Con la locuzione ‘sindrome di Stoccolma’ coniata dal criminologo Nils Bejerot è universalmente definito un particolare meccanismo psicologico per cui una vittima inizia a nutrire attaccamento per il proprio carnefice, un sentimento che in taluni casi si è arrivati a chiamare amore e che induce una sottomissione consapevole che può sfociare in complicità criminale.
Lontano dall’essere inserita in una specifica classificazione psichiatrica, tale dipendenza psicologica si manifesta in situazioni eccezionali di convivenza forzata a seguito di eventi coercitivi, come la rapina avvenuta il 23 agosto 1973 alla Sveriges Kreditbanken di Stoccolma, da cui è nata questa dizione che tanto successo ha trovato in campo giornalistico e letterario. Un rapinatore armato, insieme a un complice fatto portare appositamente fuori dal carcere, tenne in ostaggio quattro persone per sei giorni; l’articolo The bank drama pubblicato sulle pagine del New Yorker il 25 novembre 1974 a firma del giornalista Daniel Lang, ha catturato l’attenzione del cineasta canadese Robert Budreau che si è recato in Svezia a studiare archivi e verbali relativi alla rapina, avendo accesso a una gran quantità di materiale fotografico e documentale nel museo della polizia della capitale svedese, per scrivere il copione originale del suo terzo lungometraggio Rapina a Stoccolma, il primo a raggiungere gli schermi italiani, distribuito dal prossimo 20 giugno da M2 Pictures.

L’istituto bancario sotto attacco fu teatro di situazioni surreali, il rapinatore descritto come un bruto dal cuore tenero si rese protagonista di azioni talmente assurde che se non fossero documentate si potrebbero pensare frutto di fantasia: armato di una radiolina si mise a cantare canzoni trasmesse via etere e le fece cantare alla polizia, riuscì a parlare direttamente al telefono con il Primo Ministro a capo del governo e per la fuga pretese una Ford Mustang come quella di Steve Mc Queen nel film Bullitt.

Con questi presupposti è stato naturale adottare per Rapina a Stoccolma un tono da commedia, che si integra col dramma psicologico in un’oscillazione continua tra riflessione e divertimento, in uno studio dei personaggi che è fulcro centrale del film. Ethan Hawke dopo essere stato Chet Baker nell’inedito Born to be blue torna a essere diretto da Robert Budreau e nel ruolo protagonista del rapinatore Lars Nystrom dà un’interpretazione sempre in equilibrio tra minaccia e tenerezza.

Noomi Rapace, l’attrice svedese giunta alla fama internazionale col personaggio iconico di Lisbeth Salander, nei panni dell’ostaggio Bianca Lind incarna una figura per lei inedita, distante dalle donne dure e determinate dei suoi ruoli precedenti. Moglie e madre con una vita inquadrata nelle convenzioni, Bianca è timida, ma temeraria nel cercare l’approvazione del suo carceriere e, dopo la prigionia, non sarà più capace di guardare il mondo con lo stesso sguardo.

Gli apporti tecnici del direttore della fotografia Brendan Steacy, dello scenografo Aidan Leroux e della costumista Lea Carlson sono coordinati per ricreare l’atmosfera e i colori degli anni ’70, con accenni alla guerra del Vietnam e alla paranoia che generava sfiducia verso la polizia, già allora usata per schiacciare ogni contestazione; anche all’interno della banca le forze dell’ordine sono temute come il nemico, forze violente conservatrici pronte a sedare ogni istanza di libertà.

L’ingenuità di Lars, che agisce d’istinto senza piani prestabiliti in contrasto con la rigidità della polizia, conquista simpatie rendendo comprensibile la complicità degli ostaggi e, incarnando la protesta contro il potere costituito, traccia un parallelo con la contemporaneità.
Rapina a Stoccolma è una commedia brillante che induce riflessioni intelligenti, niente affatto scontate.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Stoccolma, rapinatori e ostaggi assediati dalle forze dell’ordine nella Sveriges Kreditbanken
  3. Rapinatore e poliziotto cantano Bob Dylan nella ricetrasmittente / Contrattazione / La Ford Mustang di Bullitt
  4. Ethan Hawke è Lars Nystrom
  5. Noomi Rapace è Bianca Lind
  6. Complicità e confusione di sentimenti

© 2018 Darius Films / Chimney

IN COPERTINA
Ethan Hawke e Noomi Rapace sono Lars e il suo ostaggio Bianca
© 2018 Darius Films / Chimney

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Stockholm
  • Regia: Robert Budreau
  • Con: Ethan Hawke, Noomi Rapace, Mark Strong, Christopher Heyerdahl, Mark Rendall, Bea Santos, Ian Matthews, Thornbjörn Harr, John Ralston, Shanti Roney, Christopher Wagelin, Gustaf Hammarsten, Vladimir Jon Cubrt, Nonnie Griffin, Anders Yates, Linzee Barclay, Michael Rinaldi, Nick Stojanovic, Shay Santaiti, Nora Prinzen-Klages, Lars Classington, Scott Mc Crickard, Jonelle Gunderson, David Christo, Jessica Sherman, Clive Walton, John Jarvis, Daniel Falk, Hanneke Talbot
  • Sceneggiatura: Robert Budreau
  • Fotografia: Brendan Steacy
  • Musica: Steve London
  • Montaggio: Richard Comeau
  • Scenografia: Aidan Leroux
  • Costumi: Lea Carlson
  • Produzione: Nicholas Tabarrok, Robert Budreau, Jonathan Bronfman e Fredrik Zander in coproduzione con Paul Barkin, Marek Posival e Noomi Rapace per Darius Films in associazione con Lumanity, Chimney e JoBro Productions con Productivity Media, Blumhouse Productions e Sierra / Affinity con la partecipazione di Telefilm Canada, The Ontario Media Development Corporation, Filmregion Stockholm-Mälardalen / Film Capital Stockholm e The Harold Greenberg Fund
  • Genere: Commedia
  • Origine: Canada / USA, 2018
  • Durata: 92′ minuti