Winfried, anziano insegnante di pianoforte ormai in pensione, nonostante l’avanzare degli anni coltiva ancora vivo uno spirito goliardico incline allo scherzo, alla burla inutile e fine a se stessa.
Con la perdita dell’ultimo allievo cui impartiva lezioni private e del fedele cane l’uomo, ormai senza impegni quotidiani, decide di andare fino a Bucarest a trovare la figlia che nella capitale rumena vive e lavora.
Ines, impiegata in una multinazionale di consulenze che progetta delocalizzazioni per aumentare i profitti alle aziende, è una donna in carriera determinata a ottenere la promozione che la porterà a Shanghai e la visita a sorpresa del genitore le crea più di qualche imbarazzo.
All’ennesima discussione la ragazza invita il padre a tornare in Germania e l’uomo sembra assecondarla nei suoi desideri, salvo ricomparire poi con parrucca improbabile e dentatura posticcia nei panni di Toni Erdmann, sedicente istruttore e consulente dalle non meglio precisate competenze.
Deciso a scardinare i ritmi quotidiani di Ines per ristabilire un contatto umano con lei, l’uomo userà ogni mezzo per ‘salvare’ la figlia dal suo stile di vita incapace di individuare sane priorità e incompatibile con ogni sentimento, che ha creato una frattura con la sua più intima identità.
Sintetizzato così lo sviluppo narrativo di Vi presento Toni Erdmann potrebbe sembrare l’ennesima solita storia infarcita di buoni sentimenti, con lo stereotipo del personaggio anarchico e fuori dalle regole pronto a riportarne un altro smarrito sulla via della felicità, in vista dell’immancabile lieto fine.
…e invece no.
Il film della regista tedesca Maren Ade – trionfatore agli EFA European Film Award 2016 con cinque statuette al miglior film, regia, sceneggiatura e attori protagonisti – è un’opera spiazzante e imprevedibile nei suoi continui cambiamenti di rotta, che infine lascia di che riflettere, senza retorica né stucchevoli banalizzazioni politicamente corrette.
Puntuale nel denunciare l’ipocrisia delle parole in questa contemporaneità globalizzata, il film pone l’accento sull’adozione sistematica di vocaboli ‘neutri’ per mascherare la violenza delle azioni; un termine come ‘modernizzare’ ad esempio, nasconde fondamentalmente una diffusione di povertà ai danni di popolazioni in zone già depresse, sacrificando diritti collettivi al guadagno di pochi.
Con questo film, di cui firma anche la sceneggiatura originale, la regista Marin Ade sembra suggerire la necessità di un intervento sovversivo come quello incarnato dal fittizio Toni Erdmann.
Nel contrasto tra la realtà rurale in Romania e lo sfruttamento petrolifero nel Paese, per quanto appena accennato, sta la denuncia di meccanismi pianificati che troppo spesso inseguono interessi particolari ignorando ogni incidenza sull’esistenza delle persone.
Senza intenti moralistici Vi presento Toni Erdmann esplora le difficoltà di comunicazione interpersonale in questi tempi di iper connessione. Troppo spesso ostaggi di mille impegni quotidiani perdiamo di vista il valore del momento, che si definisce alla distanza, quando è inesorabilmente passato.
Sandra Hüller ha dimostrato la sua bravura fin dall’esordio come protagonista in Requiem (2004) di Hans-Christian Schmid. Qui nel ruolo di Ines incarna perfettamente l’ossessione moderna per una realizzazione professionale disposta a immolare qualsiasi cosa all’altare del successo; modello esemplare di donna così disperatamente immersa nella corsa al potere, da dimenticare se stessa e non accorgersi della vita che scorre via inarrestabile.
L’attore austriaco Peter Simonischek nei panni dell’esuberante Winfried / Toni Erdmann – ispirato al padre della regista e al comico Andy Kaufman raccontato sullo schermo in Man on the moon di Milos Forman – è motore propulsivo di un film originale e travolgente, specchio impietoso dei nostri tempi, capace di divertire in modo intelligente senza cadute di ritmo nonostante la lunga durata.