“La Cina e l’Occidente hanno la loro estetica artistica. […] La pittura occidentale cerca di esprimere lo spazio, mentre la pittura di paesaggio tradizionale cinese cerca di catturare il passare del tempo per tenere traccia di qualcosa che è universale: l’eternità del tempo e l’infinito dello spazio.”
Gu Xiaogang
Selezionato come titolo di chiusura alla Semaine de la Critique del 72° Festival di Cannes 2019 adesso Tiepide acque di primavera, opera d’esordio del giovane cineasta Gu Xiaogang, sarà nelle sale italiane dal prossimo 22 dicembre distribuito da Movies Inspired.
Realizzato con abbondanza di campi lunghi in un ipnotico incedere lento della macchina da presa, il film fa largo uso di prolungati piani sequenza continui che gli conferiscono raffinata eleganza e, senza mai scadere in uno sterile virtuosismo, ben nascondono l’esigua entità delle risorse economiche a disposizione; una felice scelta espressiva dettata dalla volontà di rappresentare in forma cinematografica la tradizione pittorico paesaggistica cinese, dichiarata con palese evidenza dal lungo carrello che percorre gli oltre sei metri su cui si sviluppa Dimora sulle montagne Fuchun, il dipinto più famoso del pittore Huang Gongwang realizzato tra il 1348 e il 1350.
All’epoca il gesto con cui venivano aperti ed esposti i rotoli di carta su cui era impresso il paesaggio, era parte di un rito con una sua sacralità e si svolgeva con calcolata lentezza per offrire un po’ alla volta, allo sguardo dell’osservatore, la vastità dello spazio ritratto in relazione all’immutabile scorrere del tempo necessario a percorrere con gli occhi l’orizzonte. Una calma vicino alla meditazione nel fluire delle immagini, in cui spesso ascoltiamo il dialogo tra i personaggi senza poter individuare immediatamente i protagonisti della conversazione, rende la visione di Tiepide acque di primavera originale e sublime nel suo rallentare al ritmo stesso della vita, quella vera – a volte anche un po’ noiosa – fuori, al di qua dello schermo.
In questo paesaggio, vero protagonista del film, tra le strade in trasformazione della città di Fuyang e soprattutto le acque del fiume Fuchun, si muovono i componenti della famiglia Jiang nell’arco di un anno abbracciando tutte e quattro le stagioni a partire – nella sequenza iniziale – con la festa per il settantesimo compleanno dell’anziana madre, occasione per vedere riuniti tutti insieme i quattro figli della matriarca che compie gli anni, con le mogli dei due fratelli maggiori, nipoti e amici.
Attraverso le storie che scorrono sullo schermo si compone un ritratto della Cina contemporanea con la riqualificazione della città che impone massicce demolizioni, costringendo uno dei fratelli a vivere in barca sul fiume; tra una fuga dai debiti di gioco e la nascita di un amore, ostacolato da una madre caparbia, emergono contraddizioni generazionali, come l’uso moderno di non voler accudire l’anziano in difficoltà in aperto contrasto con omaggi e preghiere rivolti agli spiriti degli avi.
Tornando a Fuyang con l’idea di scrivere una storia sui ricordi d’infanzia quando i suoi genitori erano proprietari di un ristorante, spunto rimasto nei personaggi del fratello maggiore e di sua moglie, il regista Gu Xiaogang è stato colpito dalla velocità del cambiamento nella sua città natale, con ampie zone cittadine rivoluzionate per fare spazio alle infrastrutture dei Giochi Asiatici 2022 e ha iniziato a scrivere e girare, pur non avendo ancora finanziamenti, per documentare questo momento decisivo.
Come attori ha coinvolto parenti e amici protraendo la lavorazione per due anni, fatto che ha reso estremamente difficile trovare una produzione, ma che ha consentito riprese in tutte le stagioni. Emblematica la sequenza in cui la macchina da presa segue dal fiume un pescatore che cammina sulla riva fino a inquadrare nella stessa ripresa i grattacieli sullo sfondo, modo eloquente per il film di mettere in scena anche l’eterno conflitto, risolto in una scomoda convivenza, tra antico e moderno.
Tiepide acque di primavera di Gu Xiaogang è un’opera che vive di ritmi rallentati nel tentativo di esprimere la relazione tra tempo e spazio, nell’idea del suo autore rappresenta la prima parte di una trilogia ancora da scrivere che seguirà lo scorrere del fiume raccontando storie sulle sue rive che potrebbero coinvolgere anche i personaggi di questo primo capitolo, ma non necessariamente.