo la tradizione, il Forte Falcone deve il suo nome alla posizione elevata, da cui vigila sul golfo come un falco. Quasi tutte le costruzioni all’interno sono state realizzate nel Novecento: in origine i locali erano in prevalenza sotterranei, in modo che il piano di calpestio fosse libero per garantire il massimo spazio di manovra ai cannoni e alle truppe in caso di assedio. Si accedeva al forte tramite un ponte levatoio, protetto da un cancello.
Nel periodo granducale il Falcone fu utilizzato come carcere politico, e nel 1848 vi fu detenuto Francesco Domenico Guerrazzi. Nella valletta tra i due forti si trova la Villa dei Mulini – nome derivato dai quattro mulini che sorgevano in passato su quel terreno; la villa fu la residenza di Napoleone nei mesi che trascorse in esilio all’isola d’Elba, tra il maggio del 1814 e il febbraio dell’anno seguente. Oggi ospita il Museo Nazionale della Villa dei Mulini, con arredi e testimonianze dell’epoca napoleonica.
Terzo caposaldo del sistema difensivo di Portoferraio, la torre ottagonale della Linguella per la sua particolare forma prende anche il nome di Torre del Martello. Dal XVIII secolo fu adibita a bagno penale insieme agli edifici circostanti; nell’Ottocento vi furono rinchiusi molti celebri briganti, e nel corso del Novecento alcuni detenuti politici, anarchici e poi antifascisti, tra i quali il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel 1550 fu installata una catena che dalla base della torre raggiungeva il molo del Gallo, impedendo l’ingresso alla darsena: lunga 135 metri, era formata da tavole unite da anelli di ferro e veniva distesa sull’acqua alla sera, quando si chiudevano le porte della città, o in caso di pericolo imminente.
In una lettera al Viceré di Napoli, Cosimo sottolineava il carattere strategico del porto in un periodo in cui il Tirreno era continuamente percorso dalle scorrerie dei pirati saraceni, e circondato da stati e staterelli rissosi e instabili: «Il porto dell’Elva… è di tale importanza … perché quel sito è forte per natura; il porto capace di ogni grande armata e il luogo è vicino a più luoghi dove si potrebbe far danno». La concezione della “città ideale” voluta da Cosimo era perfettamente funzionale: la Porta a Mare era l’unico ingresso consentito, per il resto il fronte sull’acqua era chiuso da imponenti bastioni che rendevano il nucleo urbano inaccessibile da quella parte.
All’interno della Porta a Mare, nel 1561 venne costruito l’Arsenale delle Galeazze all’interno del quale venivano effettuate le operazioni di riparazione e manutenzione delle navi della flotta medicea. In stato di grande degrado, oggi il monumentale edificio è occupato da un supermercato e da varie attività commerciali. Solo una lapide ricorda le glorie del passato, quando «Da questo Arsenale scesero nelle onde del Mediterraneo / quei vascelli da guerra che offrirono alle coste toscane / protezione e difesa dagli attacchi turcheschi / a gloria del Principato mediceo / e dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano». All’ordine religioso-militare dei Cavalieri di Santo Stefano, istituito da Cosimo proprio a Portoferraio nel 1561 con lo scopo di proteggere il Mediterraneo dalle incursioni dei pirati, era affidato il comando della squadra navale toscana, che dieci anni dopo avrebbe svolto un ruolo importante nella vittoria di Lepanto sulla flotta Ottomana.
Il complesso di fortezze divenne un punto di riferimento e un modello nella trattatistica dedicata ai criteri di costruzione delle città, e stupiva con la sua grandiosità i viaggiatori che approdavano all’isola. Alla metà del Seicento scriveva nelle sue Memorie il francese Cardinale de Retz: «Non avete certo mai visto uno scenario così fastoso come quello di Portoferraio. Bisognerebbe essere uomo di guerra per descriverlo; io mi accontenterò di dirvi che la sua forza supera il suo splendore». Analogo il giudizio dell’ammiraglio Nelson che nel 1796, annunziava al governo inglese: «…tutti gli uomini e i vascelli a me affidati sono al sicuro a Portoferraio, che per la sua ampiezza è il porto più sicuro al mondo». Oggi, la darsena medicea e gli straordinari apparati difensivi costituiscono un raro esempio di fortificazioni marittime cinquecentesche.
