Nel III libro dell’Eneide di Virgilio, il protagonista narra come il suo vagare attraverso l’Egeo lo abbia condotto lungo le coste dell’Epiro fino al promontorio su cui sorge Buthrotum (l’odierna Butrinto), alta sul mare: “raggiungiamo le coste dell’Epiro ed entriamo nel porto di Caonia e ci avviciniamo all’alta città di Butroto”. Qui Enea incontra Andromaca, che dopo la morte dello sposo Ettore e la capitolazione della città di Troia, è approdata a questi lidi con altri esuli troiani e si è unita in nuove nozze con l’indovino Eleno, fratello di Ettore, che regna sulla città.

Nelle parole di Enea vibra l’emozione dell’esule che riconosce in questo luogo remoto la volontà di riprodurre in scala minore la struttura della sua città, sconfitta e distrutta, con la rocca in alto a dominare la pianura nella quale scorre un piccolo Xantho: “Vado avanti e riconosco la città di Troia in miniatura, una copia di Pergamo che imita la grande, un ruscelletto inaridito chiamato Xantho, e abbraccio le soglie della porta Scea”. Sarà Eleno a profetizzare a Enea il suo destino, indirizzandolo verso le coste dell’Italia, con il consiglio di consultare la Sibilla Cumana. Secondo la leggenda, un bue sacrificato per il vaticinio si spinse ferito sulla spiaggia ai piedi dell’acropoli, dove spirò: da questo evento la città derivò il nome di Bouthroton (in greco antico “bue ferito”).

All’estremo sud dell’attuale Albania, presso il confine con la Grecia, sulla piccola collina che divide il cosiddetto lago di Butrinto (in effetti una laguna) dal canale di Vivari, esisteva già dal X-VIII secolo a.C. una fortezza. La sua posizione di fronte all’isola di Corfù, lungo una delle rotte più frequentate del Mediterraneo orientale, e la presenza di un porto naturale ai piedi della collina, favorirono la nascita di un insediamento urbano destinato a una rapida espansione.

Città di cultura greca, nel IV secolo a.C. Bouthroton si dotò di un’agorà e di un teatro ornato da statue: qui tornò alla luce nel 1928 la cosiddetta Dea di Butrinto – una splendida testa scolpita nello stile di Prassitele, dai lineamenti delicati, quasi certamente raffigurante Apollo – che venne inviata in Italia come dono del re Zog d’Albania a Mussolini, e poi restituita allo stato albanese nel 1982. La presenza di un tempio dedicato ad Asclepio, dio della Medicina, faceva della città un polo di attrazione importante: all’interno del tempio si trovava una fonte, alle cui acque si attribuivano straordinarie proprietà terapeutiche, testimoniate dal gran numero di piccoli oggetti e statuine, veri e propri ex voto, rinvenuti sul posto.

In epoca romana, l’imperatore Augusto dette impulso allo sviluppo della città insediandovi una colonia di veterani, nell’intento di incrementare la popolazione con elementi di provata fedeltà. In quest’epoca furono realizzati l’acquedotto – un’opera imponente che terminava nel centro della città con un’ampia esedra ornata di statue – le terme e il foro.

Rasa al suolo dal terremoto che la colpì nel III secolo della nostra era, Buthrotum risorse e nel VI secolo divenne sede episcopale: tra i numerosi edifici che ne testimoniano l’importanza in epoca paleocristiana spicca il battistero a pianta circolare, con il pavimento ornato da un pregevole mosaico in cui la decorazione policroma è distribuita in sette fasce concentriche. La basilica a tre navate, edificata nel periodo bizantino (IX secolo), fu restaurata al tempo delle Crociate dagli Angioini, che nel 1267 occuparono quest’area e rafforzarono la cinta muraria della città. Un secolo dopo, gli Angioini cedettero Butrinto alla Repubblica di Venezia insieme con l’isola di Corfù.

