Il parigino François Ozon torna a confrontarsi con l’opera di Rainer Werner Fassbinder, vent’anni dopo aver portato sullo schermo il suo inedito Gocce d’acqua su pietre roventi, e lo fa con un felice adattamento da Le lacrime amare di Petra von Kant – nato come testo teatrale, approdato poi a una versione cinematografica nel 1972, tra i titoli più intensi dell’intera produzione del cineasta bavarese – che in realtà è molto più di un semplice rifacimento.
Una certa vena emotiva autobiografica attraversa tutta l’intera galleria di melodrammi che ci ha lasciato Fassbinder, per sua stessa ammissione ha sempre inseguito “con tanta disperata ostinazione quell’utopia probabilmente infantile e impudente che si chiama amore”. Naturale quindi, ma geniale allo stesso tempo, che Ozon nel traslare la figura protagonista dal femminile Petra al maschile Peter porti in primo piano elementi biografici del Maestro tedesco innestandoli nel testo in modo sublime, realizzando un omaggio all’autore di Querelle come creatore di forme cinematografiche, ma anche all’uomo nella sua dimensione privata, di fatto inscindibile dalla sua opera stessa.
Ecco allora che la stilista del testo originale è sostituita dal regista cinematografico dando vita a mutamenti esaltanti, come il dialogo tra Petra e Karin trasformato in provino cinematografico a cui Peter sottopone Emir, cogliendo l’occasione di mettere in scena certi meccanismi tipici della settima arte. L’innamoramento del regista per il soggetto davanti alla sua macchina da presa che inevitabilmente diventa oggetto del desiderio, per lui prima di tutti e poi per il pubblico che, attraverso il suo sguardo, è sempre pronto a farsi emozionare/manipolare.

Con sintesi e diversi ritmi contemporanei, che si traducono in mezz’ora di meno nella durata di Peter von Kant rispetto a Le lacrime amare di Petra von Kant, il film di Ozon mette in scena senza omissioni temi e dinamiche dell’originale di cui è perno centrale la figura di Marlene – non a caso Fassbinder le dedica l’intero film – muto factotum onnipresente come un’ombra, sostituita qui dal Karl interpretato con straordinaria intensità da Stefan Crepon, al suo primo ruolo di rilievo.

L’amore come strumento di dominio e prevaricazione, autopsia analitica di rapporti squilibrati dal potere arrogante dell’oggetto desiderato sul desiderante, sottomesso suo malgrado, ma anche nella totale subalternità della dinamica servo/padrone in cui qualcuno trova motivo di esistere; sono i temi centrali di un ritratto sconsolatamente sincero in cui Denis Ménochet – ammirato di recente in As bestas di Rodrigo Sorogoyen – è perfetto Fassbinder nel ruolo alter ego di Peter.

Iconiche presenze animano il film: Isabelle Adjani è Sidonie e canta in francese il brano Each man kills the thing he loves [Ogni uomo uccide ciò che ama] reso celebre da Querelle de Brest, con testo tratto da Oscar Wilde; Hanna Schygulla è la madre di Peter, complice di Rainer Werner fin dagli esordi nell’originale era Karin, sostituita nel film di Ozon dal personaggio di Emir – Khalil Gharbia – che non a caso ha il cognome dell’attore protagonista de La paura mangia l’anima.

Apologo straordinario che invita a discernere tra amore e possesso, Peter von Kant di François Ozon perpetua la modernità di Rainer Werner Fassbinder con un’opera che vive di rimandi, tra Correggio e l’iconografia erotica del martirio di San Sebastiano; dopo essere stato film d’apertura alla 72ª Berlinale, adesso è finalmente disponibile nelle sale italiane distribuito da Academy 2.

Dettagli

Didascalie immagini

  1. Locandina italiana
  2. L’innamoramento per l’oggetto del desiderio espresso attraverso il mezzo cinematografico
  3. Stefan Crepon è l’onnipresente factotum Karl
  4. Uno straordinario, versatile, Denis Ménochet è Peter von Kant, alter ego cinematografico di Rainer Werner Fassbinder
  5. Isabelle Adjani è Sidonie / Hanna Schygulla è la madre del regista / Khalil Gharbia il giovane Emir
    © 2022 FOZ / France 2 Cinéma / Playtime Production

IN COPERTINA

Denis Ménochet è il cineasta che brucia d’amore, Peter von Kant
© 2022 FOZ / France 2 Cinéma / Playtime Production

SCHEDA FILM

  • Titolo originale: Peter von Kant
  • Regia: François Ozon
  • Con: Denis Ménochet, Isabelle Adjani, Khalil Gharbia, Hanna Schygulla, Stefan Crepon, Aminthe Audiard
  • Soggetto: Rainer Werner Fassbinder liberamente adattato da Le lacrime amare di Petra von Kant
  • Sceneggiatura: François Ozon
  • Fotografia: Manu Dacosse
  • Musica: Clément Ducol
  • Montaggio: Laure Gardette
  • Scenografia: Katia Wyszkop
  • Costumi: Pascaline Chavanne
  • Produzione: François Ozon in coproduzione con Genevieve Lemal per FOZ in coproduzione con France 2 Cinéma, Playtime e Scope Picture con la partecipazione di Canal+, Ciné+ e France Télévisions in associazione con Cofinova 17, Indéfilms 10, La Banque Postale Image 14, Palatine Étoile 18, Cinéaxe 3 e Cinémage 16 con il sostegno del Centre National du Cinéma et de l’Image Animée
  • Genere: Melodramma
  • Origine: Francia / Belgio, 2022
  • Durata: 85′ minuti