La città all’interno delle mura è disposta secondo due assi stradali curvilinei e quasi concentrici, che seguono la forma a ferro di cavallo della darsena, con una struttura che ricorda quella di una cavea teatrale; un reticolo di strade e scalinate collega i due assi, salendo ripido dal porto fino alle fortezze che dominano la città, collegate tra loro da un camminamento protetto, conservatosi quasi integralmente. L’effetto complessivo è quello di un’esemplare organizzazione degli spazi secondo i principi di razionalità e funzionalità propri della struttura urbanistica rinascimentale.
Dal quasi quotidiano invio di lettere da parte di Cosimo agli architetti si apprende che le fortezze erano ormai operative alla fine del 1548, a soli otto mesi dall’inizio dei lavori. Il carteggio prosegue nel corso degli anni Cinquanta, con un continuo andirivieni di disegni e progetti fra Portoferraio e Firenze, a dimostrazione di quanto fosse importante per Cosimo consolidare la potenza medicea sul mare, specie dopo che nel 1553 il corsaro ottomano Dragut aveva messo a ferro e fuoco le coste toscane e quelle dell’Elba, tenendosi però alla larga da Portoferraio e dal suo formidabile apparato difensivo.
Quando alla fine degli anni Cinquanta del XVI secolo Giorgio Vasari affrescò la sala dedicata alle imprese di Cosimo I nei Quartieri Monumentali di Palazzo Vecchio, illustrò in uno dei tondi della volta la nascita di Cosmopoli; nei suoi Ragionamenti, Vasari ha lasciato una dettagliata descrizione della scena in cui Cosimo, ritratto in primo piano, osserva « la pianta di tutta quella muraglia e fortezza, mostratagli da mastro Giovanni Camerini architetto di quel luogo; vi è accanto a lui ritratto di naturale Luca Martini, provveditore di quelle fortezze e Lorenzo Pagni, segretario, il quale come la vede ha un contratto in mano fatto da Sua Eccellenza, avendo chiamato quel luogo la città di Cosmopoli», precisando poi che nella scena figura «… l’Isola d’Elba con Portoferraio, e le fortezze della Stella e del Falcone edificate da Sua Eccellenza, che l’ho ritratte là nel lontano con tutte quelle strade, e mura, che per l’appunto vi sono».
Dettagli
Portoferraio (Isola d’Elba): Veduta dal mare dei forti Stella (a sinistra) e Falcone (© Donata Brugioni) Portoferraio (Isola d’Elba): Veduta dal mare dei forti Stella (a sinistra) e Falcone (© Donata Brugioni) Numerose gradinate e rampe salgono dal porto alle fortezze medicee (© Donata Brugioni) Veduta della darsena da Forte Falcone con la Torre della Linguella (© Donata Brugioni) Veduta del Forte Stella da Forte Falcone. Il grande edificio sulla piazza al centro dell’immagine fu la prima sede originaria dell’Ordine religioso-militare dei Cavalieri di Santo Stefano, poi trasferita a Pisa (© Donata Brugioni) Veduta del Forte Falcone da Forte Stella con il camminamento protetto che univa le due fortezze / Portone d’ingresso del Forte Falcone con la lapide che ne celebra la fondazione (© Donata Brugioni) Il giardino della Villa dei Mulini in un’incisione di epoca napoleonica; in primo piano è raffigurato l’Imperatore e sullo sfondo il Forte Stella con il faro settecentesco La Torre della Linguella è oggi inserita nel percorso del Museo Archeologico di Portoferraio (© Donata Brugioni) La Porta a Mare (© Donata Brugioni) Veduta di Portoferraio agli inizi del XIX secolo in un’incisione dell’epoca Veduta della Darsena di Portoferraio. In primo piano la Torre della Linguella (© Donata Brugioni) Da Forte Stella una stretta scalinata scende ripida fino al mare; il Forte Falcone visto dal centro di Portoferraio (© Donata Brugioni) Giorgio Vasari: L’architetto Camerini mostra a Cosimo I il progetto di Cosmopoli – Firenze, Palazzo Vecchio, Quartiere di Leone X, Sala di Cosimo I