Il Festival della musica antica di Innsbruck, giunto alla 47ª edizione, dall’ 11 luglio al 29 agosto ha offerto una vastissima scelta di spettacoli di ottima qualità fra cui tre date (4, 6 e 8 agosto) dell’opera L’Olimpiade di Antonio Vivaldi il cui libretto fu scritto da Pietro Metastasio, adattato da quello di Bartolomeo Vitturi, e messo in musica per la prima volta da Antonio Caldara.
La prima avvenne nel 1734 al Teatro Sant’Angelo Grisostomo di Venezia.
La vicenda narra l’amicizia tra Licita e Megacle forte come l’amore e, lo scambio di ruoli tra loro, provocherà molta confusione e dolore.
La terribile decisione di un sovrano, Clistene, che ritrova un figlio creduto perduto, appena condannato a morte da lui stesso.
Le due donne protagoniste – Aristea innamorata di Megacle e Argene innamorata di Licita – dovranno affrontare varie vicissitudini per arrivare ad un lieto fine.
Cast stellare che ha illuminato una prima da ricordare.
Clistene: Christian Senn, baritono, il bellissimo timbro e l’ottima presenza scenica fanno di lui un importante cantante presente in tante produzioni rilevanti del barocco e non. Arie “del destin non vi lagnate” e “non so donde viene“.
Aristea: Margherita Maria Sala, contralto, magnifica interpretazione di una donna innamorata la cui sorte dipende da chi vincerà una gara. Timbro importante e tecnica perfetta. Arie “è troppo spietato” e “tu me da me dividi“.
Licida, Bejun Mehta, controtenore , un nome che non ha bisogno di presentazione, magnifico interprete del suo personaggio. Sicurezza nel canto nell’affrontare un personaggio che vive diversi e contrastanti stati d’animo.
Arie “mentre dormi amor fomenti“ e “gemo in un punto, e fremo”.
Megacle, Raffaele Pe, controtenore, anche qui abbiamo un cantante presente in moltissime produzioni del barocco nel mondo, dotato di voce straordinaria e di un’ottima presenza scenica. Affronta in maniera impeccabile il suo personaggio di uomo in cui l’amicizia è sentimento predominante nella vita, in armonia con l’amore per la sua amata.
Grande prova vocale e di stile nelle difficilissime arie “se cerca, se dice“ e “o seguitai felice”.
Argene, Benedetta Mazzucato, contralto, giovane cantante in rapida ascesa, ha dato prova di grande bravura sia nel canto, sia nell’interpretazione di una donna che persevera nel suo amore fino ad ottenere quanto desidera.
Arie “per que’ tanti suoi sospiri” e “per salvar quell’alma ingrata”.
Aminta, Bruno De Sà, sopranista, straordinario giovane cantante dotato di una voce con un’estensione notevole, interpreta il suo personaggio in maniera così disinvolta come se il palcoscenico fosse casa sua, aria “il fidarsi della speme“ e l’incredibile e quasi impossibile aria “siam navi all’onde agente“;
Alcandro, Lugi De Donato, basso, bella voce e intensa interpretazione del confidente del re, che non riesce per sensibilità ad eseguire l’ordine del sovrano e per questo tutta la vicenda avrà un finale inaspettato, aria “se tu sprezzar pretendi“ e “sciagurato in braccio a morte“.
La regia di Stefanio Vizioli è moderna, ma nulla toglie alle vicende dei vari personaggi, come se ciò che viene narrato fosse senza tempo e la collocazione in un’epoca piuttosto che in un‘altra senza influenza sulla storia.
Hanno collaborato con il regista: Annamaria Heinreich per i costumi ed Emanuele Sinisi per le scenografie, dando un valore aggiunto allo spettacolo.
Ha diretto la Innsbrucher Festwochenorchester il maestro Alessandro De Marchi che, come al solito, si è distinto per la signorilità dell’esecuzione, supportato da una orchestra all’altezza del compito.
Il coro Maghini di Torino, diretto da Elena Camoletto, ha cantato con sicurezza un repertorio in cui è esperto.
Uno spettacolo di circa quattro ore, accolto con esultanza alla fine di ogni aria per i bravissimi cantanti e ovazioni per il maestro De Marchi all’inizio di ogni atto. Alla fine cascate di applausi e acclamazioni per tutti gli artisti.
Un meritato successo per una produzione di grande livello che conferma l’importanza del Festival.