Vincitore del Gran Premio della Giuria all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia dove ha esordito in concorso, Vermiglio è il secondo film di finzione della cineasta altoatesina Maura Delpero dopo il fortunato esordio di Maternal, che ha raccolto vari riconoscimenti un po’ ovunque, e un paio di documentari che lo hanno preceduto; è questo il film italiano più bello presentato al Lido quest’anno e sarà nelle sale dal 19 settembre, distribuito da Lucky Red.
Ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale a Vermiglio, paesino dell’alta Val di Sole, dove le forze della Natura pongono ogni giorno l’uomo davanti alla sua fragile inconsistenza, contrapposta alla maestosa spietatezza della montagna, con le notizie dal fronte che arrivano – se arrivano – sbiadite dalla lontananza. In molti nella comunità hanno i loro cari lontani a combattere, perciò alcuni non vedono di buon occhio la protezione offerta al siciliano Pietro, fuggito dalla Germania insieme all’Attilio che solo grazie a lui, che lo ha portato in spalla nella neve per l’ultimo tratto di strada, ha fatto ritorno a casa sano e salvo. Nell’arco solare delle quattro stagioni si perpetua il ciclo eterno della vita, nel susseguirsi di nascita, crescita, morte e poi di nuovo nascita. Il ritmo dell’esistenza che la famiglia del maestro di scuola del villaggio, Cesare Graziadei con la moglie Adele e i loro dieci figli, sembra incarnare perfettamente, nello scorrere degli eventi. Un racconto poetico che si muove leggero sui piani paralleli della Storia collettiva, con la guerra invisibile fuori campo a distanza, e quella più intima del piccolo mondo isolato sulle montagne, comunque colpito dalle schegge emotive del conflitto che prima di tutto provoca il vuoto, nell’assenza di ogni singolo uomo partito a combattere, e poi genera orfani, vedove e genitori senza più discendenza; effetto avverso talmente inaccettabile, che la lingua italiana stessa si rifiuta di coniare un termine per definirlo.

Nato da un sogno che l’autrice ha fatto poco dopo la scomparsa di suo padre, in cui il genitore le appariva felice bambino nella casa delle sue origini, Vermiglio è omaggio a un mondo rurale che non c’è più e partendo dal personale – Adele rievoca la figura della nonna paterna della regista, “dieci figli in vent’anni senza mai uscire dalla cucina” – costruisce un ritratto collettivo in un momento storico di passaggio decisivo, dal conflitto al mondo che il dopoguerra ci ha consegnato.

Straordinario e fondamentale il contributo dei bambini – pensato come una sorta di coro greco da Maura Delpero – che vediamo stretti, più d’uno nello stesso letto, a commentare di notte gli avvenimenti del giorno appena trascorso, con dialoghi intrisi dell’innocenza che sa ridurre tutto all’essenziale con sincerità disarmante; momenti di vera poesia, a tratti divertenti, che rinnovano magistralmente lo spirito di certi capolavori passati come L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi.

Vermiglio è una raffinata Emozione Visiva che ascolta il respiro della montagna, frutto della piena libertà con cui l’autrice lo ha potuto scrivere, sviluppare e realizzare grazie a finanziamenti statali svincolati da esigenze commerciali. Libertà che le consente di fare a pezzi il falso mito della patria – “se fossimo tutti vigliacchi non ci sarebbero più guerre!” – raccontando una nazione fatta di realtà estranee tra loro, poste a distanze siderali, la cui somma è ben lungi dal potersi considerare Italia Unita.

Il gruppo di ottimi attori comprende Tommaso Ragno nel ruolo del maestro, in qualche modo ‘padre’ dell’intero paese e l’esordiente sul grande schermo Martina Scrinzi nei panni della figlia maggiore Lucia – non ancora donna, ma già pronta a essere sposa – insieme a tutta una serie di interpreti straordinari, talmente veri da risultare tutt’uno con l’ambiente narrato, con Giuseppe De Domenico che è Pietro, Roberta Rovelli, Adele e Carlotta Gamba, Virginia, anticonformista e ribelle.

Con il suo tono delicato e la bellezza delle immagini firmate dal russo Mikhail Krichman, autore della fotografia di tutti i lungometraggi diretti da Andrey Zvyagintsev, Vermiglio di Maura Delpero si candida a essere il miglior film italiano di quest’anno, gli auguriamo fortuna per ogni riconoscimento a venire, ma quello più importante è il riscontro del pubblico: perciò non perdetelo!

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Giuseppe De Domenico è Pietro, il forestiero arrivato al villaggio
  3. Martina Scrinzi è Lucia / La classe di Vermiglio sui banchi di scuola / Rachele Potrich è Ada
  4. Intimi dialoghi notturni
  5. Il rincorrersi delle stagioni
  6. Tommaso Ragno è il maestro Cesare Graziadei / Il primo sguardo di Lucia / La regista Maura Delpero al lavoro con i suoi piccoli – meravigliosi – attori
    © 2024 Cinedora / Charade Productions / Versus Production

IN COPERTINA

La piccola Anna Thaler e Martina Scrinzi, sono Flavia e Lucia Graziadei
© 2024 Cinedora / Charade Productions / Versus Production

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Vermiglio
  • Regia: Maura Delpero
  • Con: Tommaso Ragno, Giuseppe De Domenico, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi, Orietta Notari, Carlotta Gamba, Santiago Fondevila Sancet, Sara Serraiocco, Rachele Potrich, Anna Thaler, Enrico Panizza, Patrick Gardner, Simone Bendetti, Luis Thaler
  • Sceneggiatura: Maura Delpero
  • Fotografia: Mikhail Krichman
  • Musica: Matteo Franceschini
  • Montaggio: Luca Mattei
  • Scenografia: Pirra, Vito Giuseppe Zito, Marina Pozanco
  • Costumi: Andrea Cavalletto
  • Produzione: Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Seràgnoli, Maura Delpero e Santiago Fondevila Sancet per Cinedora con Carole Baraton e Pauline Boucheny Pinon per Charades Productions e Jacques-Henri Bronckart e Tatjana Kozar per Versus Production
  • Genere: Drammatico
  • Origine: Italia / Francia / Belgio, 2024
  • Durata: 119′ minuti