La fotografa norvegese Lene Marie Fossen, appena trentenne ha attirato l’attenzione sul suo talento esponendo per la p
rima volta una selezione di scatti nell’edizione 2017 del Nordic Light International Festival of Photography di Kristiansund, la più prestigiosa manifestazione del settore in Norvegia.
La verità dei suoi ritratti, che lei definisce incontri di anime, è frutto di una confidenza con il soggetto scaturita da momenti di intima complicità che non si limitano al breve attimo della posa.
Nel documentario Selvportrett diretto da Katja Hogset con la collaborazione di Margreth Olin e Espen Wallin, seguiamo Lene Marie nel suo lavoro con i bambini siriani rifugiati sull’isola di Lesbo nell’estate 2015 – ‘Si deve osare incontrare i loro sguardi e non dimenticare‘ – o in casa dell’anziana Kalliopi sull’isola greca di Chios, una vecchia casa di oltre cento anni tipica del luogo a cui la signora che vi abita non ha mai apportato modifiche per il timore di perdere i suoi ricordi. Un sentimento, quello che ha indotto questa donna greca alla conservazione storica della sua abitazione, che si avvicina molto al movente ispiratore della giovane artista nordica nella scelta di esprimersi attraverso la fotografia: un desiderio intimo ossessivo di fermare il tempo che scorre via inafferrabile e l’aspirazione impossibile di rendere le cose immutabili, come congelate nell’eterna fissità di uno scatto.
Ansiosa, impaurita e ossessionata dall’intento di essere perfetta, la piccola Lene Marie fin dall’età di dieci anni si è ammalata di anoressia nervosa, il disturbo psichiatrico più pericoloso perché quello con il più alto tasso di mortalità nel mondo.
Vincendo la difficoltà di parlare della malattia, Lene Marie si espone nelle sue foto ritraendosi nuda nelle stanze abbandonate dell’ospedale per lebbrosi di Chios, costringendo il nostro sguardo a prendere atto di una patologia incomprensibile, per chi non ha la disgrazia di vederla da vicino, e perciò vittima del pregiudizio. Selvportrett è un film dolorosamente necessario, un vero e proprio autoritratto in cui l’artista disvela la sua anima per portare alla luce i meccanismi distruttivi di un disturbo letale.
La protagonista racconta la realtà di una nevrosi, nascosta per vergogna e sminuita dagli altri per paura, che essendo in fondo autoinflitta è percepita come capriccio amplificando la solitudine delle vittime. I ricoveri in pediatria a Lillehammer, ostaggio di un meccanismo di punizioni e ricompense che non ha scalfito la radice del male, la coercizione che è perdita di dignità umana, un dolore esposto così drammaticamente nelle sue foto per creare consapevolezza intorno al problema.
“Non c’è bellezza nel dolore. È l’espressione delle mie angosce, del tormento di tanti anni perduti” confessa Lene davanti alle immagini di sé che le sono quasi estranee, introducendo la riflessione sul ruolo dell’Arte. Per gli antichi greci la creatività artistica era associata al sentimento della malinconia ed è in fondo innegabile che le più grandi opere d’arte sono scaturite dal disagio esistenziale e dalla sofferenza perché: “è difficile dare alla vita lo spazio per diventare ciò che vuole essere”.
Assistere al dramma di questa ragazza chiusa di una prigione invisibile in cui è la sua malattia a farle da carceriere rende la visione di Selvportrett quasi insostenibile, vinti da un sentimento d’affetto spontaneo per quest’anima ferita, sublime e coraggiosa, in un ruolo d’impotenti testimoni che è lo stesso straziante dei genitori Torille e Geir. Il film ha vinto il Premio del Pubblico al 16° Biografilm Festival di Bologna appena concluso e speriamo possa trovare presto una distribuzione italiana.
I pensieri che Lene Marie condivide con lo spettatore parlano di solitudine – “Ho perso tutti gli amici e i parenti si sono arresi” – avvicinandoci alla comprensione di un fenomeno molto diffuso e raccontando un conflitto interiore invisibile, ma non per questo meno temibile: “È come essere divisa in due parti, una vuole guarire e l’altra si aggrappa alla malattia. Non importa quale scegli di seguire, per una delle due parti sarà sempre la scelta sbagliata”.
“Mi porto dentro tanta paura, rabbia e dispiacere. È come se avessi chiuso queste emozioni in una scatola dentro di me […] ma devono uscire perché possa stare di nuovo bene. Le mie fotografie sono la chiave, se esiste una chiave.” Selvportrett è l’autoritratto intimo che Lene Marie Fossen ha voluto condividere col mondo, il suo prezioso testamento spirituale.
Didascalie immagini
- Locandina originale
- I bambini siriani esuli sull’isola di Lesbo nell’estate 2015 e l’anziana Kalliopi nella sua casa di Chios
- Lene Marie espone il dramma dell’anoressia nella crudeltà del suo corpo
- Lene Marie bambina con la madre Torill / Madre e figlia al Nordic Light / L’immagine del dolore
- L’intensità, la bellezza, ma anche l’umorismo nell’opera di Lene Marie Fossen
- Un’anima sensibile, un occhio attento e uno straordinario talento artistico
- L’abbraccio di Morten Krogvold, il più famoso fotografo norvegese / nella stanza accanto / Gli autori di questo sublime documentario: Espen Wallin, Margreth Olin e Katja Høgset
© 2020 Speranza Film AS
IN COPERTINA
Un drammatico scatto di Lene Marie Fossen nel desolato lebbrosario di Chios [particolare]
© 2020 Speranza Film AS
SCHEDA FILM
- Titolo originale: Selvportrett
- Regia: Margreth Olin, Katja Høgset & Espen Wallin
- Con: Lene Marie Fossen, Torill Fossen, Geir Fossen, Morten Krogvold, Arvid Ensrudhagen, Susanne Sundfør, Ellen K. Willas, Anne Hvinden, Søster Magnhild, Søster Eva, Jan Broman, Peter Turnley, Nikoline Horn
- Soggetto: Espen Wallin
- Sceneggiatura: Margreth Olin con la consulenza di Espen Wallin e Katja Høgset
- Fotografia: Espen Wallin, Øystein Mamen, Lars Erlend Tubaas Øymo
- Musica: Susanne Sundfør
- Montaggio: Helge Billing NFK
- Produzione: Margreth Olin per Speranza Film AS con finanziamenti del Norwegian Film Institute e con BR | Arte, Dam Foundation, Rådet for psykisk helse, Fond for Lyd og Bilde, Fritt Ord, NRK, Norske Kvinners Sanitetsforening, Viken Filmsenter, Bergesenstiftelsen e SVT
- Genere: Documentario
- Origine: Norvegia, 2020
- Durata: 78′ minuti