La campionessa olimpica di pattinaggio artistico Tonya Harding nel 1994 è rimasta coinvolta in un famoso scandalo sportivo, accusata di complicità nell’aggressione ai danni della rivale Nancy Kerrigan, dipinta da tutte le parti come una persona cattiva è diventata la donna più odiata negli Stati Uniti dell’epoca.
Adesso il film di Craig Gillespie che porta il suo nome, senza concentrarsi esclusivamente sul racconto dell’incidente, ne ripercorre la storia personale partendo dal suo talento precoce – prima medaglia conquistata a soli quattro anni – e raccontando con ironia amarissima il suo disordine esistenziale; l’abbandono del padre e il rapporto conflittuale con la madre Lavona, il matrimonio con Jeff Gillooly minato dalla violenza e l’enorme difficoltà di essere accettata dalla comunità sportiva di una disciplina che, secondo l’ideale corrente, pretendeva dalle atlete l’incarnare un’immagine della  donna, moglie e madre, da perfetta famiglia americana.
Un ostracismo che Tonya è riuscita a neutralizzare solo quando, per prima, è riuscita a eseguire il ‘triplo Axel’, un salto ai limiti dell’impossibile formato da tre volteggi e mezzo in aria consecutivi, che solo altre cinque donne in tutto il mondo sono state capaci di eseguire dopo di lei.

Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gillooly.‘ Questa didascalia che apre il film dà subito la misura della struttura narrativa non convenzionale su cui è costruito l’intero racconto. Date le versioni contrastanti dei fatti rilasciate dai protagonisti, la sceneggiatura scritta da Steven Rogers rinuncia alla ricerca di una verità univoca. Affiancando alle due interviste – che fanno da colonne portanti – frammenti di altre voci, dalla madre di Tonya al giornalista Martin Maddox emblema del peggior circo mediatico, Tonya mette in piedi un ritratto realistico vivo e pulsante, popolato di figure ben delineate e lontane dalla caricatura.

Sorprende il tono del film in equilibrio perfetto tra la violenza di un ambiente depresso, sul piano umano non meno che su quello economico, e la comicità surreale di fatti e parole che, se non fossero documentati dai materiali veri sui titoli di coda, stenteremmo a credere reali. I personaggi si rivolgono spesso all’obbiettivo in cerca della nostra complicità, persino avvinghiati in un amplesso o impegnati in una rissa domestica, alimentando la commedia che ha il suo apice in sequenze come quella in cui le attività di Tonya per rimettersi in forma diventano parodia degli allenamenti cinematografici per eccellenza: quelli della saga di Rocky.

Il montaggio candidato all’Oscar di Tatiana Riegel amalgama morbidi movimenti della macchina da presa che danzano in un flusso continuo dentro e fuori dalla pista di gara sul ghiaccio, con momenti simbolici molto belli come il piano sequenza continuo, che incarnando visivamente un divorzio, parte da un primo piano per fuggire via all’indietro fuori da casa e via lontano nelle strade della città.
Contribuiscono al ritmo i brani della colonna sonora, utili a restituire anche il sapore dell’epoca, che spaziano da Romeo and Juliet dei Dire Straits a Goodbye stranger dei Supertramp, dalla versione di Dream a little dream con la voce di Doris Day al terzo movimento – Estate – dalle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi.

L’australiana Margot Robbie che si era fatta notare per la sua bellezza nel ruolo della moglie di Leonardo Di Caprio in The wolf of Wall Street di Martin Scorsese, con l’interpretazione di Tonya ha conquistato la prima candidatura all’Oscar confermando un talento già evidente anche in un film sbagliato come Suicide Squad di David Ayer, dove la sua prova brilla assoluta su tutto il resto. Molto bravo anche Sebastian Stan che riesce a ritrarre in modo così perfetto l’insicurezza e la fragilità del marito Jeff, con la sua tranquilla pacata apparenza, riuscendo a non renderlo detestabile neppure davanti ai frequenti episodi di violenza domestica.

Una straordinaria Allison Janney ha vinto il premio Oscar per la sua caratterizzazione dell’anaffettiva Lavona Harding, madre di Tonya spietata e meschina, insondabile nella sua durezza in cui è difficile ritracciare tracce di sentimento o moventi plausibili alla sua crudele indifferenza.
Tonya di Craig Gillespie sarà nelle sale italiane dal prossimo 29 marzo distribuito da Lucky Red.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Un talento precoce / Il triplo Axel / Nella squadra olimpica
  3. Racconto a più voci: Tonya Harding, Jeff Gillooly, Martin Maddox, Lavona Harling
  4. Sguardo in macchina / Complicazioni tecniche / L'inquietante Shawn
  5. Primi, timidi approcci / Il matrimonio / Allison Janney è la madre Lavona
  6. Margot Robbie è Tonya / Sebastian Stan è Jeff / Anonime minacce di morte

© 2017 Al Film Entertainment LLC

IN COPERTINA
La felicità di Tonya - meravigliosa Margot Robbie - dopo l'esecuzione trionfale del triplo Axel
© 2017 Al Film Entertainment LLC

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: I, Tonya
  • Regia: Craig Gillespie
  • Con: Margot Robbie, Sebastian Stan, Julianne Nicholson, Paul Walter Hauser, Bobby Cannavale, Allison Janney, Bojana Novakovic, McKenna Grace, Caitlin Carver, Maizie Smith, Suehyla El-Attar, Jason Davis, Mea Allen, Cory Chapman, Amy Fox, Cara Mantella, Joshua Mikel, Lynne Ashe, Steve Wedan, Brandon O’Dell, Davin Allen Grindstaff, Daniel Thomas May, Anthony Reynolds, Ricky Russert, Al Bianchi, Miles Mussenden, Annie Livingston, Jan Harrelson, Luray Cooper, Dan Triandiflou, Kelly O’Neal, Lisa Kaye Kinsler, Cecil Love, Alphie Hyorth, Sean Goulding, Bobby Browning, Little Man
  • Sceneggiatura: Steven Rogers
  • Fotografia: Nicolas Karakatsanis
  • Musica: Peter Nashel
  • Montaggio: Tatiana S. Riegel
  • Scenografia: Jude Healy
  • Costumi: Jennifer Johnson
  • Produzione: Bryan Unkeless, Steven Rogers, Margot Robbie e Tom Ackerley in coproduzione con Michael Sledd, Scott Morgan e Kim H. Winther per Al Film Entertainment con Clubhouse Pictures e Luckychap Entertainment
  • Genere: Commedia
  • Origine: USA, 2017
  • Durata: 119' minuti