Volevo girare un musical e le drag queen sono musical viventi.
                                                            Stephan Elliott

Priscilla è un pullman color lavanda che da venticinque anni porta a spasso il suo carico di caustica irriverenza, patrimonio di due drag queen e un transessuale che attraversando il deserto australiano hanno portato ovunque, in alto come un vessillo, il valore della libertà di essere se stessi oltre ogni convenzione.
Un sentimento che va oltre la tolleranza, ritenuta in genere atteggiamento positivo, ma in verità lontano da una reale accettazione dell’altro, perché porta insito in sé l’atteggiamento negativo di chi deve tollerare – appunto – senza necessariamente conoscere o comprendere, qualcosa di estraneo che gli è imposto.
Priscilla, la regina del deserto di Stephan Elliott fece il suo esordio nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 1994 ottenendo subito un successo unanime e incontrastato, a conferma del suo valore universale, che va al di là dei ristretti confini del cinema queer a cui di fatto non appartiene.
Il film del giovane regista australiano, allora alla seconda esperienza dietro la macchina da presa dopo l’esordio con Scherzi maligni, è diventato oggetto di culto dando vita al musical omonimo, in cartellone in tutto il mondo da oltre dieci anni, capace di perpetuarne fama e successo anche presso le nuove generazioni.

Protagonisti tre attori etero chiamati a interpretare, senza parodie, certe piccole mosse tipiche di ragazzi abituati a vivere liberamente e senza complessi anche il lato femminile della loro personalità. L’inglese Terence Stamp, dopo aver lavorato con cineasti del calibro di Joseph Losey, Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, era a un punto della carriera in cui lo imprigionavano in ruoli da cattivo e stava per ritirarsi, quando decise di accettare il rischio di interpretare il transessuale Bernadette.

Già famosi in Australia, gli altri due a bordo di Priscilla furono catapultati alla ribalta mondiale da un successo imprevisto. Hugo Weaving, nel ruolo di Anthony ‘Tick’ Belrose in arte Mitzi, è entrato poi nell’immaginario collettivo, in ruoli diventati iconici, in saghe come Matrix e Il signore degli Anelli.
Guy Pierce, al secondo ruolo per il cinema dopo una lunga gavetta televisiva che gli ha dato enorme notorietà in patria, è il turbolento Adam in arte Felicia Jollygoodfellow, sempre dedito alle provocazioni.

La sceneggiatura originale di Priscilla, la regina del deserto è stata scritta dal regista Stephan Elliott in soli dodici giorni, trasportando su carta un ambiente di Sidney ancora poco conosciuto e inserendo vere battute affilate, diventate leggenda, e insulti personalmente ricevuti. Oltre la comica irriverenza, momenti come il dialogo tra Adam e il piccolo Benjamin, in cui l’assenza totale di pregiudizi del bambino disarma le provocazioni dell’altro, riescono a raccontare molto più di ciò che viene detto.

Nella difficoltà di trovare lontano da Oxford Street un pubblico capace di apprezzare lo spettacolo di Mitzi e delle sue compagne – i muri di un ghetto sociale pongono limiti ad andare oltre, ma offrono anche protezione – emerge l’incapacità di assuefarsi agli insulti, la fragilità di personaggi che hanno dovuto imparare a costruire una maschera di ostentata sicurezza da indossare nella vita, prima ancora di quella brillante di trucco, lustrini e paillettes da esibire sul palco.

Le riprese di Priscilla hanno implicato davvero un viaggio, scomodo e rischioso, attraverso l’Australia e l’esigua entità del budget a disposizione ha scatenato la creatività degli esordienti Lizzy Gardiner e Tim Chappel ai costumi. Coloratissimi, gli abiti risaltano sulla sabbia del deserto, realizzati con materiali di fortuna – dalle cannucce per bibite alle tende da doccia – tenuti insieme da spago e nastro adesivo, tanto che a fine ciak erano spesso a brandelli, ma hanno conquistato un meritatissimo Oscar.

Nella colonna sonora del film successi memorabili di musica pop – da Go west dei Village People a I will survive di Gloria Gaynor, fino all’omaggio conclusivo agli imprescindibili Abba – e brani di musica lirica come l’aria di Violetta da La traviata di Giuseppe Verdi, nella sequenza diventata immagine simbolo di Priscilla, la regina del deserto con un Adam/Felicia d’argento sul tetto del pullman; è iniziata da qui la riscoperta delle canzoni degli Abba che ha poi generato lo spettacolo musicale Mamma mia!

Dopo Priscilla, la regina del deserto il regista Stephan Elliott non ha più conosciuto successi di tale portata, ma ancora oggi riceve lettere di genitori che lo ringraziano perché il suo film ha permesso loro di comprendere le scelte dei propri figli e questo è un risultato sorprendente, davvero inestimabile.

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. Priscilla in viaggio / Bernadette, Tick e Adam / Paillettes nel deserto
  3. Terence Stamp è una straordinaria Bernadette
  4. Hugo Weaving è Anthony ‘Tick’ Belrose in arte Mitzi
  5. Guy Pierce è il dispettoso Adam, amorevole col piccolo Benjamin
  6. Bernadette e Bob, Bill Hunter / Un incredibile shock / Il cameo del regista Stephan Elliott
  7. Gli strabilianti costumi da Oscar di Lizzy Gardiner e Tim Chappel
  8. Felicia d’argento sulle note di Verdi / L’immagine simbolo del film / La scarpa gigante icona dello spettacolo musicale

© 1994 Australian Film Finance Corporation Limited / Polygram Filmproduktion Gmbh / Latent Image Productions Pty Ltd / New South Wales Film and Television Office

IN COPERTINA
Mitzi, Bernadette e Felicia con piume e paillettes in cima al Kings Canyon
© 1994 Australian Film Finance Corporation Limited / Polygram Filmproduktion Gmbh / Latent Image Productions Pty Ltd / New South Wales Film and Television Office

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: The adventures of Priscilla, queen of the desert
  • Regia: Stephan Elliott
  • Con: Terence Stamp, Hugo Weaving, Guy Pierce, Bill Hunter, Julia Cortez, Rebel Penfold-Russell, John Casey, June Marie Bennett, Murray Davies, Frank Cornelius, Bob Boyce, Leighton Picken, Maria Kmet, Joseph Kmet, Alan Dargin, Daniel Kellie, Hannah Corbett, Trevor Barrie, Ken Radley, Sarah Chadwick, Mark Holmes
  • Sceneggiatura: Stephan Elliott
  • Fotografia: Brian J. Breheny
  • Musica: Guy Gross
  • Montaggio: Sue Blainey
  • Scenografia: Owen Paterson
  • Costumi: Lizzy Gardiner, Tim Chappel
  • Produzione: Al Clark e Michael Hamlyn per Latent Image e Specific Films con Polygram Filmed Entertainment in associazione con Australian Film Finance Corporation
  • Genere: Musicale
  • Origine: Australia, 1994
  • Durata: 102′ minuti