
Trenque Lauquen di Laura Citarella è un film mutante, si apre come dramma per poi diventare un thriller dell’anima con venature soprannaturali e fantastiche, un’opera complessa e stratificata, vero e proprio viaggio capace di parlare all’inconscio, diviso in due parti strutturate in dodici capitoli, su e giù per un flusso narrativo che va avanti e indietro nel tempo, senza alcuna linearità temporale, a illuminare gli angoli più reconditi del suo mistero.
Deliberatamente il film si apre prendendo ispirazione iniziale dal capolavoro di Michelangelo Antonioni, citato nel titolo stesso del primo capitolo: L’avventura. Due uomini, Rafael ed Ezequiel – per gli amici Chicho – sono andati a recuperare l’auto di quest’ultimo abbandonata nel fango di una stazione di servizio in uno sperduto paesino della pampa argentina; laggiù è stata lasciata da Laura, fidanzata del primo e collega del secondo, che l’aveva presa in prestito.
La ragazza è scomparsa improvvisamente senza lasciare tracce da Trenque Lauquen, cittadina cinquecento chilometri a est di Buenos Aires, dove aveva appena portato a termine un progetto di classificazione delle piante e dei fiori, utile a farle ottenere una cattedra in biologia all’università della capitale. Mentre tra i due uomini sembra affiorare un’ostilità silenziosa, mai espressa, ma non per questo meno palpabile, Chicho trova sul tergicristallo dell’auto un foglietto di carta, è l’ultimo messaggio di Laura: “Adiós, adiós, me voy, me voy” [addio, addio, me ne vado, me ne vado]. Poche parole che suggeriscono la deliberata volontà di sparire, mentre si moltiplicano gli indizi che sembrano evocare il mito di Lilith; la donna, poi creatura notturna, che fu compagna di Adamo prima di Eva, come lui creata dalla polvere e per questo incline a non accettare di esser sottomessa all’autorità patriarcale del maschio.

Film fieramente femminista, nel senso di rappresentare una visione puramente femminile sulle cose del mondo, Trenque Lauquen contrappone in qualche modo le sue parti; nella prima predomina la razionalità come elemento prettamente maschile, tesa a catalogare e definire tutto in categorie ben codificate, mentre nella seconda salta ogni criterio precostituito a beneficio di un’irrazionale naturalezza, spesso estranea alla struttura mentale del temperamento virile.

La peculiarità di Trenque Lauquen sta in una lavorazione protratta a lungo che sovverte i ritmi abituali sovrapponendo e invertendo le fasi – scrittura, ripresa, montaggio – di uno sviluppo canonico; una libertà espressiva tangibile sullo schermo, nei tempi prolungati che lasciando agli attori la possibilità di pause, sospiri e silenzi, suggerendo la presenza di universi interiori inespressi per ogni personaggio, offre un respiro temporale più ampio che lavora nell’animo di chi guarda.

Nella sua forma fluviale il film si pone in alternativa antitetica ai ritmi industriali dominanti del cinema come prodotto d’intrattenimento, e complice la colonna sonora di Gabriel Chwojnik amplifica l’atmosfera di mistero. La sceneggiatura è firmata a quattro mani dalla regista Laura Citarella insieme a Laura Paredes, l’attrice che interpreta la figura protagonista, non a caso mantenendo nella finzione lo stesso nome di battesimo di entrambe le sodali autrici.

Nel ruolo di Chicho, di certo il personaggio maschile di maggior rilievo, Ezequiel Pierri è complice di Laura esattamente come l’attore è, con la regista e gran parte del cast, membro del collettivo El Pampero Cine che ha prodotto il film. Un’opera che è uno scrigno di storie dentro altre storie, in cui il vagare dei personaggi inseguendo misteri e suggestioni è in fondo metaforica rappresentazione del viaggio di ricerca del sé che ognuno è chiamato a compiere in questo transito terrestre.

Dopo l’esordio in concorso nella sezione Orizzonti della 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica La Biennale di Venezia, adesso finalmente Tranque Lauquen di Laura Citarella è arrivato nelle sale italiane, diviso in due parti di due ore e dieci ciascuna, distribuite insieme contemporaneamente, in tutta la magia del suo idioma originale, da Exit Media.