Festival di Cannes 1994: sul palco della cerimonia di chiusura Kathleen Turner, con Jeanne Moreau a fare da traduttrice d’eccezione, consegna la Palma d’Oro assegnata dalla giuria presieduta da Clint Eastwood a Pulp Fiction di Quentin Tarantino, cineasta venuto praticamente dal nulla che ha all’attivo solo il film d’esordio Le iene e due sceneggiature, di cui una disconosciuta; fece rimuovere il suo nome dal copione nei crediti di Assassini nati di Oliver Stone, figurando poi solo come autore del soggetto, per le ampie modifiche apportate al suo lavoro dal regista di Platoon.
Un verdetto accolto da contestazioni immediatamente liquidate con gesti eloquenti del vincitore, che però danno l’idea di un film estremamente divisivo capace di accendere forti critiche, ma anche grandi entusiasmi, come accade sempre davanti a opere di rottura che hanno il coraggio di andare a mettere in discussione schemi canonici consolidati.
Oggi dopo venticinque anni è evidente la portata dirompente di estrema innovazione che Pulp Fiction ha rappresentato per il linguaggio cinematografico in tutto il mondo, diventando non solo un oggetto di culto per cinefili, ma anche fonte di un’iconografia mitica che travalica il film stesso e si nutre di sequenze entrate nella leggenda, come il twist di Mia Wallace e Vincent Vega nella gara di ballo al Jack Rabbit Slim’s.

La sceneggiatura scritta da Quentin Tarantino, da un soggetto originale firmato con l’amico Roger Avary, parte dall’idea di mettere in scena situazioni già viste mille volte – un tizio deve portare a cena la moglie del capo senza toccarla, un pugile che ha venduto l’incontro tradisce i patti e si dà alla fuga, un sicario sopravvissuto a una sparatoria decide di cambiare vita – ma immerse in ambienti quotidiani verosimili che si sviluppano poi in maniera imprevedibile.

I dialoghi fluviali con digressioni su argomenti minimi che simulano una banalità quotidiana, ricchi di tagliente ironia e riferimenti alla cultura pop, sono diventati un po’ marchio di fabbrica di Quentin Tarantino e sono utili ad avvicinare i personaggi come figure comuni, senza particolari qualità, sotto il ruolo molto meno comune assegnato loro dal genere, tra assassini e rapinatori. Tanti i momenti indimenticabili, come il monologo su un orologio che fa letteralmente a brandelli la retorica patriottica americana.

Vera innovazione che ha aperto orizzonti inesplorati alla narrazione cinematografica è la struttura apparentemente ciclica della storia, che inizia nello stesso punto in cui finisce; in realtà si tratta di tre storie connesse l’una all’altra, sezionate e innestate tra loro sovvertendo ogni continuità temporale nello scorrere degli eventi, in cui Tarantino è disposto a sacrificare tutto all’effetto sorpresa, persino i personaggi più amati che sono poi anche quelli per cui proviamo maggior empatia.

Accusato all’esordio di eccessiva violenza Pulp Fiction in realtà la lascia quasi sempre fuori campo oltre il bordo dell’inquadratura, è un elemento connaturato alle azioni, ma sempre privo di compiacimento o esaltazione. Fra trasparenti posti a simulare il movimento di auto nella notte tanto cari a Alfred Hitchcock, raffinati movimenti circolari e lenti bifocali degni del miglior Brian De Palma, il capolavoro di Quentin Tarantino è un classico fin dall’origine e trasuda Cinema a ogni fotogramma.

John Travolta, uno straordinario Vincent Vega da Oscar – cui fu preferito il più convenzionale Forrest Gump di Tom Hanks – vide rilanciata una carriera un po’ in stallo con quella che resta una delle sue interpretazioni migliori in assoluto. Eccezionali anche tutti gli altri membri del cast che vanta nomi di prima grandezza anche in piccoli ruoli, attratti dalla scrittura di Quentin Tarantino capace di dare vita a personaggi veri con i suoi dialoghi memorabili.

Uma Thurman nel ruolo di Mia e Samuel Jackson in quello di Jules ottennero entrambi la candidatura all’Oscar come non protagonisti, Bruce Willis nei panni di Butch non è mai stato così convincente nel disegnare il ritratto di un duro dal cuore tenero con la sua donna bambina Fabienne, la portoghese Maria de Medeiros; e poi gli indimenticabili Harvey Keitel, Christopher Walken, Eric Stoltz, Rosanna Arquette e la coppia di sbandati innamorati protagonisti dell’incipit Tim Roth e Amanda Plummer.

Pulp Fiction è un’opera immortale che non invecchierà mai, a Quentin Tarantino va riconosciuta l’onestà di aver sempre fatto film seguendo solo il suo gusto personale – a volte discutibile – in totale libertà e adesso, l’ammissione al concorso della settimana prossima a Cannes, aumenta le aspettative per il suo C’era una volta a… Hollywood.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Il famoso twist di Mia Wallece e Vincent Vega al Jack Rabbit Slim’s
  3. Vincent Vega, Butch Coolidge e Jules Winnfield: i tre pilastri narrativi del film
  4. Christopher Walken demolisce la retorica patriottica col monologo dell’orologio / Quentin Tarantino si ritaglia il piccolo ruolo di Jimmie / Harvey Keitel è il risolutore mister Wolf
  5. Bruce Willis è Butch / Uma Thurman è l’annoiata Mia Wallace / Eric Stoltz, sulla destra a fianco di John Travolta, è Lance
  6. I trasparenti del più classico cinema hollywoodiano / Ving Rhames è il boss Marsellus Wallace / La macchina da presa nel bagagliaio dell’auto, un tratto distintivo ampiamente imitato dello stile di Quentin Tarantino
  7. Primo incontro tra Butch e Vincent / La tensione di una situazione disperata / Rosanna Arquette è Jody
  8. Amanda Plummer e Tim Roth sono Coniglietta e Zucchino, la coppia di sbandati che apre il film

© 1994 Miramax Films

IN COPERTINA
John Travolta e Samuel L. Jackson sono i sicari Vincent Vega e Jules Winnfield
© 1994 Miramax Films

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Pulp Fiction
  • Regia: Quentin Tarantino
  • Con: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Harvey Keitel, Tim Roth, Amanda Plummer, Maria de Medeiros, Ving Rhames, Eric Stoltz, Rosanna Arquette, Christopher Walken, Bruce Willis, Paul Calderon, Bronagh Gallagher, Peter Greene, Stephen Hibbert, Angela Jones, Phil LaMarr, Robert Ruth, Julia Sweeney, Quentin Tarantino, Frank Whaley, Duane Withaker, Laura Lovelace, Burr Steers, Jerome Patrick Hoban, Michael Gilden, Gary Shorelle, Susan Griffiths, Eric Clark, Josef Pilato, Brad Parker, Steve Buscemi, Lorelei Leslie, Emil Sitka, Brenda Hillhouse, Chandler Lindauer, Sy Sher, Rich Turner, Don Blakely, Carl Allen, Karen Maruyama, Kathy Griffin, Venessia Valentino, Linda Kaye, Alexis Arquette, Lawrence Bender
  • Soggetto: Quentin Tarantino, Roger Avery
  • Sceneggiatura: Quentin Tarantino
  • Fotografia: Andrzej Sekula
  • Montaggio: Sally Menke
  • Scenografia: David Wasco
  • Costumi: Betsy Heimann
  • Produzione: Lawrence Bender per A Band Apart, Jersey Films e Miramax Films
  • Genere: Iconoclasta
  • Origine: USA, 1994
  • Durata: 148′ minuti