“Non solo è una storia incredibile in sé, ma tira fuori il meglio delle persone
e la moralità assoluta che definisce gli esseri umani.”
Elizabeth Chai Vasarhelyi

In un momento di fortissime tensioni internazionali è quanto mai necessario ricordare di cosa può essere capace l’essere umano quando, unendo forze di gente con diversa lingua e cultura, proveniente da ogni parte del mondo, riesce a mettere in campo solidarietà e determinazione per raggiungere un obiettivo comune. La storia raccontata nel documentario The rescue – in trappola negli abissi di Elizabeth Chai Vasarhelyi & Jimmy Chin, prodotto da National Geographic Documentary Films, è un esempio bellissimo di questo alto profilo morale.
Mae Sai, Thailandia, giugno 2018. La grotta di Tham Luang si estende per chilometri sotto la catena montuosa Doi Nang Non, i ragazzi del luogo sono abituati a vivere nella natura di questa zona rurale considerando le profondità della terra il loro parco giochi abituale.
Una sera i compagni della squadra di calcio locale, ragazzini tra gli undici e i sedici anni, insieme al loro giovane allenatore non hanno fatto ritorno a casa, il ritrovamento delle biciclette davanti all’ingresso della grotta è l’unico indizio disponibile e induce a pensare che possano essere scesi nel profondo rimanendo poi bloccati da un improvviso temporale, che ha trasformato i sentieri rocciosi sotterranei in un fiume e rendendo impossibile riconquistare la superficie.
Viene lanciato l’allarme, mobilitate autorità e forze della Marina Militare, ma essere esperti sommozzatori non è sufficiente quando i luoghi da esplorare sono spazi ridotti, avvolti nella più completa e profonda oscurità, in cui spesso capita di dover letteralmente strisciare tra le rocce per continuare il percorso. Così per un caso quasi fortuito vengono contattati privati cittadini appassionati di immersione nelle profondità della terra, esponenti di una disciplina poco conosciuta e considerata, che insieme all’esperienza nell’attività subacquea possono vantare competenze di speleologia. Veterani provenienti da Inghilterra, Belgio, Australia dotati di attrezzature spesso realizzate in modo rudimentale in autonomia per la mancanza sul mercato di articoli da speleosub, giungono sul posto pronti a mettere in gioco anche il proprio destino per ritrovare i tredici prigionieri degli abissi, individuarli e inventarsi letteralmente il modo di riportarli alla vita, mentre la stagione dei monsoni incombe rischiando di rendere impossibile ogni accesso a quelle profondità per almeno quattro mesi.

Appassionante e adrenalinico, ancora di più se non si ricorda l’esito di un fatto di cronaca che ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero, The rescue – in trappola negli abissi deve la sua forza a materiali originali, ben ottantasette ore di girato, reso disponibile dalla moglie cineasta di un ammiraglio tailandese che, unitamente a mappe dei luoghi sotterranei ricostruite digitalmente, utili ad avere presenti difficoltà e distanze, mantengono sempre alta la tensione.

Dalle interviste ai protagonisti della missione, realizzate via Zoom a causa della pandemia che ha paralizzato il pianeta, si delinea un profilo intimo di questi uomini fuori dal comune che amano immergersi per passione nell’oscurità; introversi, emarginati nell’infanzia, vivono quei momenti di solitudine totale a contatto solo con sé stessi come espressione di libertà, in un’attività che esige controllo delle emozioni e padronanza sulla paura come requisiti essenziali per la sopravvivenza.

L’estrema difficoltà di nuotare controcorrente nell’impetuoso fiume sotterraneo creato dalle piogge, il lungo ‘viaggio’ per tornare in superficie quantificato in almeno due ore e mezza, l’ossigeno in esaurimento nella grotta, sono alcuni degli ostacoli che hanno indotto la concezione di una soluzione folle per realizzare l’impossibile, davanti al fallimento dell’opera di ingegneria meccanica che pompando fuori ingenti quantità d’acqua ha ridotto il livello soltanto di qualche millimetro.

The rescue – in trappola negli abissi pone interrogativi di ordine etico e morale: fino a che punto è giusto mettere in pericolo la propria vita per salvarne altre? Davanti a condizioni disperate che non lasciano spazio alla speranza, questa storia racconta di coesione e solidarietà, inarrestabile forza e morale responsabilità, regalando all’umanità intera un esempio luminoso di fratellanza e di pace, dimostrando che l’unione di persone anche estremamente distanti tra loro può fare miracoli.

The rescue – in trappola negli abissi di Elizabeth Chai Vasarhelyi & Jimmy Chin, dopo essere stato premiato come miglior documentario al Toronto International Film Festival, sarà nelle sale italiane dal 16 al 18 maggio distribuito da Wanted Cinema e in streaming su Disney+.