Horror metaforico squisitamente contemporaneo, Vincent deve morire segna l’esordio alla regia del lungometraggio per l’attore Stéphan Castang, che su sceneggiatura di Mathieu Naert usa generi diversi – dal racconto distopico di sopravvissuti, all’ironia della farsa, fino ai toni della commedia romantica – per indagare l’essenza stessa della società moderna.
Vincent Borel ha una vita ordinaria senza particolari degni di nota, vive solo in un appartamento da quando è finita la sua ultima relazione e lavora a Lione come grafico in un’importante società; proprio in ufficio, improvvisamente da un giorno all’altro e senza motivi apparenti, si verifica il primo episodio anomalo, destinato però a reiterarsi, che lo trasforma nel bersaglio di inspiegabili attacchi da parte di soggetti eterogenei.
Vincent subisce aggressioni violente da persone, anche conosciute e con cui non ha mai avuto la benché minima controversia, che in seguito a un incrociarsi di sguardi, come possono essersene scambiati prima altre innumerevoli volte, lo aggrediscono con l’evidente intento di ucciderlo. L’inevitabile groviglio di insicurezza e timore, quando non di autentica paura e terrore, che sorge nell’animo del povero Vincent – mortificato anche dalla proposta dell’azienda di lavorare da casa per non creare imbarazzo ai colleghi in ufficio, negando in qualche modo il suo status di vittima – lo spinge a isolarsi, fuggendo la compagnia di chiunque e avendo cura di evitare anche il minimo contatto visivo con chiunque incroci la sua strada. Esistono però situazioni in cui tenere lo sguardo basso diventa estremamente sospetto, come davanti alle forze dell’ordine ad esempio, e tutto diventa più complicato; procurarsi il cibo è rischioso, perché recarsi in ristoranti o supermercati è ormai estremamente pericoloso. Serve un posto sicuro per nascondersi, ma dove?

Dosando magistralmente registri diversi Vincent deve morire induce a interrogarsi sulla violenza di cui è oggetto il protagonista, anche psicologica, nel sospetto che gli altri assecondino le sue ‘stranezze’ ritenendolo un folle; perciò è del tutto legittimo anche per noi, vivendo il racconto soltanto dal suo personale punto di vista, chiederci: siamo forse imprigionati in una visione avvelenata e distorta da paranoia patologica? …poi arriva Joachim DB e mutano gli orizzonti.

Interpretato da attori prevalentemente teatrali che incarnano l’ordinarietà di persone comuni, il film deve molto alla bravura di Karim Leklou che è straordinario nel restare a lungo in equilibrio tra vulnerabilità e potenziale psicopatia; al suo fianco Vimala Pons è Margaux, una donna poco conforme, con un gran desiderio di libertà e poca voglia di rischiare. Intorno la violenza improvvisa del mondo, inquietante perché messa in atto da gente comune, ma senza il minimo compiacimento nella sua rappresentazione.

Ispirata alle opere di George Romero e Luis Buñuel, oltre che a Essi vivono di John Carpenter, l’atmosfera del film dà forma in modo magistrale al senso di angoscia che attanaglia l’individuo occidentale contemporaneo, sotto l’attacco di istituzioni sempre più invadenti, che sembrano trattare i popoli come mandrie di bestiame, ‘transizioni ecologiche’ che impongono accessorie conseguenze nefaste per la salute, tra guerra, propaganda ideologica e l’invadenza di una pseudo intelligenza [artificiale] alle porte.

Costellato di situazioni forti, per cui a tratti mantenere gli occhi sullo schermo può essere arduo, Vincent deve morire offre una riflessione sulla dilagante diffidenza sociale, sul ruolo dei social come armi il cui uso massiccio è destinato a ritorcercisi contro, ma anche sulla brutalità endemica che, in modo nemmeno troppo latente e nascosto, scorre nella società industrializzata di oggi. Il film al Festival del Fantastico in Catalogna ha vinto i premi all’opera prima e al suo protagonista.

Dopo l’esordio alla 62ª Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2023 e l’anteprima italiana al 41° Torino Film Fest, finalmente Vincent deve morire di Stéphan Castang sarà sui nostri schermi dal prossimo 30 maggio distribuito da I Wonder Pictures.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Una tranquilla vita ordinaria stravolta da attacchi violenti e improvvisi
  3. Il misterioso Joachim DB / Aggressione collettiva / Come vincere l’incredulità altrui?
  4. Karim Leklou e Vimala Pons sono Vincent e Margaux
  5. Tra gli sguardi ostili anche il regista Stéphan Castang nel cameo di un poliziotto
  6. La fedeltà animale in un delirio apocalittico
    © I Wonder Pictures

IN COPERTINA

Karim Leklou è il povero Vincent Borel braccato dall’intero mondo
© I Wonder Pictures

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Vincent doit mourir
  • Regia: Stéphan Castang
  • Con: Karim Leklou, Vimala Pons,
  • Sceneggiatura: Mathieu Naert
  • Fotografia: Manuel Dacosse
  • Musica: John Kaced
  • Montaggio: Méloé Poillevé
  • Scenografia: Samuel Charbonnot
  • Costumi: Charlotte Richard
  • Produzione: Thierry Lounas e Claire Bonnefoy per Capricci e Bobi Lux in coproduzione con Gapbusters, Arte France Cinéma e Auvergne-Rhône-Alpes Cinéma con la partecipazione di Canal+ e Ciné+ con l’aiuto di Centre National du Cinéma et de l’Image Animée, Eurimages e Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel de la Fédération Wallonie Bruxelles in coproduzione con RTBF – Télévision Belge, Voo et Be Tv e Proximus con il sostegno di Région Auvergne-Rhône-Alpes e Région des Pays de la Loire in partecipazione con CNC con il sostegno della Fondation Gan Pour le Cinéma con il sostegno di Cofinova 19, Cineventure 6 e Taxshelter.be et Ing
  • Genere: Fantastico
  • Origine: Francia / Belgio, 2023
  • Durata: 108′ minuti