Le sorti della città, da lungo tempo in declino, non si risollevarono con l’arrivo dei Veneziani, per i quali Butrinto rivestì un’importanza prevalentemente strategica: in vari punti del promontorio furono innalzate torri di guardia, mentre un imponente castello sorgeva sui resti dell’acropoli greca, in posizione ideale per sorvegliare il traffico marittimo diretto a Corfù, dove i Veneziani avevano stabilito un’importante base commerciale. Dopo la fine della Repubblica di Venezia, nel 1799 l’enclave di Butrinto fu inglobata dall’Impero Ottomano e ne fece parte fino all’indipendenza dell’Albania nel 1912.

Nel XVIII e XIX secolo questi luoghi furono conosciuti e amati dai viaggiatori che intraprendevano il Grand Tour verso la Grecia: qui trovavano un incantevole insieme di rovine e vegetazione mediterranea, in perfetta sintonia con il gusto romantico per il contrasto tra la caducità delle opere umane e il perenne rinnovarsi della natura. Per uno studio sistematico e scientifico del sito si dovette attendere la missione archeologica italiana guidata da Luigi Maria Ugolini negli anni Venti del Novecento: la campagna di scavi riportò alla luce il teatro, la basilica, il pavimento musivo del battistero e vari edifici, iniziando a delineare la lunghissima storia della città. Il castello veneziano, che fu in gran parte ricostruito in quegli anni, ospita oggi un museo in cui sono esposti reperti trovati durante gli scavi: davanti agli occhi del visitatore si apre una panoramica esemplare delle vicende che si sono succedute nel bacino del Mediterraneo nell’arco di duemila anni.

Rimaste indenni dalla furia edilizia che ha imperversato in anni recenti su gran parte delle coste mediterranee, la collina di Butrinto e la laguna ai suoi piedi sono state dichiarate parco nazionale e zona umida d’interesse internazionale, riconoscendo il ruolo significativo di quest’area nella conservazione della biodiversità: vi si trovano infatti 14 specie animali e 16 vegetali in pericolo di estinzione. In tal modo, il ricco patrimonio archeologico e storico e l’ambiente incontaminato che lo circonda, concorrono a fare di Butrinto un insieme unico e prezioso.

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Didascalie immagini

  1. Dal castello veneziano, costruito nel XIV secolo in cima al colle, la vista spazia sullo stretto di Corfù e sul canale di Vivari che collega la laguna di Butrinto al mare; sul parapetto del belvedere figura una copia della cosiddetta Dea di Butrinto (© Donata Brugioni)
  2. L’agorà del IV secolo a.C. (© Donata Brugioni)
  3. Nel teatro greco (IV secolo a.C.) trovavano posto 3.000 spettatori (© Donata Brugioni)
  4. Un pannello illustrativo mostra l’aspetto di Butrinto in età romana, evidenziando la cinta muraria attorno all’acropoli e il percorso dell’acquedotto, che all’interno della città  terminava in un’ampia vasca semicircolare con nicchie ornate da statue (© Donata Brugioni)
  5. Il battistero a pianta circolare (inizi VI secolo) è uno dei più grandi tra quelli edificati in epoca paleocristiana. Il mosaico pavimentale – perfettamente conservato grazie al lastricato con cui fu ricoperto nel Medioevo - è protetto da uno strato di sabbia e riprodotto su un pannello illustrativo. (© Donata Brugioni)
  6. La basilica del IX secolo, a tre navate, è immersa nel bosco in un ambiente di grande suggestione (© Donata Brugioni)
  7. I Veneziani arricchirono il sistema difensivo di Butrinto con alcune torri e una fortezza di forma triangolare posta all’imboccatura del canale di Vivari (© Donata Brugioni)
  8. Veduta della laguna di Butrinto dai resti dell’antico porto (© Donata Brugioni)

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Dal castello veneziano la vista spazia sullo stretto di Corfù
e sul canale di Vivari (© Donata Brugioni)