Niente è più bello degli imprevisti nei film.
                                                                   Orson Welles
Gli imprevisti che accadono davanti alla macchina da presa in azione, ovviamente, sono quelli amati e desiderati dai grandi cineasti come l’autore di Quarto potere, perché portano una ventata di verità dando maggiore vitalità alla pagina scritta in sceneggiatura.
Per il suo ultimo film The other side of the wind, Orson Welles non aveva scritto un copione preliminare, ma avendo in mente un’idea molto precisa immaginava e modificava continuamente le cose in corso d’opera.
Le ricorrenti difficoltà finanziarie che ha incontrato sempre, dopo un luminoso esordio, per riuscire a portare a termine i suoi progetti lo hanno spinto ad affinare un genio creativo congenito; famoso è il caso di un dialogo nel suo Otello con campi e controcampi tra due personaggi, girati in luoghi diversi e a distanza di due anni, senza che il risultato ne abbia patito in alcun modo.
Così anche creando The other side of the wind il grande regista, con l’inseparabile operatore Gary Graver, ha girato per tre anni senza sapere chi avrebbe interpretato il protagonista, lasciandolo perciò a lungo fuori campo.

A fine anni Sessanta motivi finanziari mutarono l’atmosfera nell’industria cinematografica USA generando il rinnovamento definito in seguito ‘Nuova Hollywood’ e in quel contesto, era il 1970, Orson Welles dopo vent’anni vissuti in Europa iniziò la produzione di The other side of the wind pensandolo come il suo ritorno professionale negli Stati Uniti. Tutta una serie di indesiderati imprevisti fuori dal set, come la Rivoluzione Islamica in Iran1 ostacolarono la lavorazione e alla morte del suo autore il film rimase incompiuto.

Con quasi cento ore di girato a disposizione e una copia lavoro parziale montata dal regista stesso, seguendo la gran quantità di annotazioni che Orson Welles ha lasciato, il montatore Bob Murawski oggi ci consegna il miglior tentativo di completare la visione originale dell’autore e, dopo la presentazione fuori concorso alla 75ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, finalmente The other side of the wind è disponibile per il pubblico mondiale grazie alla piattaforma Netflix che dal 2 novembre scorso lo ha inserito nella sua offerta.

A oltre quarant’anni dall’inizio della sua genesi il film dimostra con sorprendente modernità l’infondatezza delle voci critiche che definirono ‘deludenti’ gli ultimi anni creativi di Orson Welles, il primo regista indipendente del cinema statunitense, che pagò a caro prezzo la libertà di muoversi al di fuori dei meccanismi del sistema. Seguendo un anziano regista all’apice del successo durante la festa per il settantesimo compleanno, The other side of the wind è essenzialmente un caustico lucido affilato ritratto di Hollywood.

L’amico e sodale John Huston è protagonista nel ruolo di Jake Hannaford, Peter Bogdanovich ne è il biografo Brooks Otterlake e Oja Kodar – compagna di Welles fino alla fine che con lui ne firma la scrittura – è l’attrice principale del film nel film; circondato dai membri della sua ‘tribù’ il cineasta ha girato in totale libertà, dando forma a un’opera che precorre il linguaggio del documentario moderno, concedendosi il vezzo di realizzare – dietro la maschera di Hannaford – colorate sequenze erotiche del tutto estranee al suo Cinema2.

Palesi gli elementi autobiografici nella figura centrale del regista e anche se Orson Welles ha sempre negato l’evidenza, detestava essere analizzato attraverso i suoi film, è inevitabile per ogni artista mettere sé stesso nella propria opera. Tra momenti di estrema ironia – il nome ‘Oscar’ per smascherare l’ipocrisia perbenista – e presenze prestigiose di veri cineasti come Dennis Hopper, Paul Mazursky e Claude Chabrol nel ruolo di sé stessi, The other side of the wind è una gemma preziosa, un’opera complessa e stratificata, l’8 e ½ di Orson Welles che in qualche modo ne rappresenta anche il testamento espressivo.

Per scoprire tutta la storia di questo travagliato progetto che ha raggiunto il pubblico dopo quasi mezzo secolo, nello stesso catalogo Netflix, è irrinunciabile il documentario Mi ameranno quando sarò morto di Morgan Neville, puntuale e coinvolgente nel restituire l’amara nostalgia di una stagione cinematografica tramontata per sempre.

Note

1 Il cognato di Mohammad Reza Pahlavi, lo Scià di Persia deposto dalla Rivoluzione Islamica nel 1979, era tra i produttori del film. Interrotto al montaggio, Orson Welles ha visto il suo lavoro sepolto per decenni in una cassetta di sicurezza a Parigi, senza possibilità di tornarne in possesso.

2 Orson Welles ha sempre dichiarato di ritenere le scene erotiche, ma più in generale le sequenze d’amore, troppo esplicite come il sintomo di una mancanza di fantasia da parte dei cineasti.

Didascalie immagini

  1. Locandina
  2. John Huston e Orson Welles, grandi Maestri del cinema, ma soprattutto Amici
  3. Peter Bogdanovich è l’adepto più vicino e fedele al grande cineasta
  4. L’ipocrisia di uno sguardo benpensante nasconde lussuria e desiderio repressi
  5. John Huston presta tutto il carisma di una statura artistica epica alla figura di Jake Hannahford, fortemente ispirata anche a Ernest Hemingway
  6. Oja Kodar e Robert Random erotici protagonisti con un occhio al cinema di Michelangelo Antonioni
  7. Il film di Jake Hannaford / Orson Welles e il suo fedele operatore Gary Graves

© 2018 Sacred Beasts Inc. / Netflix

IN COPERTINA
Oja Kodar, protagonista del film nel film The other side of the wind
© 2018 Sacred Beasts Inc. / Netflix

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: The other side of the wind
  • Regia: Orson Welles
  • Con: John Huston, Oja Kodar, Peter Bogdanovich, Susan Strasberg, Norman Foster, Bob Random, Lilli Palmer, Edmond O’Brien, Mercedes Mc Cambridge, Cameron Mitchell, Paul Stewart, Gregory Sierra, Tonio Selwart, Dan Tobin, John Carroll, Stafford Repp, Geoffrey Land, Henry Jaglom, Paul Mazursky, Dennis Hopper, Curtis Harrington, Claude Chabrol, George Jessel, Peter Jason, Joseph Mc Bride, Pat Mc Mahon, Cathy Lucas, Angelo Rossitto, Stepháne Audran
  • Sceneggiatura: Orson Welles, Oja Kodar
  • Fotografia: Gary Graver
  • Musica: Michel Legrand
  • Montaggio: Orson Welles, Bob Murawski
  • Produzione esecutiva: Peter Bogdanovich, Carla Rosen-Vacher, Olga Kagar, Jon Anderson, Beatrice Welles, Jens Koethner Kaul e Dominique Antoine con Elizabeth Federowicz
  • Produzione: Frank Marshall e Filip Jan Rymsza con Dean De Blois e Dax Phelan in associazione con Ruth Hasty, Len Kloosman, James Su e Alyssa Swanzey per Royal Road Entertainment in associazione con Les Films de l’Astrophore, S.A.C.I., JKK Productions e Americas Film Conservancy
  • Genere: Cinema
  • Origine: Francia / Iran / USA, 2018
  • Durata: 122′ minuti