Tish Rivers è una diciannovenne afroamericana di Harlem, New York, cresciuta fin da bambina con a fianco l’amichetto Alonso Hunt – per gli amici Fonny – solito trascorrere più tempo da lei che a casa propria, attratto da un’atmosfera più distesa di quella che respirava nella sua famiglia dove il fanatismo religioso della madre da sempre esaspera gli animi.
Perciò quando dall’innocenza dell’infanzia i bambini sono cresciuti e quella stretta amicizia si è trasformata in un amore altrettanto puro, tutti in casa Rivers hanno gioito per la nascita di una relazione sentimentale che di fatto assicura a Fonny una legittima permanenza tra loro.
Con un posto tutto suo a disposizione giù al Village, in fondo a Manhattan, la giovane coppia ha deciso di pensare seriamente al matrimonio, ma il progetto subisce una brusca battuta d’arresto perché Fonny è stato fermato dalla polizia e incarcerato con un’accusa infamante.
Oggi Tish sta andando a fargli visita in prigione per annunciargli che una nuova vita cresce dentro di lei, vuole dare la notizia al suo uomo per primo, sapendo che la felicità inattesa per questa buona novella può dargli la forza per resistere; a ventidue anni Fonny è forte, ma la brutalità del carcere e la violenza razzista a cui è esposto rischiano di spezzarlo.
Mentre la ragazza s’impegna ad andare avanti in un precario equilibrio tra speranza e disperazione, con l’aiuto dei genitori Sharon e Joseph, la complicità di Frank il padre di Fonny e l’aiuto della sorella Ernestine che ha ingaggiato un avvocato, deve portare avanti la battaglia senza cedimenti per riportare al suo amore la libertà.

Dopo il successo di Moonlight – Oscar al Miglior film 2017 – il regista Barry Jenkins adatta per lo schermo con estrema fedeltà il romanzo di James Baldwin Se la strada potesse parlare, operando tagli che hanno ridotto lo spazio degli altri personaggi per amplificare la figura centrale di Tish, unica voce narrante al femminile nell’intera opera narrativa dello scrittore newyorkese. Nonostante l’aderenza al testo, con ampio ricorso alla voce interiore di Tish che intrecciando presente e memorie passate struttura il flusso narrativo, il linguaggio del film è totalmente cinematografico senza scadere mai in una letteratura filmata.

Con uno stile che per stessa ammissione del cineasta dà importanza rilevante alla parte sonora non meno che a quella visiva, con i personaggi che sovente si rivolgono frontalmente alla macchina da presa senza che questo pregiudichi l’aderenza del nostro sguardo al racconto, Se la strada potesse parlare rappresenta la tenerezza di un Amore puro come quello tra Tish e Fonny in modo sinceramente commovente. Complice del risultato la struggente partitura originale firmata da Nicholas Britell, candidata all’Oscar, che nella breve sequenza di apertura ci introduce subito all’universo interiore dei due giovani innamorati.

L’unica libertà che si prende la sceneggiatura firmata dallo stesso Barry Jenkins – per la quale è candidato all’Oscar per il miglior adattamento – è quella di modificare parzialmente il finale omettendo una nota drammatica del libro e aggiungendo un dettaglio determinante, che riduce la tragedia senza smussare l’amarezza di una storia che non può aspirare a un lieto fine senza ombre. Così la trasposizione sullo schermo resta comunque fedele allo spirito dell’opera originale di James Baldwin, sfoggiando la stessa brutale sincerità dello scrittore nel disegnare la condizione degli afroamericani in USA.

L’attualità politica e la potenza ancora intatta del testo – e per estensione del film di Jenkins – sta anche nel denunciare situazioni che in forme diverse hanno di fatto perpetuato la segregazione razziale fino ad oggi; un sistema giudiziario basato sul pagamento della cauzione agevola i più facoltosi indipendentemente dalle loro azioni e impone all’imputato di dimostrare la propria innocenza, anziché esigere che sia la Legge a provarne la colpevolezza. Il documentario XIII emendamento di Ava Du Vernay è illuminante nel mettere in prospettiva tutta una serie di leggi varate a questo scopo.

Se la strada potesse parlare è stato scritto tra il 1968 e il 1972 e risente della disillusione che a seguito di omicidi illustri – Malcolm X, Martin Luther King, Robert Kennedy, Fred Hampton – si è prodotta nell’animo dell’autore, comunque orientato alla non-violenza. Il film è ambientato in quello stesso momento storico e ne evoca l’atmosfera con un eccezionale lavoro cromatico. Ottimi gli apporti di tutto il cast che vede l’esordiente Kiki Layne nel ruolo centrale di Tish, il canadese Stephan James in quello di Fonny e Regina King che nei panni di Sharon, la madre di Tish, ha già vinto un Golden Globe ed è candidata all’Oscar.

Se la strada potesse parlare è un’opera che coniuga vicenda privata e valenze politico sociali ancora tristemente attuali, la partecipazione a questa tenera storia d’amore muove il pensiero alla consapevolezza che certi problemi di discriminazione sono ancora lontani da una soluzione.
Da non perdere.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Tish e Fonny: dall’innocenza dell’infanzia alla purezza dell’amore
  3. Kiki Layne e Stephan James sono Tish e Fonny
  4. La complicità della famiglia Rivers / Il doloroso fanatismo della madre di Fonny / L’amicizia di Daniel
  5. Barry Jenkins con i suoi attori sul set
  6. La preoccupazione di Tish / Segni di violenza su Fonny / Il pericoloso agente Bell
  7. Regina King è Sharon, La madre di Tish / Emily Rios è Victoria Rogers

© 2018 Annapurna Pictures / Plan B Entertainment / Pastel Productions

IN COPERTINA
Gli innamorati Tish e Fonny
© 2018 Annapurna Pictures / Plan B Entertainment / Pastel Productions

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: If Beale Street could talk
  • Regia: Barry Jenkins
  • Con: Kiki Layne, Stephan James, Regina King, Teyonah Parris, Colman Domingo, Pedro Pascal, Ethan Barrett, Milanni Mines, Ebony Obsidian, Dominique Thorne, Michael Beach, Aunjanue Ellis, Diego Luna, Finn Wittrock, Ed Skrein, Emily Rios, Pedro Pascal, Brian Tyree Henry, Bobby Conte Thornton, Marcia Jean Kurtz, Dave Franco, Ethan Barrett, Milanni Mines, Charles Turner, Carla de la Haz, Kaden Byrd
  • Soggetto: James Baldwin dal suo romanzo omonimo
  • Sceneggiatura: Barry Jenkins
  • Fotografia: James Laxton
  • Musica: Nicholas Bretell
  • Montaggio: Joi Mcmillon, Ace e Nat Sanders
  • Scenografie: Mark Friedberg
  • Costumi: Caroline Eselin-Schaefer
  • Produzione: Adele Romanski, Sara Murphy, Barry Jenkins, Dede Gardner e Jeremy Kleiner per Annapurna Pictures, Plan B Entertainment e Pastel Productions
  • Genere: Drammatico
  • Origine: USA, 2018
  • Durata: 119′ minuti